Un convegno per approfondire l’attuale situazione del sistema energetico italiano
Il settore delle raffinerie italiane è in ginocchio, con il rischio di chiudere altri 6 o 7 impianti nel giro di pochi mesi. Questa la denuncia che arriva dal convegno “L’esperienza e l’insegnamento di Pasquale De Vita tra energia e auto”.
De Vita, storico presidente dell’Unione Petrolifera e dell’Automobile Club di Roma, con i suoi studi e le sue analisi ha anticipato di anni quella che poi è diventata una grave crisi.
«Il miglior modo per rendere omaggio alla figura di Pasquale De Vita e a ciò che ha fatto per il nostro settore – ha affermato Alessandro Gilotti, presidente dell’Unione Petrolifera – è quello di portare avanti con determinazione i tanti problemi ancora sul tappeto, molti vecchi di troppi anni. Problemi che De Vita si è trovato ad affrontare nel corso della sua presidenza, ma che sono ancora irrisolti: la ristrutturazione della rete carburanti e la sua completa liberalizzazione, la crisi della raffinazione in un quadro strategico di politica energetica nazionale, il ruolo delle fonti rinnovabili affrontato con un’oggettiva logica di costi-benefici e non su spinte ideologiche. A volte si ha la sensazione che le lezioni del passato non siano servite e che si continui a sottovalutare la portata strategica dei problemi che riguardano il nostro settore e dei loro effetti sociali ed economici, soprattutto di lungo periodo. Il mio impegno, come fu quello di De Vita, è di rendere la nostra associazione sempre più efficace e credibile e di spiegare che rappresenta un’industria ad alto contenuto tecnologico, con potenziale di investimenti molto rilevante ed essenziale per la sicurezza energetica del Paese».
Per Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia, «Pasquale De Vita ha saputo riversare nella presidenza dell’Automobile Club di Roma e nella vicepresidenza dell’Automobile Club d’Italia la grande esperienza maturata nelle posizioni apicali di AGIP ed ENI, contribuendo enormemente allo sviluppo della nostra Federazione. Ne hanno beneficiato non soltanto i soci, ma tutti gli automobilisti che hanno sempre trovato nell’ACI servizi e prodotti vantaggiosi ed innovativi. De Vita ha tracciato una strada sulla quale proseguiremo con impegno e dedizione».
«Vanno evidenziate le capacità di visione del presidente de Vita che, con lungimiranza rispetto ai tempi, già negli anni ‘90 individuava soluzioni coraggiose di risanamento – ha sottolineato Giuseppina Fusco, presidente di ACI Roma – e avviava un percorso da antesignano nella evoluzione dei rapporti tra gli Automobile Club provinciali e la rete delle delegazioni, sempre con un approccio fortemente orientato verso una politica di collaborazione, interazione sinergica e condivisione di obiettivi comuni nell’interesse del cittadino, dell’utenza e dei soci. L’esperienza di De Vita costituisce testimonianza esemplare dei risultati eccellenti che è possibile conseguire applicando criteri imprenditoriali nella gestione degli enti pubblici».
Per Alberto Clò, direttore della rivista Energia e già ministro dell’Industria nel governo Dini, è necessario garantire una capacità di governo centrale dell’industria petrolifera, recuperando una visione globale che ne superi la frammentazione localistica; fissare un quadro legislativo/regolatorio; arginare il fondamentalismo di Bruxelles che ha fatto dell’ambiente la “variabile indipendente” dell’economia europea, indifferente agli effetti negativi che ne sarebbero derivati sull’industria. Non ultimo: bisogna arginare una vessazione fiscale, 365 miliardi euro nel decennio 2002-2012, che, castigando i consumatori, soffoca ogni capacità innovativa e concorrenziale delle imprese. «Convincimenti che Pasquale De Vita propose con forza anticipando l’inevitabile declino della nostra industria di raffinazione. In un decennio le raffinerie in attività si sono ridotte di un terzo (da 18 a 11) – ha continuato Clò – e la capacità di lavorazione di un quinto, non tale tuttavia da riequilibrare il crollo dei consumi e delle esportazioni (di un quarto). La sovraccapacità supera i 40 milioni di tonnellate: l’equivalente di 6-7 impianti. Se anche questi saranno chiusi, avremo affossato un’altra industria italiana. La dimensione dei problemi da risolvere è tale da non poter trovare adeguata soluzione in un contesto meramente nazionale. Quel che si richiede è un intervento dell’Unione Europea capace, come in passato, di porre in essere politiche effettivamente sovranazionali, e non sommatoria di sterili politiche nazionali. E’ a Bruxelles più che a Roma che bisogna guardare, per sostenere coordinati progetti di ristrutturazione/razionalizzazione degli impianti o di loro riconversione verso le nuove tecnologie della chimica verde, recuperando una visione strategica di lungo periodo dell’industria petrolifera».
Il presidente onorario dell’ACI, Rosario Alessi, ha ricordato che «fra i tanti meriti di Pasquale De Vita c’è anche la capacità di essere sempre riuscito a mantenere, nello svolgimento di diversi e gravosi incarichi, una costante lucidità e un chiaro e invidiabile equilibrio. Non manifestava contraddizione, infatti, fra la rappresentanza degli industriali del petrolio e la difesa degli automobilisti. Su tutti i temi affrontati proponeva sempre soluzioni valide che avevano come prioritario punto di riferimento l’interesse della collettività nazionale». Alessi, ha poi annunciato che ACI, UP e SARA assicurazioni hanno concordato di istituire una borsa di studio e un premio giornalistico “Energia” per ricordare Pasquale De Vita per il suo grande impegno nei settori dell’automobilismo e del petrolio.