Autonomia differenziata: quattro regioni da Calderoli per trattare l’avvio

Veneto, Liguria, Piemonte Lombardia attivano la trattativa delle materie non Lep partendo dalla protezione civile.

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Autonomia differenziata

Regioni del Nord ancora in prima fila sull’Autonomia differenziata: sono state quattro le regioni che si sono sedute insieme al ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, per discutere di materie non Lep.

Il ministro Calderoli, al termine dell’incontro con i rappresentanti di Veneto, Liguria, Piemonte e Lombardia, parla di «giorno importante», non solo per l’attuazione dell’Autonomia, «ma per tutto il Paese», visto «che lavoriamo per ridurre i divari e garantire servizi ai cittadini, nel rispetto della Costituzione».

Il Veneto capofila ha chiesto autonomia sulle funzioni di nove materie, la Liguria e il Piemonte su sei e la Lombardia su otto, ma tutte hanno avanzato richieste legate alla Protezione civile, materia da cui si partirà. Scelta che rappresenta per molti versi la novità del giorno, suggellata da Calderoli che fa sapere che a breve saranno rese note le richieste avanzate dalle regioni non solo per le materie ma anche per le funzioni.

«Così – ha sottolineato Calderoli – ci si renderà conto che è un’operazione di buonsenso per attribuire alle regioni quello che possono fare meglio dello Stato, lasciando invece allo Stato ciò che è giusto, nell’interesse di cittadini, famiglie, imprese e di tutto il Paese».

Entusiasta il governatore veneto Luca Zaia, che non esita a ribadire che «il decentramento aiuterà la vita dei cittadini». A breve, ha detto Zaia, «si capirà che se tu chiedi la funzione sarà più semplice fare ad esempio le ordinanze in deroga in caso di calamità naturale in una regione. Dare modo di farle fare al presidente della regione non vuol dire smantellare la protezione civile nazionale, ma vuol dire essere più efficienti a rispondere ai cittadini».

Di «giornata storica» parla il presidente ad interim della Liguria, Alessandro Piana: «oggi i cittadini sostanzialmente ci chiedono semplificazioni e tempi certi su alcune procedure, credo che l’autonomia differenziata dia questa occasione».

Alberto Cirio, presidente del Piemonte, ha focalizzato la sua attenzione sulla funzione per la Protezione civile, perché a suo dire questo rappresenta «la prova più concreta di come l’Autonomia possa essere davvero una buona cosa, lo dico come presidente di una regione che quest’anno ricorda i 30 anni da un’alluvione che nel 1994 ha creato morte e distruzione nella mia regione. Avere l’Autonomia differenziata sulla protezione civile vuol dire che un presidente di regione potrà, laddove esistono evidentemente i requisiti, dichiarare lo stato di calamità naturale nella propria regione, cosa che oggi non può fare».

Mauro Piazza, sottosegretario per l’Autonomia della Regione Lombardia (territorio che ha chiesto tutte le materie non Lep con l’eccezione dei giudici di pace), guarda ai tempi e ai cronisti ha fatto sapere con orgoglio che la sua regione «è prontissima per l’Autonomia», visto che «abbiamo fatto tutti i nostri compiti a casa e siamo pronti ad entrare nel vivo della trattativa».

Dal fronte delle opposizioni si spara a palle incatenate: «l’Incontro di oggi è un vero e proprio sfregio all’unità nazionale e a diritti e prestazioni uguali per tutti. Calderoli e Zaia se la cantano e se la suonano da soli in attesa di capire cosa succederà di questa sciagurata legge, stretta tra le richieste di referendum delle regioni e di quello abrogativo totale promosso da un ampio fronte politico, sindacale e della società civile e sottoscritto da oltre un milione di italiani. Ovviamente il tutto con il Parlamento tenuto all’oscuro» afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro.

 

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