Bilancio 2025 del Trentino a quota 6 miliardi

Investimenti alle infrastrutture, sostegni alle imprese, famiglie e natalità. Ma l’aumento dell’addizionale Irpef allo 0,5% per i redditi oltre i 50.000 penalizza la classe media che il governo Meloni vuole favorire. Critiche dall’opposizione del Pd.

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Bilancio 2025 del Trentino fugatti bis assestamento di bilancio giunta leghista
La sede centrale della provincia di Trento.

Il bilancio 2025 del Trentino viaggia verso quota 6 miliardi di euro, un livello sicuramente elevato, ma ancora lontano da quello dell’Alto Adige che sfiora gli 8 miliardi di euro, ben due in più dell’Autonomia trentina, che guarda al rilancio della competitività, alla questione abitativa e natalità, supportando i settori produttivi e la crescita dell’economia locale che assicura le risorse al bilancio provinciale.

La bozza di bilancio 2025 del Trentino è stata presentata in anteprima alle parti sociali, associazioni imprenditoriali e sindacali, dal presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, e dall’assessore allo sviluppo economico, Achille Spinelli, che ora si avvia alla discussione in Consiglio provinciale per l’approvazione entro Natale.

La proposta della giunta a trazione Lega Salvini si pone in linea con quella degli anni precedenti, provvedendo a portare nuove risorse al realizzando nuovo polo ospedaliero di Trento, del quale la politica si balocca da oltre 10 anni tra accelerazioni e frenate, spesso per errori e sviste marchiane sanzionati dalla magistratura amministrativa, l’attivazione della nuova facoltà di medicina e per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego fino al 2027.

450 milioni di euro vengono destinati tra le diverse voci alle opere infrastrutturali prioritarie come varianti stradali, piste ciclabili, scuole e il nuovo stadio di Trento (un primo finanziamento di 45 milioni con Cassa del Trentino e Credito sportivo), oltre alla nuova sede della Protezione civile del Trentino a Ravina (20 milioni), dove troverà spazio anche la Federazione dei vigili del fuoco volontari.

Sul fronte economico vengono confermate le agevolazioni per Irap e Imis che valgono un centinaio di milioni di euro l’anno e sono autorizzate risorse a sostegno degli investimenti delle imprese per oltre 80 milioni di euro (inclusa l’agricoltura). Citati inoltre i Bandi qualità in arrivo sul tema Olimpiadi, che saranno il primo banco di prova delle regole sul rispetto dei contratti di lavoro introdotte per i contributi alle imprese a seguito dell’accordo siglato recentemente con la parte datoriale e i sindacati.

Sul tema sgravi fiscali, vengono riviste le agevolazioni sull’addizionale provinciale all’Irpef a vantaggio delle famiglie con figli per le quali è prevista una detrazione di 246 euro per ogni figlio a carico. Prorogato inoltre l’assegno di natalità anche per i nati nel 2025 e prevista la parificazione dei congedi parentali nel settore privato con quelli pubblici nei primi 11 mesi di vita del bambino. Peccato solo che la giunta leghista si muova in direzione contraria rispetto al governo nazionale nei confronti della cosiddettaclasse media”, prevedendo il rialzo allo 0,5% dell’addizionale Irpef per i redditi oltre i 50.000 euro.

Nel capitolo casa è finanziato il progetto RiUrb per dare risposte ai fabbisogni con alloggi a canone moderato per il ceto medio, per gli anziani autosufficienti e gli studenti. Allo studio anche il progetto RiVal pensato per dare risposte alle zone a rischio spopolamento e quelle ad alta vocazione turistica in cui ci sono difficoltà abitative per residenti e lavoratori.

Ci sono anche alla voce sport e grandi eventi le risorse per confermare la candidatura del Trentino alle Olimpiadi giovanili 2028 e quella per i Mondiali di ciclismo 2031, nella convinzione che questi eventi siano un volano per il territorio nonché un’opportunità per sfruttare l’eredità positiva dei Giochi invernali 2026.

La manovra comprende poi un’assegnazione di risorse per tutti gli ambiti di competenza dell’Autonomia speciale: dalla sanità e l’assistenza fino a scuola, ricerca, innovazione, ambiente, cultura.

La proposta della maggioranza Lega Salvini, Patt, Lista Spinelli e Fratelli d’Italia è sostanzialmente bocciata dalle opposizioni e dal Pd in particolare, che criticano anche le modalità di metodo con cui la manovra di bilancio è resa nota: «come sempre apprendiamo dalla stampa le anticipazioni sulla manovra di bilancio, in attesa che i disegni di legge approdino alla commissione competente» chiosano gli esponenti del Pd.

Riguardo ai contenuti, «da quanto leggiamo pare che il mantra della giunta rimanga sempre lo stesso: investire in opere pubbliche per sostenere la crescita del PIL e lasciare le briciole a famiglie e lavoratori – proseguono gli esponenti Dem -. Peccato che una crescita, per essere sostenibile, si dovrebbe basare prevalentemente su investimenti e riforme strutturali che in questa manovra come sempre non si vedono. Investimenti e riforme che devono favorire, come sostiene anche l’OCSE, l’innovazione verso la sostenibilità e digitalizzazione, l’internazionalizzazione e un maggiore dimensionamento delle imprese, unico modo per garantire adeguati aumenti salariali. Si continua a tenere la spesa corrente ai minimi termini, nonostante le entrate siano in progressivo aumento, quest’anno di ben 300 milioni».

Per gli esponenti Pd «si usa l’alibi della prudenza per dirottare le risorse sempre su investimenti in conto capitale, mentre le famiglie sono in grande difficoltà. Nella presentazione della manovra ai sindacati, al di là dell’autocelebrazione sui risultati economici, non viene riportato nessun dato sull’inflazione e sul costo della vita esorbitante del Trentino e sulle disuguaglianze in aumento: nessuno spiega perché nonostante aumenti l’occupazione stia aumentando anche la povertà relativa e il rischio di povertà. Evidentemente sta lievitando la quota di lavoro povero. Anche da questi dati si dovrebbe partire per decidere come destinare le risorse, altrimenti si mina la coesione sociale del territorio».

Quanto alle politiche sui redditi «per i salari servirebbe usare maggiormente una selettività degli sgravi IRAP per favorire assunzioni di giovani e donne e per premiare chi adotta contratti integrativi aziendali, cosa che dovrebbe essere vincolante anche per gli incentivi previsti dalla legge 6/2023 – commentano dal Pd -. Non sono molte le leve per favorire gli aumenti contrattuali nel privato, ma di tutto questo non vi è traccia. Si mette invece mano alla deduzione dell’addizionale IRPEF, riducendola da 30.000 a 27.000 euro (perderanno la deduzione lavoratori e lavoratrici con stipendi tra 1.599 e 1.798 euro per tredici mensilità, che con i prezzi di oggi non sono certo un ricco salario!) per sgravare 250 euro a figlio per redditi tra i 27.000 e i 50.000 euro, senza però metterci un euro in più. Noi avevamo chiesto che questa misura fosse aggiuntiva, a sostegno delle famiglie con figli, e non che si realizzasse penalizzando il ceto medio, cosa che si fa solo per non metterci 7,5 milioni, che sono nulla a fronte dei 450 investiti in opere».

Per l’opposizione «la riforma dell’ICEF viene rinviata, ma si capisce già ora che non vi sarà l’indicizzazione per accedere alle diverse provvidenze, visto che risorse aggiuntive non ne sono state stanziate. Le risorse ci sono e serve destinarle a questo, che è una priorità: a Bolzano si investe molto più che in Trentino nel sociale e nelle politiche abitative e i risultati si vedono – proseguono gli esponenti Pd -. Sulla sanità si continua a investire troppo poco. Nel balletto delle cifre non si capisce se questi 90 milioni in più per APSS rispetto al 2024 siano risorse nuove o quelle già stanziate in assestamento per gli aumenti contrattuali. Come pensiamo di attrarre personale e difendere la sanità dalla privatizzazione senza investire un volume adeguato di risorse?»

Quanto alla casa, «nulla sull’emergenza abitativa in atto: non bastano i fondi per l’housing sociale che cadranno a terra tra diversi anni, ma serve dare risposte immediate. Il mercato degli affitti residenziali è paralizzato e nulla si fa sull’IMIS per favorire gli affitti residenziali e gravare maggiormente su quelli turistici. Nulla per garantire i proprietari per favorire l’immissione di case sfitte sul mercato. Anche su denatalità e conciliazione familiare le misure sono sempre le stesse: bonus una tantum e ben poco di strutturale».  E mentre si parte con un piano di agevolazione per i giovani e le famiglie numerose, ci si dimentica dei cittadini con oltre 60 anni ai quali l’acquisto di una prima casa con mutuo è spesso precluso per questioni anagrafiche, nonostante la disponibilità di risparmio e redditi adeguati: una situazione che si potrebbe risolvere con l’istituzione di un fondo di garanzia provinciale che consenta ai residenti con oltre 60 anni di accedere ad un mutuo con durata fino a 20 anni di durata, visto anche l’incremento medio dell’aspettativa in vita.

«La parificazione tra congedo parentale nel pubblico e nel privato è insufficiente: come PD abbiamo già proposto con un ddl dedicato di aumentare anche la percentuale di copertura delle retribuzioni durante i congedi, favorendo i congedi di paternità. E anche qui, per risparmiare miseri 6 milioni di euro, non si è voluto equiparare pubblico e privato per quanto riguarda il riconoscimento della malattia bambino nei primi tre anni del figlio.

Una manovra quindi assolutamente carente, per la quale chiederemo modifiche sostanziali a tutela delle famiglie e dei lavoratori, del diritto alla salute e alla casa».

 

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