Rigassificatore di Ravenna pronto ad entrare in servizio

Visita al terminale al largo del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e dell’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, assieme al presidente dell’Emilia Romagna, Michele de Pascale.

Rigassificatore di Ravenna
L'inagurazine del rigassificatore di Ravenna. Da sx, Michele de Pascale, Gilberto Pichetto Fratin e Stefano Vernier.

Visita al terminale al largo del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e dell’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, assieme al presidente dell’Emilia Romagna, Michele de Pascale.

A quasi tre anni dall’acquisto effettuato da Snam, il rigassificatore di Ravenna, il secondo impianto galleggiante italiano dopo quello in servizio a Piombino, è pronto ad entrare in funzione con l’inaugurazione simbolica cui hanno partecipato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, oltre al presidente dell’Emilia Romagna, Michele de Pascale.

La BW Singapore era stata acquistata da Snam nel 2022 all’indomani della crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina. E’ dotata, come l’Italis Lng in esercizio a Piombino, di una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno. Attraverso la sua entrata in esercizio, la capacità di rigassificazione complessiva dell’Italia salirà a 28 miliardi di metri cubi l’anno, volume uguale a quanto importato dalla Russia nel 2021 e pari al 45% della domanda nazionale di gas.

Rigassificatore di Ravenna

L’investimento complessivo supera di poco il miliardo di euro e i lavori hanno impiegato fino a 1.200 persone. La stima di Snam è che ogni anno l’esercizio del rigassificatore si tradurrà in costi diretti pari a circa 30 milioni di euro per servizi tecnico-nautici, di gestione della piattaforma e monitoraggi ambientali.

Nella realizzazione del rigassificatore di Ravenna, sono state privilegiate aree non antropizzate, rispettando quelle protette e minimizzando l’uso di suolo. Sono stati sfruttati quanto più possibile asset già esistenti (emersi e sommersi), elettrificando ogni consumo possibile e utilizzando la tecnica “trenchless” per la posa delle condotte senza scavo aperto, riducendo così l’impatto sulla linea di costa. A tutto questo si aggiunge un’intensa attività di monitoraggio ambientale, per la quale sono stati considerati 70.000 parametri sull’area a terra e 20.000 su quella a mare, anche grazie al coinvolgimento di oltre 20 ditte esterne, 3 realtà universitarie e 10 laboratori di analisi.

Per Venier «questo intervento dimostra che infrastrutture energetiche ed ambiente possono convivere, dando al Paese la sicurezza energetica contro le crisi».

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