Ad un anno abbondante dalle elezioni regionali dell’autunno 2025 per il rinnovo del Consiglio regionale e l’elezione del nuovo Doge del Veneto dopo che l’uscente Luca Zaia è fuori gara per supero dei mandati disponibili (oltre ad averne fatto uno in più grazie ad una gabola interpretativa della legge elettorale), tra i partiti del centro destra è tregua armata, con la Lega Salvini in difesa per tentare di tenere una bandiera sempre più floscia sulla poltrona di palazzo Balbi, con Forza Italia – Forza Nord guidata dall’ex sindaco di Verona e neo eurodeputato Flavio Tosi che nutre sentimenti di rivalsa sulla Lega colpevole di averlo espulso per lesa maestà e Fratelli d’Italia che dall’alto dei suoi indiscutibili successi elettorali, come il 37,6% ottenuto alle recenti Europee, nutre legittimamente l’ambizione di governare una delle regioni più importanti d’Italia.
Per il dopo-Zaia in Veneto «Fratelli d’Italia schiererà i propri migliori candidati. Poi sarà il tavolo del centrodestra a decidere l’assetto» ha detto il coordinatore regionale di FdI, Luca De Carlo, sulle schermaglie che agitano il centrodestra in Veneto dopo il rilancio di Antonio Tajani del nome di Flavio Tosi quale candidato azzurro alla presidenza di palazzo Balbi.
«Non mi stupiscono affatto le parole di Tajani – osserva De Carlo -, mi stupirei del contrario; giustamente, dal suo punto di vista, perora la causa di un esponente di alto profilo del suo partito, con una grande esperienza amministrativa, come sindaco e come assessore alla sanità».
Ad aumentare le frizioni nella maggioranza anche i ritardi per fare entrare nella giunta Zaia il nuovo assessore di competenza di Fratelli d’Italia dopo il trasloco a Bruxelles di Elena Donazzan. Per De Carlo «il nuovo assessore di Fdi è al centro di una interlocuzione diretta tra il governatore Zaia e la premier Meloni. Quindi ci sono tutte le garanzie per la scelta migliore tra i cinque consiglieri».
In casa Fratelli d’Italia in prima fila per diventare il nuovo Doge del Veneto c’è lo stesso De Carlo, ma anche il padovano ministro all’Industria, Adolfo Urso. Comunque, per il segretario regionale di FdI, del candidato governatore assicura «inizieremo a parlarne fra b-7 mesi. Trovo stucchevole fare nomi 350 giorni prima del voto. Si dovesse continuare col totonomi, i Veneti sarebbero titolati a darci un calcio nel sedere. Ci sono ancora molte cose da fare».
Dal fronte azzurro, Tosi non si tira indietro per la candidatura a Doge del Veneto: «la mia candidatura c’è, come ci sarà quella di Fdi (sento parlare di De Carlo, o di Urso), ma nessuno potrà avanzare diktat in Veneto: sul tavolo del centrodestra verranno messi i candidati più forti, e si sceglierà il vincente».
Il voto del 2025, pronostica Tosi, sarà in ogni caso una partita interna al centrodestra, perché «in Veneto il centrosinistra è da sempre fuori dai giochi, e anche stavolta è destinato a non toccare palla». Se è vero che Pd e alleati governano tre città importanti, come Verona, Padova e Vicenza, Tosi osserva tuttavia che le dinamiche del voto nei capoluoghi sono diverse, anche se il risultato del voto è spesso frutto delle beghe tra i ras locali del centro destra, come accaduto a Verona e Vicenza.
Quello che succederà, prosegue Tosi, è che in Veneto cambieranno i rapporti di forza, si tornerà a una «situazione più normale: non ci sarà più il monocolore Zaia-Lega di questi ultimi 15 anni. Il quasi 80% di consensi di Zaia è frutto del volto popolare, certo. Ma non si può dire che non sia un’anomalia. Con rapporti di forza attuali in Regione la maggioranza Zaia non ha neanche bisogno di discutere i provvedimenti con gli alleati. Prendiamo il caso dell’aumento dell’Irap: ci hanno detto “prendere o lasciare”, non è nemmeno discutibile».
E visti i risultati di Forza Italia rispetto alla Lega Salvini, è probabile che gli azzurri mirino a superare gli ex “verdi” in una delle culle dell’Autonomia sperata.
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