Tragedia di Refrontolo, indispensabile attuare la prevenzione

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meteo europa satelliteSecondo i tecnici del Cnr si sono verificate più concause, tra loro imprevedibili. Luglio 2014 il mese tra i più piovosi dal 1800

Nuvole molto alte e piene d’acqua che racchiudono tanta più energia quanto più alto lo sbalzo di temperatura fra l’aria calda che si innalza dal mare e quella in quota che le fa formare.

Ed è la quantità di questa energia che deve sprigionarsi a provocare più di un temporale nella stessa zona dando così origine ad una “bomba d’acqua”. E’ così che gli esperti ne sintetizzano la formazione e con il nome “bomba” spiegano anche gli effetti devastanti sul territorio, con morti e feriti come accaduto nel trevigiano.

«Una quantità di acqua spropositata che diventa molto più pericolosa quando piove in zone dove già piovuto, dove quindi il suolo saturo di acqua e forma una copertura impermeabile che fa defluire l’acqua come un ruscello – spiega il vice presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Vittorio D’Oriano – In presenza di ostruzioni e detriti l’acqua non può avere un regolare deflusso e nelle zone pi basse l’acqua viene convogliata da fossi e fa esondare i fiumi». E’ quindi sulla prevenzione che bisogna puntare, secondo D’Oriano, «anche se gli effetti si possono ottenere nell’arco di 5-7 anni». Occorre partire, quindi, da «un attento monitoraggio del territorio per individuare i punti a rischio», passare poi ad «una manutenzione periodica di fossi e fiumi molto più frequente di quella fatta sinora, eliminando strozzature, e pensare ad una vera programmazione urbanistica, rispettando la vocazione naturale del territorio ed evitando le aree più esposte a rischio e il consumo di suolo». Nonostante siano interventi «semplici», dice il geologo, «l’operatività in tempo di pace quasi sconosciuta, si interviene quasi sempre solo in emergenza».

Individuare i punti critici ed eliminare strozzature e detriti, che potrebbero ostruire il deflusso dell’acqua, dunque il primo passo preventivo da fare con maggiore frequenza. «Il monitoraggio non deve essere solo geografico ma deve considerare anche la struttura geologica», rileva D’Oriano ricordando che «in Parlamento si sta discutendo della trasformazione dell’Autorità di bacino in Autorità di distretto, preposta al controllo di alluvioni e dissesto con una competenza su un territorio più ampio ma che penalizza l’efficacia». Poi bisogna «impostare una programmazione dello sviluppo urbanistico che non c’è con delle priorità che riguardino le aree più pericolose – osserva D’Oriano – Bisogna rafforzare la conservazione del suolo, rispettando la vocazione naturale del territorio e valutando i rischi, senza saturare le pianure dove anche l’agricoltura va sparendo; insomma non bisogna costruire dove non si può». Parlando della «nuova legge urbanistica presentata due settimane fa che aggiornerebbe quella del marzo del 1942», D’Oriano la definisce «condivisibile all’80-90% ma carente laddove non precisa che bisogna privilegiare il non consumo di suolo. Bisogna invece poter decidere di demolire e ricostruire edifici anche in citte mettere fine alle speculazioni».

Quella del 2014 sarà ricordata come un’estate “strana” a causa del tempo, anzi maltempo che da un mese e più imperversa su tutt’Italia: «la stagione estiva italiana dipende da vari meccanismi “teleconnessi” tra di loro, in particolare dal Monsone indiano e dall’Anticiclone delle Azzorre. Quest’anno, stranamente, né l’uno né l’altro si sono comportatati come avrebbero dovuto – spiega Bernardo Gozzini del Cnr – il primo stato un invasore e l’altro un latitante». Ecco, in breve la spiegazione dei disastri meteorologici di queste ore sul Trevigiano.

Il latitante è il famoso anticiclone delle Azzorre, che non fa più da scudo contro le violente perturbazioni occidentali. L’invasore di campo invece è l’anticiclone libico: «si tratta di una vera rivoluzione del quadro climatico del Mediterraneo, di cui la Penisola ormai da anni fa sempre più spesso le spese – spiega Gozzini -. L’estate mediterranea prima era caratterizzata in prevalenza da bel tempo stabile, garantito dal vasto anticiclone Atlantico che si posizionava sopra le isole Azzorre fino al Mediterraneo, evitando le incursioni del maltempo sulle nostre regioni – prosegue l’esperto del Cnr – Ora, l’anticiclone Atlantico si indebolisce, oppure si sposta molto più a settentrione, lasciandoci esposti alle perturbazioni provenienti da Ovest, cariche di umidite di pioggia. Quest’anno – ricorda Gozzini – è mancato poi l’intruso di sempre: l’anticiclone libico che di solito porta le ondate di calore tipiche delle bella stagione. In Italia solo a giugno tra il 6 e il 13 abbiamo avuto l’ondata di calore».

Secondo Gozzini è «stata proprio l’alternanza fra queste due anomalie a creare le premesse per lo scatenarsi dei disastri meteorologici e bombe d’acqua di queste ore». Si possono prevedere le bombe d’acqua? «Non possibile fare una previsione precisa e minuziosa di questi temporali violenti. Al massimo si può annunciare l’arrivo un’ora o due ore prima» risponde Gozzini. Buone notizie per agosto: «secondo le previsioni stagionali, il monsone dovrebbe variare – conclude l’esperto – e quindi per questo mese non dovremmo attendere particolari sorprese».

Intanto, stando alle statistiche, il luglio 2014 segna un +73% rispetto alle precipitazioni medie di luglio sul periodo 1971-2000 – che viene convenzionalmente assunto quale periodo di riferimento – il 27/o più piovoso dal 1800 ad oggi. Lo attestano i dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, la cui banca dati climatologici omologa le serie storiche degli ultimi duecento anni.

La lunga sequenza di perturbazioni che ha colpito l’Italia, spiega il Cnr, ha fatto registrare nel mese scorso precipitazioni di gran lunga superiori alla norma e temperature inferiori alla media. A livello nazionale, maggiormente colpita risulta l’Italia centro-settentrionale: dalla Toscana in su, le precipitazioni cadute a luglio 2014 sono risultate essere oltre il doppio del normale (localmente, tra alta Toscana, Levante ligure ed Emilia occidentale, anche il triplo), risultando per questa zona il tredicesimo mese di luglio più piovoso dal 1800 ad oggi: era dal 1932 che non pioveva tanto (allora le precipitazioni furono 2 volte e mezzo il normale). Oltre alle abbondanti precipitazioni, il mese appena concluso ha fatto registrare anche temperature piuttosto fresche, chiudendo con un’anomalia di circa mezzo grado sotto la media del periodo 1971-2000 (88 mesi di luglio sono risultati più caldi dal 1800 ad oggi). Per trovare anomalie più basse a luglio – conclude il Consiglio nazionale delle ricerche – occorre andare indietro agli anni ’90: i mesi di luglio del 1996 e del 1993 furono infatti più freddi di quello di quest’anno.