Il dossier dell’Autonomia differenziata registra una spaccatura netta tra regioni di centrosinistra e di centrodestra, con Veneto, Lombardia, Liguria e Piemonte che hanno incontrato il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, per parlare di Protezione civile e la sua possibile devoluzione alle regioni, e le altre a trazione centrosinistra, in attesa del parere della Consulta che dovrà esprimersi sulle questioni di costituzionalità riguardanti la legge sull’autonomia differenziata, tema sollevato a suo tempo con i ricorsi di Puglia, Toscana, Sardegna e Campania.
Queste quattro regioni hanno impugnato la legge sull’Autonomia differenziata nella sua totalità, anche con riferimento a specifiche disposizioni. Le questioni poste all’esame della Consulta sono collegate all’interpretazione dell’articolo 116 in relazione all’attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.
Alcuni dei rilievi riguardano la determinazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale), sia per quanto riguarda la fonte e il procedimento di determinazione, sia per quanto riguarda l’individuazione delle materie e per il trasferimento delle funzioni. Altre questioni riguardano il procedimento di approvazione delle intese tra Stato e regione per l’attribuzione delle materie e delle relative funzioni; altre ancora coinvolgono le modalità di finanziamento delle funzioni trasferite.
In alcuni dei giudizi interverranno Piemonte, Veneto e Lombardia grazie all’ammissibilità degli interventi “ad opponendum” autorizzati dalla Consulta in apertura della sua seduta nel giudizio riguardante la legge sull’Autonomia differenziata. L’udienza a Palazzo della Consulta andrà avanti con la discussione nel merito delle questioni di costituzionalità sollevate dalle regioni Campania, Toscana, Sardegna e Puglia. Gli interventi di Piemonte, Veneto e Lombardia si oppongono quindi ai ricorsi di Toscana, Campania, Sardegna e Puglia: «l’idea che abbiamo – ha spiegato l’avvocato Marcello Cecchetti, che rappresenta la regione Piemonte – è quella di un’interpretazione dell’articolo 116 della Costituzione meno condizionata da elementi quali i Lep necessari in tutte le materia e forme di collaborazione».
«E’ una legge tutt’altro che inoffensiva» ha detto in aula alla Consulta dal fronte dei contrari all’Autonomia differenziata il professor Massimo Luciani, che rappresenta la regione Puglia nel giudizio inerente le questioni di legittimità. «In Costituzione si fa riferimento ai diritti, e sono i diritti che reclamano la fissazione di livelli essenziali. I lep investono tutti i diritti, quindi dire che l’indirizzo politico statale può scegliere per quali diritti definire i lep fa correre i brividi» ha aggiunto Luciani
Per l’avvocato Omar Chessa, del collegio di legali della regione autonoma Sardegna, nella legge in esame vi sono «disposizioni incostituzionali viziate sotto il profilo della competenza, in frontale contrasto con quando previsto dall’articolo 116 della Costituzione». Con la legge Calderoli, ha rilevato poi l’avvocato Andrea Pertici, in rappresentanza della regione Toscana, «si disegna un non efficiente quadro di autonomia particolare, ma un’autonomia antisolidaristica e inefficiente nel garantire l’accesso ai servizi essenziali, nonché un sistema che non pare finanziariamente sostenibile».
Intanto, le regioni favorevoli all’Autonomia differenziata proseguono il loro cammino con un incontro a Roma al tavolo, presieduto dal ministro Roberto Calderoli, presenti anche i ministri Matteo Piantedosi, Nello Musumeci, Paolo Zangrillo, che ha visto partecipare i presidenti di Veneto, Lombardia, Liguria e Piemonte. Sulla Protezione civile si sono fatti passi avanti, grazie anche al fatto che il tema è “devolvibile” e soprattutto non è soggetto ai Lep. Al termine Calderoli ha sottolineato che «il confronto tra tutti i soggetti coinvolti è stato proficuo e senz’altro positivo, abbiamo stabilito di partire da un testo base su cui condividere le osservazioni», ricordando poi che «lo svolgimento dei negoziati andrà avanti a ritmo costante».
Per Calderoli «l’obiettivo condiviso da tutti è e resta quello di favorire l’operatività e tagliare la burocrazia, per agire con immediatezza quando è necessario e soprattutto assicurare al Paese servizi pubblici il più possibile efficienti».
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