Esce per i tipi di Temi Editrice la summa del dialetto trentino, accompagnato da una raccolta di modi di dire, proverbi e tanto altro grazie al lungo lavoro di Elio Fox
Quello appena pubblica per i tipi di Temi Editrice (928 pagine, 50 euro, Isbn 978-88-97372-78-3) è al momento il più completo lavoro di raccolta e analisi della parlata dialettale contemporanea della città di Trento, un lavoro enciclopedico condotto dal suo autore, lo storico Elio Fox.
Il “Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della città di Trento e conservazione dell’antico dialetto” è la summa di 20 anni di passione per la parlata locale, parlata cittadina che differisce da quella di altre vallate del Trentino.
Accanto alla raccolta di vari lemmi correnti, nel volume si trovano raccolti e sistematizzati note di teatro, di poesia, toponomastica, proverbi e modi di dire. Un volime che va a colmare una lacuna che mancava dal 1904, quando uscì il celebre “Vocabolario trentino – italiano”, compilato da alcune signorine di Trento col consiglio e con la revisione del prof. Vittore Ricci, seguito nel 1909 dal “Piccolo prontuario per giovani insegnanti della scuola popolare, in forma di dizionarietto delle voci più comuni del dialetto trentino” di don Giovanni Corsini (218 pagine) e nel 1955 dal “Dizionario trentino – italiano” dell’on. Lionello Groff (96 pagine). «Un vocabolario – sostiene Elio Fox – deve essere l’interprete della lingua scritta e parlata corrente, non un archivio storico (o non solo). E, soprattutto, deve anche essere interpretativo della grafia usata dai poeti coevi. Non c’è traccia nella poesia contemporanea al vocabolario (parliamo quindi di Bepi Mor, di Vittorio Felini, di Carlo Nani per citare i più noti e in pratica quelli che hanno fatto la storia del nostro linguaggio popolare), di lettere tipo “ç”, che il Ricci ha usato per indicare la pronuncia “z” di tutti i lemmi che iniziano con la “c” dolce (es. çesto/cesto); o di “s” e “z” con un puntino sopra per la pronuncia (entrambe queste lettere hanno un duplice suono, o aspro (cassa, brazzi) o dolce (casa, pèzo) in funzione della corretta pronuncia del lemma), quando la lingua di riferimento è alla portata di ogni scrittore.»
Elio Fox, noto per la sua ampia attività pubblicistica (più di quaranta libri al suo attivo, tutti nell’ambito della cultura e della storia popolare), ha dedicato a questo lavoro più di vent’anni della sua vita: dialetto che ha permeato anche le 30 commedie di teatro dialettale raccolte nella collana che lui ha curato.
Il nuovo vocabolario non è una semplice elencazione di termini dotati con precisione del contributo grammaticale, ma è qualcosa di molto più vasto. Si potrebbe dire che dentro c’è anche la storia della città di Trento. In nessun vocabolario dialettale c’è toponomastica, ma qui c’è. Ci sono poi due settori del libro che meritano menzione, e sono la parte introduttiva e quella conclusiva. Nella prima l’autore narra la genesi del suo libro, le sue ricerche, le fonti dell’antico dialetto, i precedenti, ma c’è anche una bella «sintesi grammaticale», con cenni sulla grafia, sull’uso degli accenti, degli articoli, le curiosità e le «unicità» proprie del nostro dialetto e, soprattutto, la declinazione completa dei verbi, non solo gli ausiliari avér/gavér e èsser, ma anche la proposta di tre verbi regolari, laorar, béver e vegnir, e di tre versi irregolari, nar, savér e dir. Poi la «nomenclatura». Se, infatti, tutto il vocabolario non fosse di per sé una novità assoluta, lo diverrebbe comunque con quelle che l’autore ha chiamato le nomenclature e che occupano la parte terminale del ponderoso volume. Qui, divisi per categorie, scorrono i nomi di tutte le specie animali: uccelli, pesci, mammiferi, insetti, molluschi, rettili; seguono i vegetali con i nomi di tutte le piante, dei fiori, della frutta, ma anche abbigliamento, alimentazione, suppellettili e oggetti di casa, il lavoro e la salute.
Un atto d’amore che l’autore ha voluto dedicare alla sua città.