Trentino Music Arena: il flop scava un buco da 2,1 ml nel bilancio del Centro S. Chiara

Vengono al pettine i nodi della decisione della provincia di Trento di allestire un caravanserraglio costosissimo e con forti problemi di sicurezza.

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Trentino Music Arena

Volli fortissimamente volli: le velleità tipiche da imperatore romano in piena decadenza, del “panem et circenses”, costa al presidente della provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, un buco, anzi un “bucone” da 2,1 milioni nei conti del Centro S. Chiara chiamato a gestire la costosissima (ed inutile) Trentino Music Arena.

Inaugurata nel 2023 con il mega concerto di Vasco – di cui Fugatti è uno sfegatato fancostato oltre un milione alle casse pubbliche tra spese di allestimento, sicurezza, minimo garantito nella vendita di biglietti, ecc, per il 2024 la Provincia ha rilanciato con lo stanziamento di un altro milione di euro che avrebbe dovuto coprire i costi di manutenzione della Trentino Music Arena e l’allestimento di un cartellone minimo tale da giustificarne l’esistenza.

Peccato che le spese dell’ente culturale guidato dal vicepresidente facente funzioni, Sandra Matuella, pure lei della Lega Salvini, siano andate ben oltre il preventivato, attestandosi a 3.137.000 euro, creando così un disavanzo di 2.137.000 rispetto alle risorse disponibili. Un bel bucone di bilancio che è stato oggetto di un’interrogazione del consigliere provinciale di Onda, Filippo Degasperi, rivolta all’assessore alla cultura (nonché vicepresidente del Trentino per conto di Fratelli d’Italia), Francesca Gerosa.

Già lo scorso giugno, dopo l’edizione delle Feste Vigiliane di Trento, finita con un “rosso” di 300.000 euro, il Collegio dei revisori dei conti del Centro S. Chiara, organizzatore dell’evento per conto del comune di Trento, aveva evidenziato una situazione critica del bilancio 2024, con la necessità di rivedere in profondità il preventivo di gestione per l’anno in corso.

Nonostante le sollecitazioni degli amministratori del Centro alla Provincia di provvedere ad integrare tempestivamente il bilancio dell’ente culturale, nulla si è mosso, con il risultato che il Collegio dei revisori ha invitato formalmente i vertici dell’ente a non adottare iniziative eccedenti l’ordinaria amministrazione. Probabilmente con la necessità di sospendere i pagamenti agli artisti che andranno ad esibirsi nelle varie stagioni di prosa, balletto, musica che partiranno a settembre, visto che in cassa non ci sono risorse.

Ma il brutto della vicenda che rischia di scoppiare tra le mani di Gerosa e di Fugatti è che l’ultima seduta del consiglio di amministrazione del Centro S. Chiara del 30 luglio scorso non ha approvato la proiezione del bilancio d’esercizio 2024 con all’interno una perdita di oltre 2.300.000 euro derivanti dai deficit della Trentino Music Arena e dalle Feste Vigiliane.

Mentre dalla Provincia si fa spallucce affermando che attorno agli eventi lavorano «b persone che ogni giorno, sommando il lato artistico, tecnico e gestionale» definendo la struttura «un volano dal punto di vista occupazionale e delle ricadute per il territorio», spiegando che «ragionare in termini di biglietti venduti è riduttivo. In realtà si tratta di un’operazione culturale e di attenzione al mondo giovanile che si attua attraverso un investimento», rimane in tutta la sua concretezza il buco di bilancio che tutto ciò pesa sui conti pubblici e che a ben poco valgono tutte le summenzionate presunte ricadute positive sul mondo dei giovani.

Di fatto, la riedizione in salsa trentina dei “panem et circensesserve solo a distogliere l’attenzione dai problemi di fondo dell’Autonomia trentina che una maggioranza a trazione leghista nella scorsa e nell’attuale legislatura non è riuscita ad affrontare, finendo con l’incancrenire una situazione economica già stagnante, che si riflette anche sulle disponibilità del bilancio provinciale, ormai staccato di ben 3 miliardi da quello della “cuginaprovincia di Bolzano che ha avuto più lungimiranza e visione nelle scelte politiche di fondo, quelle che producono realmente ricchezza, investimenti, occupazione e benessere diffuso.

 

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