Forum di Ansa del Veneto con i vertici regionali di Confindustria, Confartigianato e Confcommercio
Le categorie economiche del Veneto, Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, hanno affrontato i temi di attualità politica ed economica in un Forum all’Ansa del Veneto. Per gli imprenditori il Veneto è una regione in bilico, ferma sul sottile equilibrio tra il rilancio che pare scorgersi nei dati dell’export, e l’accettazione del declino.
Ma con energie per ripartire, una “forza” del Paese, l’ha definita lo stesso Renzi. Confronto che ha messo sul piatto le tensioni interne – le spinte secessioniste mai sopite, l’ammodernamento delle infrastrutture – e i nodi sul piano nazionale – la riforma del mercato del lavoro e il controverso art.18 dello Statuto dei lavoratori.
«Le nostre aziende hanno una forte volontà di riscossa e di rivalutazione dei propri asset» esordisce il presidente di Confindustria, Roberto Zuccato, sottolineando la ripresa dell’export di alto valore, con un +3% nei primi mesi 2014. Ma le vendite all’estero sono pareggiate dalla caduta dei consumi interni, da piena crisi. «Così le componenti si bilanciano, e siamo a zero» commenta. Dall’osservatorio di Confartigianato, c’è il conforto che il 68% delle 135.000 imprese contate ad inizio crisi (2008) è ancora vivo. Questo, rileva Giuseppe Sbalchiero, grazie alle famiglie, «diventate un ammortizzatore sociale fortissimo, e al mondo bancario locale, legato al territorio, che ha sostenuto le aziende. L’export – aggiunge – non è sufficiente per superare il gap che abbiamo». Start up, digitalizzazione? tutte cose importanti, ammette Sbalchiero, ma prima di tutto «dotiamo il territorio delle infrastrutture», aspetto questo dove il Veneto è ancora arretrato rispetto alle realtà più dinamiche d’Europa.
Il mondo economico regionale non crede nella strada dell’indipendenza del Veneto dall’Italia, seppur con referendum. E’ giusta la rivendicazione del federalismo e di maggiori risorse economiche, ma con i referendum, “on line” o istituzionali, «ci facciamo del male da soli». «Un maggiore federalismo e una più ampia gestione delle nostre risorse, pensiamo ai 21 miliardi di residuo fiscale, sono giusti – ha detto Roberto Zuccato, leader degli Industriali – ma scegliamo il modo sbagliato per chiederlo. Alla fine appariamo sempre come i brontoloni, gli “evasori”, quelli che hanno tanto e non sono mai contenti. Innanzitutto non facciamoci rappresentare da certi autonomisti che sono in 5 e parlano per tutti. Così pare che da noi tutti vogliano l’autonomia». «Sull’autonomia del Veneto e del recente referendum scozzese – ha aggiunto Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato – le categorie economiche hanno preso una posizione univoca: smettiamola di continuare a farci del male, e basta prendere le parole di un “pinco palla” qualsiasi come fossero quelle di tutti i Veneti. E finiamola di auto-convincerci che, forse, riusciremo a portare a casa qualcosa in più di quello che abbiamo, distruggendo però ciò che abbiamo costruito fino ad oggi». D’accordo anche Massimo Zanon, presidente di Confcommercio. «Il cambiamento – ha spiegato – lo si fa in un sistema di relazioni, non isolandosi. Il Veneto non può dimenticarsi di essere inserito in un modello globale, non è solo Italia, è il mondo. Per questo sarebbe auspicabile che nella giunta che uscirà dalle regionali 2015 vi fosse un assessore “agli esteri”».
Per gli esponenti del mondo economico veneto «far ripartire i consumi è il sistema per far ripartire l’Italia»: parte da questa valutazione il giudizio positivo sugli 80 euro in busta paga decisi dal governo Renzi espresso dal presidente di Confindustria Roberto Zuccato, sottolineando che gli effetti del provvedimento «si potranno vedere a medio e lungo termine» specie se accrescerà «il sentimento di fiducia». Ha poi ricordato che nell’immediato gli 80 euro possono essere serviti «a qualcuno per le bollette, ad altri per metterli in un salvadanaio eroso da 6 anni di crisi». A chi rileva che non sono serviti, Zuccato ha risposto con una domanda “e se non ci fossero stati?”
Le categorie economiche del Veneto sono coese sui grandi temi per il futuro della regione, ma è il mondo politico che pare diviso e ha difficoltà a cogliere una strada all’insegna dell’unità per lo sviluppo futuro. Il richiamo alla visione comune «attorno a temi centrali come le infrastrutture, quali Alta Velocità, aeroporti e porti» è stato sottolineato da Zuccato. Sul tema, ha ricordato il “dialogo” aperto con il ministro Maurizio Lupi, la questione dei fondi europei da non perdere, e la proposta avanzata dagli stessi industriali di un commissario, con capacità tecniche ed europee, per raccogliere finanziamenti privati. «I soldi in Europa ci sono e sono anche tanti. Abbiamo già dato – ha detto Zuccato – la disponibilità a trovare finanziatori per la Tav». Su una visione coesa ha puntato l’attenzione anche il presidente di Confartigianato Sbalchiero, evidenziando che «la politica a livello locale si mostra invece divisa. Le diverse parti non hanno capito che se non si crea economia si creano disoccupati». Confcommercio, con Massimo Zanon, ha richiamato in chiave unitaria il documento di inizio anno presentato dalle tre categorie: «si è capito che il cambiamento passa per il territorio e per l’aggregazione fra settori, senza castelli verticali tra categorie. Se non si riesce a mettere insieme la filiera – ha rilevato, citando il caso del turismo – se non si acquisisce uno spirito collettivo rinunciando a campanili e steccati allora è inutile puntare sullo sviluppo. Ma la politica non lo sta capendo».
Quanto alla riforma del mercato del lavoro, «se vogliamo rinnovare l’Italia, l’art.18 va messo in discussione, troviamo le forme più adatte. Non è per lasciare agli industriali “le mani libere”, ma per riuscire ad attrarre investimenti esteri» afferma Zuccato sul punto più delicato dello Jobs act. «Riguarda le aziende dai 50 dipendenti in su, è vero, ma guarda caso sono quelle che hanno un’attenzione da parte degli investitori stranieri». «Affrontare l’Art.18 come tema attuale – osserva Sbalchiero – non significa parlare di futuro, ma del passato. Non è un tabù per noi, ma per qualcun altro. I gap veri delle aziende sono il costo dell’energia, il costo del lavoro più alto d’Europa, la burocrazia».
Quanto all’innovazione, il discorso vale per le industrie del manifatturiero, ma soprattutto per il turismo, uno dei “capitali” del Veneto. «Il segnale che le cose cambiano – afferma Zanon – può venire solo dalla ripresa dei consumi interni, e il terziario di mercato in Veneto è di gran lunga il principale “creatore” del reddito delle famiglie. Eppure è sotto-digitalizzato. La politica non lo capisce, concepisce l’innovazione solo sul mondo produttivo. Se un albergatore, un ristoratore battono “cassa” per investire non trovano risposte. Anche “Veneto Sviluppo” non funziona nei confronti del terziario».