Veneto, si riscalda la campagna elettorale che vede Zaia in testa nei sondaggi

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Ass. Roberto Ciambetti
Ass. Roberto CiambettiFortemente distaccata la Moretti. Tosi insignificante attorno al 10%. La sinistra attacca, sbagliando, la maggioranza sulla riforma delle province

Mentre i sondaggi elettorali danno il governatore uscente Luca Zaia ampiamente favorito nella corsa per la riconquista di Palazzo Balbi (le quotazioni variano tra il 42 e il 45%), con il 53% dei Veneti che esprime apprezzamento per l’operato dell’amministrazione regionae e il 63% che giudica positivamente l’operato di Zaia nell’ultimo quinquennio, con la progressista Alessandra Moretti ampiamente distaccata attorno al 30% dei consensi, il pentastellato Jacopo Berti viaggia attorno al 15%, mentre a fondo classifica si situa Flavio Tosi, la cui candidatura è stimata attorno al 10%.

I numeri scatenano la compagni di sinistra all’attacco di Zaia, come ha fatto il sottosegretario di Stato trentin-bellunese Gianclaudio Bressa che ha criticato l’operato della Regione nei confronti della riforma delle province. Una posizione che, secondo l’assessore regionale al bilancio e agli enti locali del Veneto Roberto Ciambetti, «viene smentita dalla stessa Corte dei Conti con la sua deliberazione n. 17 del 30 aprile scorso resa nota il 13 maggio». Per Ciambetti «a pagina 22 della delibera della Corte che tratta del riordino delle Province leggiamo che “Per un gruppo di regioni (Piemonte, Veneto, Abruzzo, Campania, Molise e Basilicata) i progetti di legge approvati non operano un immediato riordino delle funzioni non fondamentali, facendo rinvio a successivi atti finalizzati ad una puntuale individuazione ed assegnazione di beni e risorse derivanti dalla nuova allocazione delle funzioni». In altre parole, «per la Regione del Veneto non basta dire chi fa cosa, vogliamo anche dire con quali fondi certi si faranno le cose – e si pagheranno gli stipendi – senza andare a pregiudicare le risorse già destinate a funzioni fondamentali e servizi strategici ad iniziare dalla sanità». Secondo Ciambetti «il Veneto non è in ritardo e la scorrettezza anche istituzionale, oltre che sostanziale, dell’intervento del Sottosegretario non trova motivazione né fondamento. Come spiega la Corte Costituzionale un rallentamento c’è soprattutto a livello nazionale perché molte regioni, Veneto compreso, stanno operando con prudenza e con la diligenza necessaria quando si ha a che fare con decine di migliaia di posti di lavoro messi a rischio non dalle Regioni ma da una norma, a dir poco confusa e contraddittoria, approvata dal Parlamento. Checché ne dica Bressa, lo scenario attuale, come sottolinea la Corte dei Conti, sconta il mancato coordinamento tra la riforma Delrio, la Legge di stabilità 2015 e il cosiddetto decreto Milleproroghe. Si aggiunga, parlando dei dipendenti, che il decreto sulle tabelle di equiparazione, atteso almeno da sei anni, con il quale si permetterà il trasferimento verso lo Stato di una quota dei dipendenti provinciali, ha superato l’esame della Conferenza unificata, con le Regioni che hanno fatto la loro parte. Purtroppo, come spesso accade in Italia manca ancora il provvedimento governativo che fissi i criteri per la mobilità, che si attende peraltro a ore».