Si aggiornano i codici delle prestazioni e nella sanità veneta si scatena il caos, soprattutto negli ambulatori dei medici di famiglia. Tutto comincia il 30 dicembre 2024 quando Azienda Zero rilascia l’ultima versione aggiornata del Catalogo Veneto del Prescrivibile (CVP), cioè il sistema che codifica le prestazioni specialistiche e di laboratorio erogate dal Servizio sanitario regionale e che permette ci sia corrispondenza tra le visite e gli esami prescritti e quelli erogati.
Uno strumento fondamentale, il CVP, nei suoi intenti per creare concordanza di lettura e di interpretazione tra i diversi soggetti che erogano le prestazioni della sanità veneta – aziende sanitarie, laboratori privati accreditati e convenzionati, ospedali pubblici e privati… – e per una corretta ed efficace comunicazione proprio tra questi soggetti, chiamati anche ad analizzare le risposte della sanità ai bisogni di salute della popolazione. Ogni prestazione un codice, univoco per tutti. Non si può sbagliare.
Peccato, però, che ora dopo il cambio dei codici le strutture sanitarie spesso non riconoscano quelli nuovi scatenando il caos. «Oggi – sottolinea il segretario dei medici di famiglia FIMMG Veneto, Maurizio Scassola – il CVP è un altro strumento di tortura per i medici di Medicina generale e per i loro pazienti. È insopportabile come ogni implementazione del sistema informatico in Veneto diventi immediatamente uno strumento di tortura! È insopportabile che, con tutto il tempo che la Regione ha avuto a disposizione per il lancio di questo strumento, il risultato sia l’ennesimo caos».
Nella pratica quotidiana i medici di famiglia da un lato hanno enormi difficoltà a comunicare con i laboratori o con gli specialisti, che non riconoscono le nuove codifiche e non riescono a interpretare la ricetta dematerializzata; dall’altro perdono un sacco di tempo per analizzare voce per voce cosa è cambiato e quale prestazione corrisponda a un dato codice.
«Per superare il problema allora – prosegue Scassola – i soggetti erogatori ci invitano a stampare la cara vecchia ricetta rossa. Sì, proprio quella che dal primo gennaio 2025 doveva scomparire del tutto con il passaggio definitivo, strombazzato ai quattro venti, a quella digitale. Torniamo indietro invece che andare avanti: la regressione completa del sistema».
Nessuna informazione o documento sono arrivati ai medici di famiglia per facilitare la transizione secondo la denuncia della FIMMIG. «È insopportabile – rincara Scassola – come la Regione continui a ignorare la collaborazione con la Medicina generale. Noi non siamo stati mai interpellati. Nessuno ci ha detto “ci saranno dei disguidi, segnalateceli”. Niente di niente. Tutto d’imperio, come se tutto fosse dovuto e tutto fosse sempre semplicissimo». Cosa semplice che, di fatto, non è. Anno nuovo ma problemi vecchi. «La relazione con i nostri pazienti – conclude con amarezza Scassola – è già fragile per le note criticità nell’organizzazione della sanità veneta, specie a livello territoriale. Quello, però, di cui la popolazione e la Medicina generale non hanno affatto bisogno è improvvisazione e dilettantismo».
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