Tilatti: “il comparto tiene, ma occorre agire sul credito”
Conferenza stampa di inizio anno per fare il punto sui programmi e sulle aspettative del comparto per Confartigianato del Friuli Venezia Giulia a Trieste, dove si sono riuniti tutti gli esponenti regionali della categoria.
“Il 2011 è stato un altro anno difficile per le imprese artigiane del Friuli Venezia Giulia. La crisi, che alcuni consideravano conclusa, c’è e morde ancora e le manovre dei governi Berlusconi e Monti di certo, per ora, non aiutano le imprese. Nonostante ciò, il sistema artigianale ha retto, ma non potrà farlo a lungo se Regione e Governo nazionale non invertiranno la rotta ponendo al centro delle politiche economiche la micro, la piccola e la media impresa”. Lo ha affermato, chiedendo ancora una volta alla Regione di intervenire sul fronte del credito, il presidente di Confartigianato Friuli Venezia Giulia, Graziano Tilatti alla tradizionale conferenza stampa di inizio anno, che si è svolta nella sala Rossa della Camera di commercio di Trieste alla presenza dei presidenti di Udine, Carlo Faleschini, di Pordenone, Silvano Pascolo, di Gorizia, Ariano Medeot, e di Trieste, Dario Bruni, che hanno illustrato i dati delle rispettive province, del segretario generale, Gianfranco Trebbi, e del presidente della Camera di Commercio, Antonio Paoletti, Francesco Francescut, presidente dei giovani imprenditori di Confartigianato Fvg.
“Avevamo giudicato positivamente il taglio di un punto dell’Irap – ha aggiunto Tilatti – pur nella consapevolezza che la situazione indicasse altre emergenze. Ora, però, il taglio dell’Irap è saltato e noi, che avevamo già chiesto di orientare una parte di queste risorse per sostenere le imprese, ora chiediamo un intervento sul credito. Occorre – sottolinea il presidente regionale – trovare soluzioni per immettere liquidità alle imprese sia a breve sia a medio termine sostenendo maggiormente per esempio i confidi e i provvedimenti anticrisi. Bisogna fare ogni cosa per mantenere in piedi le imprese, senza le quali non ci sarà né occupazione, né redditi, né gettito fiscale. Indispensabile che la pubblica amministrazione riduca i tempi nei pagamenti delle commesse, esageratamente lunghi (da 60 si è passati a 180 giorni) e che si rivedano gli eccessi di Equitalia nei confronti delle imprese e dei cittadini”.
Tilatti è poi passato ad illustrare i dati della categoria, che confermano la sostanziale tenuta del settore. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni agli Albi provinciali segnala il calo di solo 39 unità, con alcune realtà in crescita come, per esempio la provincia di Udine, che aumenta di 49 unità al 30 di settembre, mentre Trieste perde 2 unità, Pordenone 19 e Gorizia addirittura 67. Il comparto dell’artigianato in Regione è rimasto sostanzialmente stabile o ha avuto flessioni percentualmente irrilevanti sia nel numero delle imprese (oltre 30.000) sia nel numero degli addetti (oltre 80.000). Quanto ai dipendenti, nell’arco di cinque anni, fatto pari a 100 il dato di inizio 2006, a metà 2011 risulta esserci un calo del 5%.
Il mondo dell’artigianato friulano ha esposto anche le sue doglianze, evidenziando le criticità, ad iniziare dalla difficoltà di accesso al credito e allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti: nel 2011, le imprese artigiane hanno dovuto “arrangiarsi” o utilizzando il patrimonio familiare per pagare il fisco, i dipendenti, la previdenza ed i fornitori, o accettando di accollarsi tassi di interesse crescenti, o attendendo i tempi lunghi del credito o accettando commesse e forniture sottocosto. Il mondo dell’artigianato ritiene necessario che nel corso di quest’anno il tema debba essere affrontato in maniera decisa e concreta. Le banche devono utilizzare per le imprese i fondi della Bce ha loro concesso a tassi di assoluto favore senza esagerare sui ricarichi e la Regione deve sostenere in modo adeguato i Confidi.
Altro tema dolente riguarda la concorrenza sleale: la concorrenza diventa sempre più insostenibile, soprattutto quella rappresentata da alcuni concorrenti sleali che sono rappresentati dal lavoro nero, dalle attività irregolari e dagli abusivi, da un lato, e da alcune grandi aziende (in particolare ex municipalizzate privatizzate a metà) che agiscono in regime di monopolio, dall’altro. E’ proprio l’esclusiva di cui godono queste aziende (alle quali gli Enti pubblici affidano lavori senza alcuna procedura di gara pubblica) che consente loro di svolgere attività o di erogare servizi con costi superiori e livelli di qualità inferiori rispetto a quelli che potrebbero essere se gestiti in un sistema di libero mercato.
Infine il nodo della burocrazia, bestia nera di tutti gli imprenditori e cittadini: lo snellimento delle procedure amministrative, che ha costi in termini di denaro e di tempo particolarmente significativi per la piccola impresa (si veda il caso emblematico del Sistri), continua ad essere uno dei problemi irrisolti dell’Italia. La riforma della pubblica amministrazione, soprattutto in quella parte relativa agli adempimenti ed ai controlli inutili, rappresenta non solo una riforma a costo zero ma un risparmio per le imprese e per l’Amministrazione pubblica.