Corrarati: «per lo sviluppo serve meno burocrazia e più rapidità nelle decisioni»
Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e delle PMI) si espande dall’Alto Adige verso il Trentino: lo fa con un’organizzazione snella, basata in gran parte su quella altoatesina e su un unico presidente, Claudio Corrarati (perito tecnico, imprenditore quarantasettenne nel settore edile e nei servizi della sicurezza del lavoro con due aziende di famiglia: una, la Boden Service, attiva nel settore dei pavimenti industriali e, l’altra, la MC System, attiva nei servizi legati alla sicurezza del lavoro; in tutto, 47 dipendenti e 6 milioni di euro di fatturato), da cinque presidente di Cna Trentino Alto Adige, sperimentando un innovativo metodo snello di rappresentatività sindacale.
«Ci espandiamo verso sud, verso il Trentino per dare una risposta concreta alle esigenze di rappresentatività di gran parte delle Piccole medie imprese che oggi non si riconoscono nelle organizzazioni datoriali esistenti – dice Corarrati – e molte imprese non hanno mai partecipato ad un’organizzazione sindacale aziendale. Le Pmi hanno bisogno di avere voce in capitolo. Non vogliamo andare a raccogliere adesioni facendo politiche di conquista verso le altre organizzazioni imprenditoriali: preferiamo agire sulla leva del portafoglio di servizi offerti alle aziende, servizi adeguati e veloci ad un giusto costo».
Secondo Corrarati, «la crisi d’immagine e d’opinione riguarda anche le associazioni sindacali degli imprenditori. Cna ha voluto fare un cambio di passo, sottolineando con il nuovo Statuto appena approvato di non voler essere un centro di potere o di interessi personali. Vogliamo solo fare gli interessi delle imprese. In otto mesi di attività in Trentino abbiamo raccolto 110 nuovi soci, cosa affatto facile nella contingenza attuale, offrendo agli imprenditori servizi basati su un’organizzazione costituita da una rete di professionisti sul territorio vicini agli stessi imprenditori. Questi professionisti (avvocati, commercialisti, fiscalisti, consulenti del lavoro, ecc.) costituiscono la base della nuova organizzazione snella che CNA nazionale sta sperimentando in Trentino: il “Cna point”. Si tratta di una risposta concreta ad una crisi della rappresentatività tradizionale, che ha poca elasticità operativa, tempi di reazione troppo lunghi e costi troppo elevati, non più sostenibili dalle Pmi».
Con il nuovo Statuto di Cna «allarghiamo la rappresentatività imprenditoriale dell’associazione dal classico settore manifatturiero anche a quello dei servizi, includendo il commercio e il turismo – sottolinea Corrarati – . Vogliamo sempre più essere un’organizzazione intersettoriale perché i problemi delle imprese sono spesso trasversali. Vogliamo dare risposte complessive a chi oggi apre un’impresa, dal falegname al negoziante, al piccolo imprenditore manifatturiero».
Anche per il presidente di Cna Trentino Alto Adige i problemi dell’impresa sono quelli noti: «accesso al credito eccessivamente ristretto, pressione fiscale troppo elevata e di difficile applicazione, eccesso di burocrazia e difficoltà del lavoro. Vogliamo incidere su queste voci, perché sono quelle che più assillano un imprenditore, in qualsiasi settore esso operi e qualunque sia la sua dimensione. Vogliamo – ribadisce Corrarati – una pubblica amministrazione che sia consapevole che se le Pmi non ce la fanno più per causa delle cattive scelte della politica e dell’eccesso di burocrazia, crolla anche il sistema pubblico».
Corrarati guarda con interesse anche al di fuori del Trentino Alto Adige: «se la sperimentazione del “Cna point” andrà a buon fine, questa sarà esportata anche nel resto d’Italia. Quanto al NordEst, stiamo facendo interessanti sinergie con le altre Cna regionali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, puntando a creare consorzi unitari, come quello già attivo per l’acquisto dell’energia, “Consorzio Ape”, che l’anno scorso ci ha consentito alle imprese associate risparmi del 21% sugli acquisti di energia rispetto alla tariffa normale».
In questo contesto, per Corrarati «è maturo anche nel NordEst una maggiore collaborazione tra le varie rappresentanze sindacali delle Pmi, in particolare con Confimi Impresa. Se, partendo da quanto fatto con Rete Imprese per l’Italia, riusciamo ad avere una migliore consonanza tra le rappresentanze delle Pmi, possiamo avere più peso ai vari tavoli decisori. Se a livello nazionale la collaborazione intercategoriale è buona, a livello locale questa deve essere maggiormente spinta, anche per evitare che i politici giochino a loro piacimento sulle diversità e sulle diatribe tra le singole rappresentanze sindacali imprenditoriali».
Tornando al locale, ma non troppo, Corrarati allarga la riflessione all’Autonomia speciale del Trentino Alto Adige, «una leva fondamentale per la gestione del territorio e per lo sviluppo dell’economia, anche se anche qui si è perso slancio a causa dell’eccessiva indecisione della politica e della dilatazione dei tempi che passano dalla fase decisoria a quella attuativa. Se l’Autonomia riesce a recuperare il suo ruolo di autogoverno efficiente, cambiando decisamente passo, questa è una risorsa strategica per tutto il territorio e per l’impresa. Un’Autonomia – secondo Corrarati – che non deve essere più chiusa in sé stessa, ma allargarsi alle realtà circostanti, all’Europa, puntando con decisione verso il NordEst, cui il Trentino Alto Adige è strettamente legato». Una maggiore collaborazione è necessaria anche tra le due province di Trento e di Bolzano, «perché i problemi dell’impresa e dell’economia sono gli stessi e le due singole province sono ormai troppo piccole per assicurare efficienze di scala e servizi competitivi alle imprese e ai cittadini. La stessa crisi ha dimostrato che per affrontare i problemi serve rimanere uniti, avere un’unica visione dei problemi, collaborare maggiormente tra le due province, magari rilanciando anche il ruolo della regione».
Per uscire dall’attuale crisi, secondo Corrarati serve che «la politica dia risposte adeguate al contesto. Le macro idee, sia a livello locale che a quello nazionale sono buone, ma pesa l’eccessiva lentezza con cui si passa dalla fase decisionale a quella operativa. Le imprese per competere sui mercati internazionali e locali hanno bisogno di un quadro di riferimento certo ed univoco e non possono aspettare mesi l’emanazione dei provvedimenti attuativi di leggi e decreti. La stessa burocrazia deve ridurre drasticamente il suo peso, perché oggi costituisce un vincolo incredibile per le imprese, che spesso devono sostituirsi ad essa per potere lavorare. E’ necessario semplificare il quadro normativo, anche per dare ai funzionari pubblici quel giusto grado di sicurezza in modo da non essere costantemente sotto il rischio di azione di responsabilità nei loro confronti da parte della Corte dei Conti, cosa che genera per reazione un eccesso di adempimenti da parte dei cittadini e delle imprese. Le regole – sottolinea Corrarati – devono essere semplici e chiare, di facile applicazione senza possibilità d’interpretazione, anche per tagliare i rischi di malaffare».
Infine il mondo del credito: «le banche devono tornare a fare il loro mestiere, erogando il credito alle imprese sane, all’imprenditore con una buona idea. Si deve smettere di favorire gli interessi personali o la vicinanza, così come le Cooeprative di garanzia fidi degli imprenditori non devono sostituirsi alle banche per erogare il credito necessario alle aziende. Per tenere a galla il sistema serve che i banchieri eroghino le risorse finanziarie, senza essere eccessivamente fiscali con parametri che portano alla chiusura delle aziende, ma premiando la capacità dei singoli di fare impresa e di stare sul mercato».