Equo compenso, il Trentino in ritardo nel recepimento della normativa nazionale

Il ricorso al Tar degli ordini delle professioni tecniche punta a ribadire la certezza del diritto, che il presidente della Provincia Fugatti trascura, nonostante la legge sia stata voluta dalla premier Giorgia Meloni, prima firmataria.

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Equo compenso Elezioni in Trentino lupi
Il presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti.

Ancora una volta, il Trentino guidato dal leghista Maurizio Fugatti non brilla nell’allinearsi alle normative nazionali che costituiscono un principio non derogabile anche per l’Autonomia speciale: questo è il caso della nuova norma sull’equo compenso, una legge che reca a prima firma quella del premier Giorgia Meloni, che pone limiti all’eccessivo ribasso che poi finisce per riverberarsi sulla qualità del lavoro intellettuale.

Gli Ordini ed i collegi professionali firmatari dell’istanza a provvedere in autotutela e del ricorso contro l’affidamento dei servizi tecnici di progettazione per la realizzazione nel nuovo Polo Ospedaliero Universitario del Trentino, ritengono opportuno precisare che «prima di arrivare alla richiesta di ritiro del bando in autotutela e del ricorso, la Rete delle Professioni Tecniche del Trentino ha cercato più volte un confronto e una mediazione con la Provincia, senza però mai ottenere risultati concreti».

Secondo quanto afferma la Rete delle Professioni Tecniche «la Giunta della Provincia Autonoma di Trento è stata da oltre un anno sollecitata più volte dagli stessi Ordini e Collegi tecnico-professionali ad affrontare il tema dell’equo compenso (L. 49/2023) a recepire quella norma nazionale che garantisce il rispetto del principio dell’equo compenso dei professionisti anche negli appalti pubblici. Anche nel corso dell’anno 2024 la Rete delle Professioni ha più volte cercato un confronto con la Provincia in merito all’equo compenso (Legge dello Stato n. 49 del 21 aprile 2023 recante Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali), senza sostanzialmente avere alcuna definitiva apertura in tal senso e quindi l’applicazione della L. 49/2023».

Gli Ordini ed i Collegi tecnici del Trentino chiariscono che «non sono assolutamente contro la realizzazione del Nuovo Polo Ospedaliero Universitario di Trento, anzi: sono convinti della sua necessità a breve termine e dell’importanza che riviste per l’intera Comunità Trentina e che si rendono disponibili a ritirare immediatamente il ricorso qualora la Provincia Autonoma di Trento apporti i dovuti correttivi, anche facendo riferimento al recente correttivo dell’equo compenso approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 ottobre 2024».

La situazione rischia di trasformarsi in un girone dantesco, perché da una parte la Provincia si fa forte di una norma europea che prevede ribassi sulle prestazioni professionali fino al 50%, che finisce in contrasto con la nuova norma nazionale che prevede un tetto al 35%, con il presidente del Trentino Fugatti, che bolla come disfattisti i ricorrenti in quanto danneggerebbero gli interessi del Trentino, mentre dall’altra gli ordini professionali deontologicamente non possono che rifarsi alla normativa nazionale e denunciare chi non la rispetta.

Sul tema interviene anche il consigliere provinciale del Pd, Andrea De Bertolini, già presidente dell’Ordine degli avvocati, che riconosce la fondatezza della posizione della Rete delle Professioni Tecniche, «perché è in gioco non solo una questione di carattere economico, ma anche la dignità del lavoro dei professionisti. Già a gennaio avevo sollecitato la Giunta ad intervenire per adeguarsi alla norma nazionale, salvo ricevere risposte negative, quando in provincia di Bolzano il principio dell’equo compenso nelle gare di appalto pubbliche è già rispettato».

Di fatto, il ricorso al Tar non è altro che conseguenza diretta di un ulteriore inadempimento del governo provinciale a guida Lega Salvini ad adeguarsi alle normative vigenti, nonostante siano state proposte da parte della stessa maggioranza nazionale di cui fa parte. Una situazione decisamente preoccupante che espone l’Autonomia speciale ad inutili rischi che a Bolzano, a differenza di Trento, non vogliono correre.

 

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