Zaia e Finozzi: «tasse, tasse e ancora tasse: basta giocare a sindaco!»
Galeotta è stata la proposta lanciata dal ministro dei beni culturali e turismo del governo Renzi, Dario Franceschini di istituire una tassa di scopo per accedere alle città culturali, in particolare Venezia, dedicata a tutti i turisti, sia quelli stanziali ospitati negli alberghi e similia che quelli giornalieri. Immediata la stroncatura da parte degli amministratori della regione Veneto, la realtà leader in Italia circa il numero di visitatori e presenze turistiche in Italia.
Per il governatore Luca Zaia «continuiamo a procedere con le tasse, tassiamo dappertutto e questo 68,5% di pressione fiscale media contro un 46% di media europea ci porterà all’agonia e farà morire le nostre imprese. Se questo è l’indirizzo – ha aggiunto Zaia – ne prendiamo atto, questo è un governo che doveva risolvere i problemi. C’è una maggioranza che governa questo paese dal novembre 2011 e il bilancio di questa attività sono tasse, tasse, tasse».
Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore veneto al turismo Marino Finozzi: «con la proposta della “city tax” per Venezia, mi pare che il ministro Dario Franceschini giochi a fare il sindaco della città lagunare, rispetto ad una scelta che non dovrebbe neppure essere adombrata dall’esponente di un governo che di tasse ne pensa già troppe per conto dello Stato». Secondo Finozzi «è preoccupante la calata di ieri del Ministro. Non ce l’ho particolarmente con lui ma in mezza giornata abbiamo raccolto un paio di bordate preoccupanti. La prima era relativa alle tasse pagate con le opere d’arte: magari dando qualche bella villa veneta in pegno; la seconda riguarda la city tax veneziana. Propositi di facciata, buoni per fare incavolare gli albergatori ancora di più di quanto già lo siano. Di fatto non si affronta un problema, tanto meno lo si risolve, ma lo si prende a pretesto per una nuova tassazione».
Più che lanciare proposte strampalate, buone solo per conquistare lo spazio sui media, Franceschini dovrebbe trovare il modo di riportare l’Italia ai vertici delle destinazioni turistiche internazionali, visto che il belpaese è stato superato in classifica dai tradizionali competitori. Come per Renzi, anche per Franceschini servono fatti, non parole.