Legge sui sindaci, in Trentino Alto Adige addio velleità di terzo mandato per quelli più grandi

Per analogia, pietra tombale anche sulle ambizioni di un terzo mandato per il presidente della Provincia.

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Dopo una lunghissima seduta del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige finita ai tempi supplementari a notte fonda, la nuova legge sui sindaci della regione autonoma ha finalmente recepito le indicazioni quadro nazionali, liberalizzando i mandati per i primi cittadini per i comuni fino a 5.000 abitanti, un tetto a tre mandati per i comuni da 5.001 a 15.000 e la conferma del doppio mandato per tutti gli altri di popolazione superiore.

Una legge sui sindaci nata all’insegna di una forte contrapposizione all’interno della maggioranza regionale, con la Svp, FdI, Patt e Civica favorevoli a recepire l’impianto nazionale, mentre Lega Salvini e Noi Trentino erano contrari. Durante le trattative si era arrivati anche a preconizzare uno scenario a doppia velocità, con una regolamentazione in linea con quella nazionale per l’Alto Adige, e una in salsa trentina con il limite uniformato a 3 mandati per tutti i comuni oltre i 15.001 abitanti. Cosa che avrebbe esposto la norma ad un possibile fallo segnalato dal governo Meloni con relativa impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale.

Dietro le spinte dei trentini a portare a tre i mandati per i comuni maggiori c’è lo sdoganamento dello scenario di un terzo mandato anche per i presidenti di provincia e di regione, cosa che sta particolarmente a cuore della Lega Salvini, oltre che in Trentino, anche in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, i suoi presidenti sono già al secondo mandato, con Fratelli d’Italia che spinge per potere arrivare ad un legittimo riequilibrio dei rapporti di forza, visto che in quasi tutte le regioni il partito di Giorgia Meloni vale da due a tre volte tanto quello di Matteo Salvini, che rosica non poco visto che sta perdendo anche la sfida testa-a-testa con Forza Italia, ormai da parecchi mesi stabilmente davanti di qualche decimo di punto ai leghisti.

Comunque sia, alla fine la linea dell’asse Svp-FdI ha avuto partita vinta, con la legge approvata con 29 voti favorevoli, 23 contrari e12 astenuti, quasi tutti tra le file della Lega Salvini e dei suoi vassalli.

Un esito che lascia soddisfatto l’assessore regionale agli enti locali, Franz Locher (SVP), anche in vista della tornata della prossima primavera delle elezioni amministrative, con molti sindaci che puntavano al terzo mandato che masticano decisamente amaro.

Dal fronte delle opposizioni, si stigmatizza il comportamento della maggioranza regionale e della Lega Salvini in salsa trentina in particolare. Per Alessio Manica (capogruppo PD in Consiglio provinciale di Trent) e Andrea de Bertolini (capogruppo PD in Consiglio regionale), «in Consiglio regionale abbiamo assistito ad un imbarazzante scontro proprio all’interno della maggioranza. Paradossalmente, il presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti e parte della sua maggioranza, hanno aperto ieri una vera e propria guerra al loro stesso DDL per portare a tre i mandati nei comuni sopra i 15.000 abitanti. Probabilmente per creare un precedente per sostenere in un secondo momento la richiesta del terzo mandato anche per il Presidente della Giunta provinciale. In parole povere, aprire la strada all’ipotesiFugatti ter”. Insomma, la maggioranza che smentisce sé stessa, ovvero l’ennesima conferma di una compagine regionale che esiste solo sulla carta, ma non esiste nella pratica. Una convivenza puramente spartitoria che si regge quotidianamente su equilibrismi, sceneggiate e brutte figure come quella di ieri».

 

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