Rossi: «il nostro obiettivo è la crescita e la competitività del sistema Provincia». Sempre che il Governo Renzi non metta qualche bastone tra le ruote dell’Autonomia
Per la prima volta da molti anni a questa parte, il Trentino deve fronteggiare un bilancio provinciale in deciso calo, grazie ai provvedimenti dei governi Monti, Letta e, da ultimo, Renz, che in totale hanno “prelevato” dalle casse provinciali circa un terzo delle competenze spettanti all’autonomia speciale nel tentativo di risanare i conti sempre più malmessi della Repubblica.
Il presidente del Trentino Ugo Rossi deve far quadrare i conti con 4,4 miliardi di euro, circa 1,5 miliardi in meno di quelli che spetterebbero alla Provincia sulla base del gettito dei 9/10 dei tributi riscossi sul territorio. Stante i tagli imposti da Roma, l’unico modo di fare crescere le entrate della Provincia è quello di puntare sulla crescita e competitività del sistema Trentino, visto che l’erario locale si alimenta solo con i tributi riscossi localmente. La leva individuata è l’alleggerimento delle imposte per le aziende che scelgono il Trentino per operare: oltre ai 40 milioni di euro previsti a livello centrale, la manovra della Provincia sull’Irap ne aggiunge altri 120, portando il totale a 160 milioni. «Un impatto quadruplicato – sottolinea Rossi – . Dobbiamo tornare a crescere, e possiamo farlo solo con azioni specifiche e mirate. Come quella destinata ai nostri studenti che con il Piano straordinario per l’apprendimento delle lingue avranno quella marcia in più ormai irrinunciabile. Dobbiamo anche risparmiare, naturalmente, ridurre la spesa corrente, e al tempo stesso essere più efficienti».
Sanità, scuola, università, capitale umano, saranno salvaguardati, assicura però il presidente, che ricorda la grande attenzione posta nei confronti delle famiglie e di chi ha più bisogno, con oltre 120 milioni garantiti dagli enti del settore pubblico in sostegni, incentivi e agevolazioni su canoni e tariffe.
Riorientare le risorse per concentrarle sull’obiettivo crescita potrà comportare delle compartecipazioni alle spese di alcuni servizi, ad iniziare da quelli sociali e sanitari, cancellando così quell’anomalia positiva che vedeva il Trentino unica realtà (assieme ala provincia di Bolzano) a non avere introdotto ticket aggiuntivi: «ma secondo il principio di equità e solidarietà – precisa Rossi – che non graverà sui redditi bassi perché in ogni buona famiglia, nei momenti difficili, ciascuno deve dare secondo le proprie possibilità».
Per questo la manovra prevede anche un intervento sul fronte dei costi della politica, con una riduzione mirata degli stipendi della dirigenza, in tutti i settori dell’amministrazione, compresa la sanità, in una logica direttamente proporzionale alle posizioni apicali. Il tutto affiancato alle misure già avviate in passato sul fronte della decisa riduzione delle spese discrezionali (-86%) e di rappresentanza (-82%).
La manovra che sta prendendo corpo parte anzitutto dalla consapevolezza di un quadro macroeconomico che mostra un andamento del Pil del tutto insufficiente. La strada per il rilancio dell’economia trentina passa attraverso il contenimento dei costi della “macchina” pubblica e il rilancio degli investimenti, puntando su quelle effettivamente strategici in grado di garantire ricadute sul territorio dopo la stagione della grandeur dellaiana, epoca della spesa facile e dello scialo.
Rossi punta anche ul rilancio dell’occupazione, anticipando rispetto al panorama nazionale l’introduzione del reddito di attivazione che permetterà una razionalizzazione degli interventi a valere sul reddito di garanzia oltre che un miglior raccordo con le politiche attive e passive del lavoro, e una revisione delle politiche del “Progettone” che fino ad oggi ha consentito un’occupazione agli espulsi delle aziende in crisi che non riuscivano a trovare nuove occasioni.
La manovra non trascura l’agricoltura, altra risorsa fondamentale dell’economia trentina: le risorse saranno impiegate per migliorare la competitività delle aziende agricole e favorire la loro diversificazione, assicurando il ricambio generazionale e stimolando l’approccio collettivo sia agli investimenti che alla gestione del territorio. Lo stesso dicasi per il turismo, la cultura e l’ambiente, che oltre al loro valore intrinseco sono anche fattori di competitività imprescindibile.
Rossi punta anche sul riassetto istituzionale riformando la riforma delle Comunità di valle, chiamate ad una logica di programmazione e investimento sui territori in un’ottica sovracomunale e non dispersa, anche se in questo tema sarebbe opportuno un guizzo di coraggio da parte della maggioranza di cnetro sinistra autonomista, ovvero la loro abrogazione e sostituzione con fusione di comuni, in modo da dimezzarne l’attuale, eccessivo numero.
Quando nel 2018 spariranno i vincoli del Patto di Stabilità e si potranno quindi riutilizzare le risorse rimaste inutilizzate, mentre calerà anche il peso degli accantonamenti, «il flusso degli investimenti potrà riprendere – conferma Rossi – mentre per ora dobbiamo mettere in sicurezza quanto già deciso. Il nostro impegno deve andare nella direzione di costruire un territorio più competitivo e amico delle imprese, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, l’Irap, la fiscalità, le cablature, e spingendo al massimo il pedale dell’efficienza». Le risorse disponibili consentono comunque di realizzare, nel triennio 2015-2017, lavori e manutenzioni straordinarie alle opere pubbliche per un importo complessivo pari a circa 100 milioni di euro annui a cui si aggiungono quelli degli enti locali stimabili in altri 100 milioni.
Questo fino ad oggi: ora si attende anche la mossa da Roma, che deve approvare il nuovo assetto di finanza tra lo Stato e la Provincia, sperando che gli accordi sottoscritti vengano rispettati senza ulteriori sorprese.