Dalla cantina Feresin di Cormons una rivoluzione nel Pinot Grigio

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Da vino di pronta beva, amato in particolar modo dal consumatore americano, a “bianco che gioca a fare il rosso”. Davide Feresin lancia una provocazione.

In epoca di raccolta, i giovani vendemmiano idee, come nel caso di Davide Feresin, vignaiolo under 40 di San Quirico nel comune di Cormons (Ud).

Grazie alla collaborazione con Michele Bean, enologo emergente, Feresin sta perseguendo un progetto rivoluzionario: creare un Pinot Grigio che vada bene sia come vino bianco che rosso, da assaporare a tutto pasto, anche con la carne. Grazie alla qualità della vendemmia 2011, ottima per chi, come Davide, ha saputo aspettare evitando di raccogliere anticipatamente, Feresin metterà a punto un Pinot Grigio del tutto inusuale, dal colore fortemente ramato, quasi rosso, ed un notevole corpo.

“Dobbiamo rispettare quello che la natura ci dà – dicono all’unisono Davide e Michele – qui il Pinot Grigio è un vino intenso, carico, e non possiamo né vogliamo stravolgerlo per rincorrere le tendenze del mercato. Abbiamo così deciso di creare un vino ‘trasversale’, un bianco che si comporta da rosso e può abbinarsi perfettamente al pesce come ai piatti robusti della tradizione regionale”. Questo vino sarà ottenuto da uve perfettamente mature: alla vinificazione avverrà una macerazione con le bucce di 5-6 giorni e la fermentazione si svolgerà con lieviti rigorosamente naturali. La scelta di rispettare la natura è, d’altro canto, uno dei tratti distintivi dell’azienda , che in vigneto applica i principi dell’agricoltura biologica e in cantina utilizza solo lieviti autoprodotti.

“Non usiamo lieviti di sintesi e selezioniamo noi stessi ogni anno i ceppi migliori” dicono i giovani produttori e a “fine vinificazione vediamo quelli che si sono comportati meglio nello sviluppo dell’alcol, analizzando le singole vasche. Prendiamo quindi la feccia delle migliori, la congeliamo e l’anno dopo la scongeliamo per preparare l’innesco della fermentazione. Applichiamo questa tecnica a tutti i nostri vini dal 2006 con ottimi risultati”.

Quello attuato dai due giovani friulani è un metodo assolutamente innovativo per il Friuli Venezia Giulia e, probabilmente, a livello nazionale, che permette di ascoltare la natura fino in fondo e farla esprimere con la massima tipicità. I vini che ne risultano vanno in direzione opposta alla standardizzazione. Lo sa bene Davide che, andando contro tutto e tutti, ha recuperato la propria selezione massale di Tocai Giassico, ereditato dal nonno, per produrre un Friulano unico e un rosso, il Nero di Botte, che sta facendo parlare di sé per il gran carattere.