La Corte dei conti condanna definitivamente Valduga per la nomina di Amadori

L’ex sindaco di Rovereto riconosciuto responsabile di danno erariale assieme alla sua prima giunta. Ora si apre lo scenario bis, perché in primo grado è stato nuovamente condannato per la reiterazione del reato.

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Corte dei conti Francesco Valduga
L'ex sindaco di Rovereto e neo consigliere provinciale del Trentino, Francesco Valduga.

Dopo otto anni di procedimento, la Terza sezione giurisdizionale centrale d’appello della Corte dei conti di Roma ha ritenuto illegittima la nomina di Mauro Amadori a direttore generale del comune di Roveretbo in quanto era stato nominato privo dei requisiti ed esperienza dirigenziale necessari per accedere all’incarico, confermando così la sentenza di primo grado a carico dell’ex sindaco di area civica di Rovereto, Francesco Valduga, oggi trasmigrato sui banchi del Consiglio provinciale di Trento.

La sentenza si riferisce all’incarico conferito durante la prima giunta Valduga, confermando l’esito precedente ma riducendo grandemente l’importo per il danno arrecato, da un milione a circa 80.000 euro, diviso per 42.669,35 euro in solido  tra l’ex sindaco con l’allora ex segretario comunale, Giuseppe Di Giorgio, e del capo del personale comunale, Mauro Viesi, e gli allora componenti della giunta, con una richiesta di 1.500 euro ciascuno.

Da notare che la Corte dei conti di Trento ha condannato in primo grado ben due volte il Valduga per la nomina di Amadori, riconfermato anche nel suo secondo mandato terminato anticipatamente pochi mesi fa per seguire la carriera politica in Provincia come capo del centro sinistra, ma senza successo. Con la conferma in secondo grado delle accuse, probabilmente anche la seconda condanna in primo grado non potrà che essere confermata anch’essa, con la differenza che nella seconda condanna in primo grado era stato coinvolto solo l’ex sindaco e non la nuova giunta basata su Civici, Verdi e Partito Democratico.

Mentre Valduga si dice «stupito, amareggiato e deluso» per «la sentenza della Corte dei Conti, giunta ora rispetto al ricorso in appello presentato 3 anni fa» riguardo soprattutto alla «interpretazione della Corte dei Conti è diversa ma, mi chiedo, come dentro questa difficoltà di interpretazione vista la diffusa diversa valutazione dentro il nostro sistema degli enti locali, si possa considerare questa stessa valutazione come dolosa. Che la si possa considerare errata passi, e allora come Regione dovremo farcene una ragione, ma perché quello che è tecnicamente diffusamente interpretato dovrebbe andare eventualmente oltre la colpa» è l’ulteriore aspetto che la sentenza della sezione giurisdizionale apre, perché balla il reato del dolo.

Un’indagine penale che, secondo Valduga, «è stata archiviata proprio perché non si evidenziava l’elemento soggettivo. Prendo atto che a sostenere il dolo ci sarebbero invece le mie dichiarazioni durante l’audizione che io stesso avevo richiesto per spiegare quelle che secondo me erano (e restano) le buone ragioni», facendo emergere una «dimostrazione del coinvolgimento in una sorta di “pastettadecisa insieme o addirittura imposta (dopo 4 mesi che ero sindaco, con la incredibile capacità quindi, senza esperienza, di condizionare comportamenti e valutazioni di stimati dirigenti di lungo corso dei principali Comuni della Regione, nonché della Regione stessa) e prendo atto che a sostenere il dolo ci sarebbero le dichiarazioni, ancora da capire se realmente rese (è in corso causa civile e comunque smentite in appello) da uno degli avvocati dei dirigenti coinvolti e, prima ancora, dal dirigente stesso».

Da parte del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Zenatti, dal cui esposto era partita tutta la vicenda, si afferma «prendo atto della decisione del secondo grado della Corte dei conti, ma ora mi riservo di leggere nel dettaglio le oltre 100 pagine della sentenza. Sono curioso di vedere come ora agiranno tutti gli esponenti delle maggioranze Valduga che mi avevano criticato pesantemente per l’esposto» commenta con un filo di amara soddisfazione per l’avere scoperchiato una situazione di illegalità.

Certo che se i tempi della giustizia non avessero impiegato ben otto anni ad arrivare ad un primo punto fermo, oggi la storia politica della città di Rovereto avrebbe potuto anche essere differente, con un mancata rielezione a sindaco di Valduga e pure il suo passaggio in Provincia.

 

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