Zaia: «decisione imbarazzante dopo anni di trattative e investimenti». Da Assocarboni preoccupazioni per il mix energetico del Paese
Dopo anni di tira e molla, complice la crisi economica che ha ridotto i consumi di energia e il boom della produzione elettrica da fonte rinnovabile (nelle ultime settimane la quota di copertura è sopra il 50% del totale di energia consumata), l’Enel si ritira dal progetto di riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle.
Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, «è imbarazzante quello che sta accadendo in merito al progetto di riconversione della centrale. Certo è che il territorio polesano non merita una delusione così forte”. Zaia ricorda che «fino a qualche mese fa si andava in tutt’altra direzione nella fondata speranza che in Polesine si potesse finalmente concretizzare quell’opportunità di sviluppo alla quale la Regione ha sempre lavorato con convinzione e impegno. E questa non è una difesa d’ufficio del progetto: sul piatto c’erano investimenti per 2,5 miliardi di euro, migliaia di posti di lavoro, un’occasione di rilancio e di nuovo equilibrio per l’intera area polesana». Per Zaia «l’Enel non pensi di cavarsela a buon mercato, dopo aver tenuto in sospeso questo territorio per tutto questo tempo. Il Polesine non può pagare le incertezze e la mancanza di strategie di gruppi che mostrano, nei fatti, di vivere alla giornata».
La decisione di Enel preoccupa Assocarboni, secondo cui l’accantonamento del progetto di conversione a carbone della centrale di Porto Tolle dell’Enel, è «comprensibile» anche se solleva «preoccupazione per il mix energetico del Paese e l’urgente necessità di definire per il sistema Italia una nuova roadmap del carbone». Andrea Clavarino presidente di Assocarboni rileva che la «decisione Enel di accantonare il progetto di conversione a carbone della centrale di Porto Tolle comprensibile. Il progetto avrebbe avuto un forte impatto positivo sull’economia locale e nazionale, oltre a garantire maggior sicurezza e economicità al sistema energetico italiano, ma a causa di difficoltà normative e contenziosi locali stato bloccato per oltre dieci anni diventando di fatto di difficile realizzazione anche per un grande operatore quale Enel».
«Mentre in Europa e nel mondo il carbone la fonte più competitiva per la generazione di elettricità – sottolinea il presidente di Assocarboni – l’Italia, pur vantando alcuni dei migliori impianti al mondo, con efficienze del 46%, continua a rimanere indietro, mantenendo una quota del carbone nel mix energetico di solo il 12%. Un paese come la Germania, che ha fortemente promosso ed incentivato lo sviluppo e l’utilizzo delle fonti rinnovabili, continua a basare la sua competitività sul carbone. Oggi il mix tedesco vede il carbone con un peso del 45% e le rinnovabili con una quota pari al 25%. Adottare la ricette tedesca con più rinnovabili e carbone potrebbe essere una possibile soluzione per l’Italia».