Trentino, al via il tentativo di riforma degli assetti di governo del territorio

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pat rossi daldoss 1Dopo il fallimento delle comunità di valle, la Provincia presenta una legge di riforma per valorizzare il ruolo dei comuni

La riforma degli assetti di governo del territorio trentino avviata cinque anni fa s’appresta ad essere nuovamente ritoccata causa il fallimento sostanziale delle comunità di valle, enti intermedi tra i comuni e la provincia stessa, visto che ne è scaturita una realtà spesso elefantiaca (alcune assemblee erano formate da oltre 90 consiglieri) che ha finito con l’espropriare competenze dei comuni.

Dopo avere constatato gli scarsi effetti della riforma su cui pende anche un giudizio di costituzionalità, la provincia di Trento ha preferito correre ai ripari, presentando un disegno di legge per aggiustare i punti che non hanno funzionato.

Il nuovo disegno di legge sulle autonomie è stato presentato dal presidente Ugo Rossi e dall’assessore alla coesione territoriale, urbanistica ed enti locali Carlo Daldoss. I contenuti fondamentali della proposta che ora dovrà essere discusa e approvata dal Consiglio provinciale di Trento sono il passaggio dalla modalità di elezione diretta delle Comunità di valle a quella di secondo grado, con mantenimento di un ruolo politico, attraverso un corpo di “grandi elettori” nominati dai consigli comunali; la gestione, obbligatoriamente in forma associata dei servizi comunali per i comuni al di sotto di una soglia dimensionale minima (5.000 abitanti la proposta contenuta nel disegno di legge), al fine di coniugarne efficienza ed economicità; gli incentivi alle fusioni fra comuni, salvaguardando tuttavia le identità locali, e guardando in prospettiva ad un eventuale superamento delle Comunità stesse; l’individuazione, a questo scopo, delle “aree geografiche”, per favorire i processi di fusione/accorpamento dei comuni in un comune Unico, detentore delle competenze prima gestite dalla Comunità di riferimento, pur in una logica di mantenimento della identità complessiva della Comunità (a questa fattispecie potrebbe accedere già oggi il Comune di Rovereto). Sul versante della finanza locale, infine, la proposta rende i comuni autonomi per la parte corrente, con l’introduzione di un fondo per riequilibrare le entrate dei comuni con meno risorse, definito su base territoriale.

Il ruolo del presidente della comunità sarà incompatibile con la carica di sindaco e di consigliere, garantendo quindi la terzietà e la “sovracomunalità” di questa carica. Infine, viene ridotto sensibilmente il numero componenti dell’Assemblea, da un minimo di 10 a un massimo di 22, contro il tetto massimo di 98 del regime precedente.

L’aspetto più importante della nuova architettura che la riforma va delineando, come sottolineato dal presidente Rossi e dall’assessore Daldoss, rimane quello del rapporto fra territori e Provincia. Nella nuova proposta si passa da una visione verticale a una orizzontale di questa complessa relazione, nella quale il territorio, assieme alla Provincia, individua gli investimenti necessari e prioritari che poi saranno oggetto dei relativi finanziamenti.