Economia europea: sale il Pil della zona Euro, ma l’industria langue

La produzione cala dello 0,1% a maggio. Preoccupa l’andamento di Germania e Francia.

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Economia europea export distretti industriali lombardi

Per l’economia europea, sia come Ue che area Euro, le notizie sono fondamentalmente positive, anche se sullo sfondo preoccupa l’andamento dell’economia tedesca e francese. Il Prodotto interno lordo europeo è cresciuto nel secondo trimestre dell’anno dello 0,3% in entrambe le zone (area Euro e Unione), replicando l’avanzata messa a segno nel primo trimestre 2024. Se poi si fa il raffronto con lo stesso periodo del 2023 i dati migliorano, dato che il Pil destagionalizzato è cresciuto dello 0,6% nell’area Euro e dello 0,8% in tutta l’Unione.

Il quadro dell’economia europea, però, si complica se si guarda alla produzione industriale: a giugno si è contratta dello 0,1% nell’area Euroinvariata invece nell’Ue a 27 – proseguendo la serie negativa di maggio, rispettivamente a -0,9% e -1,2%. Molto male anche il paragone rispetto all’anno passato. Qui i numeri evidenziano di un -3,9% nell’area Euro e di un -3,2% nell’Ue.

Tra gli Stati membri per i quali sono disponibili i dati, i maggiori cali annuali sono stati registrati in Irlanda (-17,4%), Croazia (-8,3%) e Lettonia (-5,5%), mentre gli aumenti maggiori sono stati osservati in Grecia (+9,5%), Cipro (+8,8%) e Malta (+6,3%). Valori legati ad economie di ridotte dimensioni che non incidono più di tanto sull’andamento complessivo.

Tra i “grandi” dell’Unione, l’Italia soffre meno della media (-2,6%) e fa meglio della Germania, dove la contrazione è del 4,1% (la Francia limita i danni con -1,7%). Se si guarda ai settori si scopre però che la produzione è aumentata dello 0,7% per i beni intermedi, dell’1,9% per l’energia, dello 0,9% per i beni strumentali, del 3,8% per i beni di consumo durevoli ma invece è diminuita del 2,5% per i beni di consumo non durevoli.

Tornando al valore del Pil la situazione varia tra Paese e Paese. L’Italia qui è sotto la media (+0,2%, era +0,3% nel primo trimestre), ma batte ancora la Germania, che invece va a -0,1%, in zona recessione se il dato verrà confermato – come ormai sembra acclarato – anche per il terzo trimestre 2024. La Francia è in media perfetta (+0,3%), mentre la Spagna strappa con un +0,8%. Gli Usa – sempre stando alla nota diffusa da Eurostat, l’agenzia di analisi statistica dell’Ue – avanzano, seppure di poco: +0,7% nel secondo trimestre rispetto allo 0,4% del primo.

Guardando all’Europa molto dipenderà da come si declineranno le politiche ambientali dell’Ursula Bis, che all’atto dell’insediamento ha detto di volere perseguire e completare il fantomatico e fallimentare piano del “Green Deal”, che condannerebbe l’Europa a un deciso calo della crescita e a fortissimi problemi di competitività internazionale della propria manifattura legata ad oneri ambientali che in Cina non esistono e che negli Usa vogliono annacquare sostanzialmente.

Poi, c’è il problema del costo dell’energia, particolarmente grave in Italia dove la generazione è largamente legata all’utilizzo del gas metano, che comporta bollette per famiglie ed imprese mediamente care il triplo se non il quadruplo di quello che si paga in Cina o negli Usa, ma anche nella Francia dove la forte disponibilità di energia nucleare contribuisce a ridurre il costo delle bollette e a stabilizzare le quotazioni nel tempo.

In Germania l’economia si è accorta delle conseguenze negative del “Green Deal” e spinge per una forte revisione, rendendolo più realistico alle necessità della società europea, che non può impiccarsi sull’altare ambientalista per azzerare la propria ridotta quota di emissioni globali, l’8% del totale, un valore irrisorio e ininfluente sulle dinamiche ambientali complessive.

 

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