Ristorazione, nuovo obbligo d’informazione alla clientela in capo agli esercenti

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fish  chef leandro luppi vecchia malcesine spaghetti allo scoglio di lago-Ristorante Vecchia Malcesine 1Dal 13 dicembre obbligo la specifica degli allergeni contenuti nei cibi somministrati. Coppola: «una complicazione in più. Spero che Renzi abbia il coraggio di semplificare»

Nuovo obbligo in capo ai gestori a partire dal prossimo 13 dicembre: anche i ristoranti italiani dovranno informare la clientela sugli allergeni alimentari che possono essere presenti nei piatti serviti.

Lo impone il regolamento CEE 1169/2011. Con tre anni di ritardo, anche l’Italia si adegua, anche se dietro l’angolo c’è il rischio che il nuovo obbligo si trasformi in un’ulteriore complicazione in un settore già sufficientemente vessato da regole e da adempimenti, oltre che stretto nella morsa della crisi economica.

Critica l’assessore al commercio e all’economia della regione del Veneto, Isi Coppola: «era il novembre del 2011 quando veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il regolamento UE n. 1169/2011 che dispone di etichettare i prodotti alimentari pre-confezionati o meno esplicitando il contenuti di allergeni e rendendolo obbligatorio per chiunque, oltre che a produrli, si occupi anche di somministrazione diretta al pubblico. Ristoranti, trattorie, bar, pasticcerie, ma anche mense, ospedali, catering, navi, aerei, treni… Nulla da obiettare sulla meritoria iniziativa a tutela della salute pubblica, ma pensate un po’ a cosa dovrebbe prevedere il menù della vostra pizzeria, birreria, ristorante, caffetteria preferita: un corposo allegato scritto, più simile ad un tomo di chimica, piuttosto che al bugiardino di un farmaco, che sconsiglia l’impiego di ingredienti freschi e azzera la varietà dei menù legati all’impiego di prodotti stagionali, con tanti saluti alla genuinità dei prodotti (pur sicurissimi) locali».

Secondo Coppola «il risultato sarebbe quello di svilire, massificare, preconfezionare, surgelare uno dei pochi settori ancora dinamici del nostro paese e che resta ambasciatore indiscusso del “Made in Italy”: quello legato al mondo del cibo, delle peculiarità delle nostre produzioni di qualità, della promozione del nostro territorio per mezzo dell’enogastronomia».

Cosa fare per evitare che i menu si trasformino in autentici tomi contenenti l’elencazione dettagliata di tutti gli ingredienti e le loro controindicazioni? «C’è una soluzione per ovviare a tutto questo – sottolinea l’assessore veneto – senza sottoporre gli operatori a industriose e costose scritture da aggiornare ad ogni nuova ricetta e tutelando al massimo la salute degli avventori dei locali dove avviene somministrazione di alimenti. Ed prevista dallo stesso regolamento UE che stabilisce la possibilità di sostituire l’obbligo scritto con quello della comunicazione orale da rendersi obbligatoriamente a richiesta: meno burocrazia, analoga informazione. Se Gran Bretagna, Germania, Francia, Olanda, Belgio, Austria, Slovenia, Grecia, Croazia hanno adottato questa opzione, ci sarà un perché. O forse lo Stato italiano considera la cinquantina di milioni di euro che Confcommercio ha calcolato essere l’onere a carico degli esercenti per adeguarsi a questa procedura un’agevolazione per rilanciare il settore»?