Secondo l’Ordine regionale dei commercialisti, il numero è in calo, ma ancora inaccettabili per un Paese civile
I numeri del contenzioso tributario provinciale e regionale sono in calo, come ha evidenziato nella recente relazione il presidente della Commissione tributaria regionale, nella sola Commissione tributaria provinciale di Udine i processi pendenti sono passati dai 1151 del 2012 ai 946 del 2014.
Ma si tratta di un numero di cause ancora troppo elevato per un Paese civile, basti pensare che a livello nazionale ci sono ogni anno 9,2 casi di contenziosi fiscali ogni mille abitanti, quando in altri Paesi, ad esempio gli Stati Uniti sono 0,2 pari a 76.000 complessivi contro i 591.000 complessivi in Italia.
«Si tratta di numeri ancora troppo elevati – osserva Lorenzo Sirch, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Udine – che denotano il malfunzionamento di un sistema fiscale che è penalizzante sia per i privati sia per le imprese, considerato che nella sola provincia di Udine le pretese dell’Amministrazione Finanziaria risultano infondate nel 69% dei ricorsi esaminati dalla Commissione tributaria provinciale. Inoltre la durata complessiva di tutti i gradi di giudizio dei processi tributari è ancora troppo elevata. Questo significa, soprattutto per le imprese, immobilizzare risorse preziose che potrebbero essere destinate all’attività di ricerca e sviluppo ed alla creazione di posti di lavoro».
Per Antonio Simeoni, consigliere dell’Ordine dei commercialisti, «la regola secondo cui è necessario prima pagare e poi ricorrere è penalizzante perché prevede il versamento anticipato di parte delle pretese accertate dello Stato. Dalla Commissione tributaria provinciale di Udine solo nel 38% dei casi sono state accolte da parte dei giudici le istanze di sospensione dell’accertamento impugnato, pari a 66 su 195 richieste di sospensione su un totale complessivo annuo di ricorsi decisi di poco inferiore a mille. In questo senso servirebbe una riforma in senso più favorevole al contribuente, per ampliare le possibilità di sospensione/riduzione dei versamenti da effettuare in pendenza di giudizio. Dei 705 ricorsi definiti dalla Commissione tributaria provinciale di Udine – sottolinea Simeoni – con decisione di merito, la pubblica amministrazione è risultata totalmente vittoriosa sono nel 31% dei casi e totalmente soccombente nel 42% dei casi (nel rimanente 27% dei casi si riscontra un accoglimento parziale delle ragioni delle parti in causa). In Commissione tributaria regionale, la pubblica amministrazione è risultata totalmente vittoriosa nel 36,45%».
Per Simeoni «le motivazioni di una litigiosità così elevata sono molteplici, la causa principale consiste nel livello di incertezza e di complessità normativa che permea il nostro ordinamento tributario, perché la pretesa erariale si fonda in larga misura su presunzioni ed interpretazioni controverse, piuttosto che su regole giuridiche chiare e certe. Una litigiosità che non può essere spiegata solo richiamandosi alla diffusa propensione all’evasione nel Bel Paese, considerato che, dati alla mano, solo in una minoranza (circa 1/3) dei casi, i giudici tributari confermano le ragioni del Fisco e certificano l’evasione, Per ovviare a questo è auspicabile una accelerazione nel perfezionamento del Decreto Legislativo sulla “Certezza del Diritto” così come definito dallo stesso Consiglio dei ministri. Decreto di attuazione della Legge delega che dovrebbe circoscrivere e meglio definire l’ambito applicativo dell’abuso del diritto e dell’elusione fiscale, a garanzia di un maggiore rispetto dello Statuto del Contribuente».
Nonostante la tendenza alla diminuzione del numero di cause pendenti, presso le Commissioni tributarie risultano in tutto il territorio nazionale, ben 591.932 le liti fiscali pendenti al 30 settembre 2014. Anche i tempi complessivi delle cause tributarie è eccessivo, soprattutto per le liti che approdano in Cassazione ove per una Sentenza si deve attendere in media 5/6 anni. Si tratta di una quantità di controversie che non ha eguali negli altri principali paesi europei, con una durata dei processi che di per sé scoraggia operatori ed investitori. «Per questo motivo – conclude Simeoni – si dovrebbe incentivare ulteriormente l’istituto della mediazione tributaria applicato per definire le controversie tributarie di valore fino a 20.000 euro, uno strumento che si è rivelato idoneo a ridurre il contenzioso tributario dato che delle 1927 istanze presentate al 31 dicembre 2014 nella Regione Friuli Venezia Giulia, circa il 50% non sono confluite nel contenzioso tributario innanzi alle Commissioni. Un istituto che andrebbe ampliato per le controversie fino a 30.000 euro e con l’introduzione di un supervisore terzo rispetto all’Agenzie che gestisca la procedura, soprattutto per eliminare l’anomalia per la quale la parte accertatrice (Agenzia delle entrate) riveste di fatto anche la funzione di giudice sia pure lasciando impregiudicata, per il contribuente, la facoltà di adire successivamente la giustizia tributaria».