CNA Emilia Romagna ha presentato alla Regione le proposte per tagliare gli oneri alle imprese.
La sede regionale di CNA ha fatto da cornice all’atteso confronto tra il mondo delle piccole e medie imprese e l’amministrazione emiliano romagnola sul tema della semplificazione della burocrazia locale. Un incontro che ha messo in luce numeri preoccupanti: le micro e piccole imprese italiane dedicano mediamente 313 ore all’anno – l’equivalente di quasi due mesi lavorativi – solo per adempiere agli obblighi amministrativi, con un costo complessivo stimato in 43 miliardi di euro.
L’Osservatorio Burocrazia CNA, giunto alla VI edizione, ha fotografato un sistema ancora troppo complesso, frammentato e oneroso per le imprese, nonostante i ripetuti annunci di semplificazione. Durante l’incontro, la Confederazione ha illustrato le proposte per alleggerire il carico burocratico che grava sulle imprese.
«Non è più accettabile che un imprenditore debba dedicare un mese e mezzo di lavoro all’anno solo per rispettare adempimenti amministrativi invece di concentrarsi sul proprio business – ha dichiarato Paolo Cavini, presidente di CNA Emilia Romagna -. I numeri della ricerca dell’Osservatorio Burocrazia parlano chiaro: in media, ogni impresa spende 9.210 euro all’anno per la gestione della burocrazia. È tempo che la pubblica amministrazione si ponga realmente al servizio delle imprese, riconoscendo che il tempo degli imprenditori ha un valore economico misurabile».

Marco Capozi, curatore della ricerca e responsabile dell’Ufficio Legislativo CNA, ha illustrato nel dettaglio le proposte elaborate dall’Osservatorio Burocrazia CNA: «le nostre analisi hanno dimostrato che applicando anche solo la metà delle semplificazioni da noi proposte, si potrebbe ridurre il tempo dedicato agli adempimenti burocratici di oltre 50 ore annue, con un risparmio netto di 1.459 euro per impresa. A livello nazionale, questo significherebbe liberare risorse per quasi 7 miliardi di euro, riducendo l’impatto complessivo della burocrazia dall’attuale 2% all’1,7% del PIL». Una riforma a costo zero e vincente per tutti i soggetti coinvolti.
Le proposte di CNA si fondano su otto principi cardine: proporzionalità degli adempimenti in base alle dimensioni d’impresa, attuazione effettiva delle norme, monitoraggio dei risultati, certezza del quadro normativo, collaborazione tra enti, digitalizzazione reale dei processi, standardizzazione delle buone pratiche e valorizzazione delle competenze nella pubblica amministrazione.
Tra le misure più urgenti presentate alla regione Emilia Romagna figurano l’accorpamento degli Sportelli unici (SUAP, SUE e sportello ambientale) in un’unica struttura digitalmente avanzata, la creazione di un “Fascicolo digitale d’impresa” completo e accessibile a tutti gli enti pubblici, l’adozione rigorosa del principio “once only” (fornire una sola volta le informazioni alla pubblica amministrazione), e un efficace coordinamento dei controlli tra i diversi enti.
L’assessore Davide Baruffi ha riconosciuto la fondatezza delle preoccupazioni espresse da CNA e ha garantito l’impegno della Regione a lavorare su un piano di semplificazione che possa essere realmente efficace. «Abbiamo raccolto le proposte di CNA e le valuteremo con attenzione -ha detto Baruffi -. La Regione intende fare la sua parte per contribuire a creare un ambiente amministrativo più favorevole alle imprese».
Il confronto ha evidenziato come la semplificazione non sia solo una questione tecnica, ma una vera e propria sfida economica e sociale. In chiusura dell’incontro, Cavini ha sottolineato come «le piccole e medie imprese rappresentano il 99% del tessuto produttivo regionale e generano il 65% del valore aggiunto. Le micro e piccole imprese, a differenza delle realtà più strutturate, non dispongono di uffici dedicati esclusivamente alla gestione burocratica. In questo contesto, il ruolo della Regione diventa determinante come cabina di regia per garantire un’informazione chiara e uniforme su procedure e modalità operative. Un esempio lampante di questa disparità lo vediamo nel settore degli appalti pubblici, dove le microimprese si trovano in seria difficoltà ad accedere alle opportunità. Se non introduciamo soluzioni concrete e tangibili già nei prossimi mesi, corriamo il rischio concreto che le nostre imprese rimangano definitivamente escluse da importanti opportunità di crescita».
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