Prosciutto San Daniele: quota export al 19%

Le principali mete estere della Dop friuliana sono Francia, Germania, Stati Uniti e Australia.

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Prosciutto San Daniele

In controtendenza su un settore da tempo in crisi, il Prosciutto San Daniele Dop conferma le proprie posizioni secondo i dati presentati da Mario Emilio Cichetti, direttore generale del Consorzio.

«Nei primi otto mesi 2024 le quantità di affettamento sono sugli stessi livelli degli anni precedenti, questa è una conferma immediata delle buone performance», spiega Cicchetti, con riferimento a una quota export che, nel 2023, si è attestata al 19%.

Le principali mete di esportazione del Prosciutto San Daniele Dop sono Francia, Germania, Stati Uniti e Australia. «In particolare, queste due ultime mete oltreoceano prediligono il disossato e il preaffettato», afferma Cicchetti, particolarmente soddisfatto del mercato australiano che, «seppur agli antipodi geograficamente», mostra esportazioni «costanti», aspetto tutt’altro che trascurabile per la programmazione della produzione.

«Essere Dop – prosegue Cicchetti -, è garanzia del legame con il territorio e con le persone impegnate nella produzione. Siamo una filiera tutta italiana composta da circa 30 aziende: poco più del 50% è rappresentato da grandi gruppi industriali, ai quali si aggiungono una decina di aziende familiari locali e altre aziende di medie dimensioni monoproduttori. Il legame con l’ambiente e con il contesto socio-economico della zona di San Daniele è forte, imprescindibile. Come Consorzio sosteniamo ogni singola realtà associata e lavoriamo insieme con dinamismo e sinergia».

Quanto all’innovazione legata al prodotto tradizionale, per Chicchetti non è un tabu: «non consideriamo l’introduzione della tecnologia come una contraddizione. La lavorazione resta naturale, semplice, mentre le innovazioni più avanzate sono applicate per aumentare la qualità e la sicurezza degli impianti, per un’energia più efficiente e per migliorare la tracciabilità, dalla materia prima alla vendita». In particolare, l’introduzione del b sull’etichetta rappresenta «un sistema di tracciamento digitale, un codice univoco e sempre diverso, che fornisce informazioni al consumatore e trasparenza su ogni fase di lavorazione», utile anche per contrastare i fenomeni di plagio della Dop.

Come per altri settori produttivi, anche sul Prosciutto San Daniele Dop pesano gli extracosti derivanti dal caro energia e dall’instabilità geopolitica che si ripercuotono sulle tendenze di consumo: «contiamo però sull’alta qualità e sull’unicità dei nostri prodotti che sono naturalmente sostenibili» conclude Cicchetti.

 

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