Vitalizi per i consiglieri regionali: la Lega Salvini in Trentino vuole reintrodurli

Nell’accondiscendenza interessata dalla Svp, il presidente del Consiglio regionale, il leghista Roberto Paccher, sfodera gli artigli della casta sul gruzzoletto. Proteste dei sindacati e delle opposizioni.

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Vitalizi
Il presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, Roberto Paccher (Lega Salvini).

Volli, fortissimamente volli reintrodurre in Trentino Alto Adige i privilegi della casta dei consiglieri regionali grazie alla proposta di legge depositata dal presidente del Consiglio regionale, l’esponente della Lega Salvini, Roberto Paccher, con una mossa degna di un corsaro della politica, per reintrodurre i vitalizi.

Proprio nel cuore delle ferie, il 21 agosto, quando l’attenzione generale è più distratta dalle vacanze – per coloro che se le sono potute permettere – ecco la zampata ursina del leghista che vorrebbe cancellare la legge approvata dieci anni fa sull’onda dello scandalo delle liquidazioni milionarie agli ex consiglieri regionali, ripristinando quasi in toto per la casta regionale i vitalizi con solo cinque anni di versamenti, anche non continuativi.

La proposta del leghista Paccher vuole reintrodurre una “indennità differitagestita direttamente dal Consiglio regionale per superare l’attuale sistema che vede i contributi previdenziali di ciascun consigliere versati a fondi pensione indicati da ciascun beneficiario. A detta del proponente, si tratterebbe di un provvedimento a somma zero per le casse del Consiglio regionale, anche se in tasca dei beneficiari il cambio c’è eccome, pure sonante. Perché con l’attuale sistema l’erogazione finale è tassata al 40%, mentre nella proposta del leghista la liquidazione finale finirebbe nelle tasche degli ex consiglieri intonsa del fisco.

Un privilegio non da poco, che vedrebbe la contribuzione obbligatoria versata ogni mese da ciascun consigliere, pari all’8,8%919,24 euro – dell’indennità lorda consiliare di 10.445,93 euro, che va a cumularsi con il contributo versato direttamente dal Consiglio regionale, fissato al 24,20% dell’indennità2.527,92 euromensile come massimo, eventualmente riducibile al 12% a seconda della posizione previdenziale di ciascun consigliere, che viene azzerata nel caso in cui l’esponente politico sia già titolare di una pensione diretta. Caso piuttosto raro perché la stragrande maggioranza dei consiglieri in carica è ancora ampiamente in età da lavoro, dipendente o autonomo.

La casta viene a galla sia per l’età di maturazione dei vitalizi67 anni, riducibili fino a 60 sulla base al numero di anni di mandato consiliare – e per il cumulo con altre forme di previdenza obbligatoria per coloro che non siano già in pensione.

Già nella scorsa legislatura alcuni esponenti della Svp – che vedono di buon occhio la proposta del leghista Paccheravevano tentato con due proposte di legge di reintrodurre la pensione per i consiglieri regionali, con alcuni che avevano pure tentato di estenderla ai sindaci dei comuni, salvo finire in un nulla di fatto.

Se la maggioranza regionale Lega Salvini, Fratelli d’Italia e Svp pregusta il banchetto previdenziale, dalle opposizioni si parla dell’ennesimo tentativo di assalto alla cassa pubblica, con il capogruppo del Pd, Alessio Manica, che dice come «un tema controverso come questo necessita di un confronto. Non lo si affronta di nascosto».

Proteste anche dal mondo sindacale, con Cgil, Cisl e Uil che affermano come «il tentativo della Lega Salvini di dare l’assalto alle casse pubbliche avviene a due anni dal tentativo di garantire ai politici regionali adeguamenti automatici delle indennità in barba agli stipendi e alle pensioni dei lavoratori. Un siffatto modo di agire non restituisce la fiducia ai cittadini nei confronti della politica. L’Autonomia speciale del Trentino Alto Adige deve essere utilizzata a favore e nell’interesse di tutti i cittadini, non solo per quelli della casta politica».

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