Un settore senza pace quello della produzione delle vongole italiane che sono praticamente sparite dai banconi del pesce. Dopo che le vongole veraci sono state quasi del tutto sterminate dalla diffusione del granchio blu che ha depredato gli allevamenti del Delta del Po e anche del seme, ora le vongole di mare, conosciute come lupini che fino ad ora si erano salvate, soffrono a causa dell’ondata di mucillagine che ha colpito quest’estate tutta la fascia costiera adriatica.
La situazione è decisamente critica secondo Confcooperative Fedagripesca, che vede sfumare un settore produttivo che prima dell’avvento del granchio blu e, ora, della mucillagine valeva 300 milioni di euro. Le grandi masse gelatinose nei mesi estivi hanno causato notevoli difficoltà alla pesca danneggiando gli attrezzi di cattura e con le alghe che si sono depositate sul fondale ora sono una minaccia per vongole, cozze e fasolari. Queste sono specie ittiche stanziali e che stanno morendo per colpa dell’anossia e dell’innalzamento delle temperature delle acque.
Una situazione che ha comportato per i pescatori un fermo aggiuntivo e gli imprenditori della pesca chiedono un sostegno finanziario per queste ulteriori giornate di blocco dell’attività.
Una situazione che ha avuto ripercussioni anche sul mercato ittico, che a seguito del crollo della produzione italiana è sempre più alimentato dalle importazioni, a partire dalle vongole provenienti dal Portogallo dal quale potrebbero pure arrivare i ripopolamenti per le coste venete e romagnole, anche se sarebbe un contributo parziale, visto che per fare ripartire il settore servono miliardi di esemplari da seme. Una situazione non facile, perché per far ripartire il settore, dove l’Italia era leader in Europa, occorre bonificare le acque dal granchio blu, recintare le aree di produzione e tornare a mettere in acqua il prodotto da allevare.
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