Cna-Fita, no al blocco dell’autotrasporto

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Cinzia Franchini
Cinzia Franchini

Cinzia FranchiniFranchini: “allarme infiltrazioni mafiose nel settore che penalizzano tutto il comparto”

Nel corso dell’assemblea di Udine degli autotrasportatori di CNA Fita è intervenuta anche la giovane presidente nazionale, autotrasportatrice anch’essa, Cinzia Franchini, a capo di un’organizzazione che annovera oltre 35.000 imprese di autotrasporto di cose per conto terzi. Secondo la presidente Franchini “il più grave problema per l’autotrasporto in Italia è rappresentato dalle infiltrazioni mafiose: secondo uno studio di Confcommercio il 7-8% delle imprese sono infiltrate”. Franchini ha lanciato l’allarme: “non ci sono differenze tra le diverse parti del Pese, anzi vediamo che l’infiltrazione mafiosa è un problema molto diffuso anche nel Nord Italia, con fenomeni molto importanti in Lombardia e in Emilia Romagna”.
A questo proposito, Franchini ha sottolineato che “ci si può inventare qualsiasi regola bellissima, ma se poi la concorrenza ce la fanno imprese infiltrate, siamo davvero impotenti. Potremmo per assurdo anche resuscitare le tariffe obbligatorie, ma se poi l’azienda concorrente deve riciclare denaro sporco, mi farà sempre una concorrenza che non potrò sostenere, rovinando il mercato, cosa che già accade. Con il Governo – ha concluso – abbiamo parlato già diverse volte, ma soluzioni concrete non sono ancora state prese”. In attesa che il Governo dei tecnici tragga dal suo cilindro una soluzione anche per questa urgente necessità, gli artigiani del trasporto aderenti alla Cna si dichiarano contrari al fermo dell’autotrasporto proclamato da una parte della categoria per il 16 gennaio in Sicilia e per il 23 gennaio in tutto il Paese. “In questo momento drammatico per le nostre imprese e per tutto il Paese – ha affermato la presidente nazionale della Cna Fita, Cinzia Franchini – prima di creare danni per tutti, riteniamo che sia doveroso valutare ogni possibile soluzione con il governo Monti. Una di queste sarebbe, per esempio, poter scaricare i maggiori costi che le nostre imprese subiscono, principalmente carburanti e pedaggi, pari al 40% dei costi totali, interamente sulla committenza”.

Franchini ha spiegato che l’associazione “chiede al governo Monti di venirci incontro per evitare il fermo, ma soprattutto alla committenza di ragionare con noi per trovare soluzioni condivise. Se poi questo non accadrà – ha aggiunto – valuteremo il da farsi”.

La presidente ha poi sottolineato che al mondo dell’ autotrasporto, “più che un fermo, servono misure concrete. Per esempio, abbiamo dibattuto per anni sulla normativa relativa ai costi minimi di sicurezza che per il momento non sta dando i risultati sperati. Riteniamo che vada rivista, perché – dice Franchini – per farla valere abbiamo la necessità di ricorrere al giudice, denunciando il committente, ma questo significa per noi perdere il lavoro”.

La Cna Fita, associazione nazionale di artigiani e piccole e medie imprese del trasporto merci inserita nella Confederazione Nazionale Artigiani, chiede al governo Monti di intervenire presto sul piano delle liberalizzazioni. Secondo Franchini, “Monti parla di liberalizzazioni un giorno sì e l’altro pure, ma per quanto ci riguarda è un tema che va affrontato subito e seriamente. Il mondo dell’autotrasporto è stato liberalizzato tempo fa, ma per i carburanti, le assicurazioni, i costi bancari finora le liberalizzazioni sono state fasulle e invece andrebbero realizzate in modo effettivo. Soprattutto a fronte – ha spiegato – di un caro-costi che ci sta uccidendo già da anni, e che negli ultimi mesi è diventato particolarmente pesante con l’aumento di carburanti, pedaggi e assicurazioni”.

Sul tema della concorrenza dei vettori stranieri, molto sentita in Friuli Venezia Giulia, Franchini ha chiesto “condizioni livellate per tutti in una realtà liberalizzata, come l’Europa, che è un unico paese in cui però le condizioni tra i diversi paesi sono ancora molto diverse”. Uniformità, secondo la Cna Fita, ci dovrebbe essere anche in materia di controlli “che oggi sono principalmente rivolti ai vettori italiani – ha concluso Franchini – mentre dovrebbero essere spostati molto di più su vettori esteri” che spesso viaggiano in Italia con mezzi inadeguati sia per sicurezza che per rispetto delle norme antinquinamento.