Nicola Calabrò, nuovo direttore generale, anticipa i temi dell’assemblea 2015 e le linee di sviluppo dopo la crisi del 2014
La Cassa di Risparmio dell’Alto Adige, storico istituto di credito che in provincia di Bolzano ha le sue solide radici (è una delle maggiori banche locali), posseduta al 66% dalla Fondazione Cassa di Risparmio che annovera tra i soci le istituzioni locali oltre ad investitori privati, esce da un 2014 caratterizzato da una forte pulizia dei bilanci e punta decisamente sul rilancio con il nuovo direttore generale, Nicola Calabrò, 49 anni, bolzanino, studi di economia commercio a Verona, tutta una carriera all’interno del gruppo bancario Intesa San Paolo.
Calabrò ha operato sia nelle filali del NordEst che all’estero come direttore della filiale di Vienna con responsabilità del mercato austriaco e centro orientale europeo, poi in Romania come direttore generale di Intesa San Paolo e da fine 2010, dopo vent’anni di assenza da Bolzano, al vertice di Banca di Trento e Bolzano (gruppo Intesa San Paolo), incarico che ha mantenuto fino al luglio 2013, quando ha abbandonato il mondo bancario per abbracciare quello energetico, affrontando la sfida di portare alla nascita uno dei più importanti protagonisti italiani dell’energia rinnovabile, la nuova Sel, la società della provincia di Bolzano nata dalla fusione tra le municipalizzate di Merano e Bolzano AeW (guidata dallo stesso Calabrò fino ad un mese fa) e la stessa Sel che incorpora tutte le concessioni delle 40 centrali idroelettriche attive in Alto Adige: una realtà che, a fusione completata, esprimerà un fatturato di 1.500 milioni di euro con un utile netto consolidato di oltre 120, terza realtà nazionale nella produzione di energia da fonti rinnovabili e tra le prime sei multiutility italiane. Nonostante questo indiscutibile successo, l’amore per il mondo creditizio ha avuto la meglio, con la nomina poche settimane fa alla direzione generale della Cassa di risparmio di Bolzano, banca di cui Calabrò era già componente del consiglio d’amministrazione.
Dottor Calabrò, una nomina che la fa ritornare a quello che ha sempre fatto nella vita, gestire il mondo creditizio.
La nomina è avvenuta al termine di un breve ma chiaro percorso. Il presidente della Cassa Gerhard Brandstätter e il suo vice Carlo Costa, dopo avere avviato una selezione per la nomina del nuovo direttore generale, mi hanno avvicinato per chiedermi la disponibilità a dirigere la banca, visto che possedevo tutte le caratteristiche ideali per guidare la banca fuori dalla crisi: essere altoatesino e bilingue, conoscere bene la realtà locale, una vasta esperienza nel mondo del credito locale, nazionale ed internazionale, oltre a conoscere già la Cassa come componente del consiglio d’amministrazione. Non è stata una decisione facile da prendere, visti gli impegni al vertice di Aew e il progetto di fusione con Sel. Ci ho messo qualche tempo a maturare la decisione che è avvenuta quando la fusione delle due società era ormai avviata alla conclusione. Per me si tratta di un ritorno alle origini, con in più la sfida di fare uscire al più presto la Cassa dalla situazione di crisi in cui era precipitata.
L’assemblea della Cassa del prossimo 28 aprile dovrà approvare un bilancio non facile.
La Cassa di risparmio esce da un 2014 difficile, frutto della decisa opera di pulizia portata avanti dal nuovo consiglio d’amministrazione e dal presidente Brandstätter e il suo vice Costa. Operazione senz’altro dolorosa che ha portato all’analisi e riqualificazione di tutto il portafoglio creditizio dell’istituto, che ha posto le basi per il futuro rilancio. Oggi la Cassa ha una base creditizia ben valutata, con accantonamenti in linea con il rischio e con l’andamento del mercato. La Banca ha portato la copertura del credito deteriorato dal 32% al 43%, conferendo all’istituto maggiori margini di sicurezza per il futuro, con la possibilità di qualche sorpresa positiva se anche l’economia tornerà, come sembra, a volgere al bello, con crediti difficili che potrebbero tornare in bonis. La pulizia di bilancio con 340 milioni di euro di nuovi accantonamenti ha fatto emergere una perdita contabile per il 2014 di 231 milioni di euro. L’assemblea del prossimo 28 aprile dovrà approvare il bilancio e dare il via all’aumento di capitale per 270 milioni di euro per rafforzare patrimonialmente la Cassa. Sono ottimista per il futuro, anche se il 2015 potrà ancora essere un anno di transizione, specie se l’economia non riprenderà a crescere.
L’assemblea dovrà effettuare anche una modifica statutaria per affidarle i pieni poteri.
La mia nomina ai vertici della banca è stata accompagnata anche da una precisa definizione dei poteri. Il presidente Brandstätter e il suo vice Costa mi hanno conferito un ampio mandato, con la nomina contemporanea a direttore generale e amministratore delegato. La duplicità dell’incarico non è attualmente prevista dallo statuto: l’assemblea dei soci dovrà perciò modificarlo per darmi i pieni poteri di gestione in modo da affrontare al meglio e con una chiara responsabilità il mandato di risanare la banca.
La crisi economica e di liquidità cosa ha comportato per la banca?
Dal 2008 ad oggi è cambiato il mondo e con esso il modo di fare credito. Ad innescare la crisi è stata la bolla immobiliare, con i corsi di terreni ed immobili giunti ad un livello troppo elevato. A questa si è aggiunta la crisi di fiducia tra le stesse banche che ha comportato una grave crisi di liquidità tamponata solo dai massicci interventi della Banca centrale europea. Nel 2011 si è giunti a vedere banche, come il Monte dei Paschi di Siena, costretti a bloccare l’erogazione di credito per mancanza di liquidità. Oggi la situazione è notevolmente migliorata e il mondo creditizio ha eccesso di liquidità che va impiegato. Le difficoltà stanno nel trovare buoni impieghi, rispettando le regole creditizie che si sono fatte più stringenti. Se anche il settore immobiliare riprenderà, la situazione migliorerà, anche se gli operatori devono accettare di tagliare le loro aspettative rispetto al passato.
Per quale motivo si è giunti a 340 milioni di nuovi accantonamenti?
Chi gestisce una banca può comportarsi in modi differenti. Dinanzi alle difficoltà c’è chi preferisce fare finta di niente e proseguire come prima, ma c’è anche chi analizza con continuità le capacità di solvibilità dei propri creditori. Chi opera nel primo modo è più esposto a problemi di bilancio nel caso che la situazione dovesse peggiorare, con il risultato che all’improvviso emergeranno tutte assieme le difficoltà legate ai crediti incagliati o in sofferenza. Chi opera in modo prudente, effettua accantonamenti periodici in base all’entità dei crediti deteriorati, in modo che quando queste partite vengono a cessare le eventuali sopravvenienze passive sono già state ammortizzate. Effettuare accantonamenti periodici sulla base della qualità del credito rafforza la situazione patrimoniale della banca, evitando di esporla a problemi di bilancio. Le gestioni precedenti della Cassa non avevano provveduto a questa pulizia periodica e va dato merito ai nuovi vertici di aver fatto una sola volta una pulizia profonda del portafoglio crediti della Cassa. Cosa che oggi ci pone in una posizione di affrontare il mercato con maggiore forza rispetto a prima.
Quali sono stati le cause che hanno portato a queste sofferenze?
La Cassa aveva un portafoglio sbilanciato sulle imprese di dimensioni medio grandi che hanno sentito più di altre l’effetto della crisi economica, oltre che su operazioni immobiliari che hanno avuto qualche problema. Se l’economia migliora, la Cassa non dovrebbe avere problemi ad affrontare il futuro, altrimenti si dovrà ridefinire nuovamente il portafoglio e i relativi accantonamenti che, ripeto, sono stati effettuati in modo prudenziale, tanto che mi aspetto anche delle evoluzioni positive.
Fin qui il passato: quale futuro per la Cassa di risparmio?
Come detto, per noi il 2015 sarà un anno di transizione. Sarei particolarmente soddisfatto se già alla fine di quest’anno il bilancio della Cassa segnasse un “nero”: sarebbe il segnale concreto che abbiamo definitivamente voltato pagina. Sono ottimista, anche perché gli indicatori economici per il Trentino Alto Adige prevedono una situazione migliore che per altre realtà del Paese. Il Pil della regione già nel 2016 dovrebbe toccare i livelli ante 2007, superando la crisi: sarebbe una delle prime regioni italiane a farlo. Guardando ai mercati, sicuramente nel futuro della Cassa c’è il rafforzamento e consolidamento in Alto Adige e il rafforzamento in Trentino migliorando l’efficienza delle filiali esistenti per incrementare la quota di mercato. Quanto al Veneto, al Friuli Venezia Giulia e alla Lombardia valuteremo caso per caso: laddove la Cassa è una banca di riferimento, puntiamo alla crescita offrendo alla clientela tutti i servizi, mentre dove siamo banca di nuovo insediamento dobbiamo individuare i segmenti di mercato e di clientela a maggior valore aggiunto. Sul NordEst vogliamo presentarci come una banca seria ed affidabile, capace di offrire servizi di livello superiore, attenti alle esigenze della clientela e a condizioni competitive. Vogliamo qualificarci come una banca territoriale, attenta alle esigenze degli imprenditori e delle famiglie, offrendo a quest’ultime strumenti di gestione del risparmio che diano remunerazione a rischi contenuti in una situazione dove i tassi d’interesse sono prossimi allo zero. Sarà una banca sicuramente più proattiva nei confronti della clientela, facendo proposte commerciali che consentano un pieno rilancio della nostra attività.
In un mondo creditizio sempre più globalizzato, che importanza riveste essere una realtà territoriale?
Un ruolo strategico di vicinanza agli imprenditori e alle famiglie. Avere la testa a Bolzano e avere come proprietà la maggioranza costituita da enti territoriali costituisce un vantaggio per prendere decisioni vicine agli interessi del territorio e per offrire servizi che rispondano alle effettive esigenze della clientela.
L’assemblea del 28 aprile dovrà decidere circa l’aumento di capitale: occasione per aprire l’azionariato a nuovi soci o per nuove alleanze?
Innanzitutto, si dovrà decidere circa la proposta di aumentare il capitale di 270 milioni di euro per coprire le perdite di gestione del 2014 e per rafforzare il patrimonio dell’istituto. Tocca all’assemblea e ai vertici della Cassa decidere su come operare l’aumento. Da parte sua, la Fondazione Cassa di risparmio, azionista di maggioranza assoluta della Cassa, ha già espresso la volontà di esercitare la quota di aumento di sua competenza, cosa che ci garantisce sicurezza. Certo, si potranno esaminare anche altre opzioni, come quella di aprire ad altri investitori o realizzare alleanze con altre realtà territoriali del NordEst con cui abbiamo già in essere buoni rapporti. Lo scenario è aperto: valuteremo i singoli progetti industriali a seconda dei ritorni per la Cassa, anche se siamo pienamente in grado di continuare da soli il cammino.
Quanto alla riorganizzazione del personale, questa ha evidenziato 160 esuberi.
D’accordo con i sindacati, la riorganizzazione della Cassa ha evidenziato 160 esuberi che saranno coperti con prepensionamenti e scivoli, in modo da garantire un’uscita morbida senza ripercussioni sul personale. A fronte delle uscite, ci saranno assunzioni per 60 nuovi collaboratori, figure giovani e dinamiche che andranno a coprire i settori dove la riorganizzazione ha evidenziato le maggiori problematiche, alleggerendo contemporaneamente la Cassa di una quota di costo del personale.