Giordano Emo Capodilista nominato nuovo coordinatore provinciale di Agrinsieme. Aggregazione e cooperazione nuova rotta per valorizzare al massimo le risorse disponibili
“Agrinsieme” è il soggetto di rappresentanza del mondo agricolo composto da Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del comparto agroalimentare (Fedagri, Legacoop Agroalimentare, Agrital Agci).
Nella sede della Camera di commercio di Padova, il presidente provinciale di Confagricoltura, Giordano Emo Capodilista, è stato nominato nuovo coordinatore di “Agrinsieme” Padova: «è un momento difficile per l’agricoltura, c’è una nuova Pac che incombe sulle aziende agricole, e solo l’aggregazione e la vera sinergia tra imprese potrà consentire un rilancio del settore primario italiano – ha dichiarato Capodilista – Sono fortemente intenzionato a rilanciarne l’attività di “Agrinsieme”, puntando sul sostegno deciso al sistema delle cooperative operanti nel territorio. Tutti i settori produttivi manifestano un bisogno di aggregazione e di consolidamento dei rapporti di filiera. Dove esistono delle cooperative esiste un’opportunità in più, un’alternativa per gli agricoltori».
Per il sistema della cooperative erano presenti all’incontro Antonio Melato, presidente di Fedagri Veneto, Davide Mantovanelli per Legacoop, e il direttore provinciale di Confcooperative, Giuseppe Battistello. Nato un anno fa dalla volontà di restituire all’agricoltura il ruolo primario nell’economia nazionale, il coordinamento vanta numeri di riguardo: a livello nazionale rappresenta oltre 1,5 milioni di aziende agricole che gestiscono 17 milioni di ettari, per un volume d’affari pari a 250 miliardi di euro all’anno, e 3 milioni di occupati, 6.000 imprese cooperative per un totale di 860.000 soci, con fatturato annuo di 35 miliardi di euro. Nel padovano sono 17.500 le imprese rappresentate da “Agrinsieme”, che gestiscono circa 95.000 ettari della superficie coltivabile, cui si sommano 55 cooperative operanti nel territorio, per un totale di 1 miliardo di fatturato.
Al centro del dibattito nella sede dell’ente camerale patavino il tema della riduzione del 40% degli aiuti comunitari, che equivalgono ad un taglio netto di 160 milioni all’anno per il Veneto, di cui 25 milioni relativi alla sola provincia di Padova. Per effetto della riforma agricola comunitaria, in cui i contributi vengono concessi in proporzione alla dimensione dell’azienda, delle 26.800 imprese agricole presenti nella provincia, 5.360 non potranno accedere ai finanziamenti, per un totale di 4.000 ettari di terreno che non sarà più oggetto di finanziamento da parte della Comunità europea.
La zootecnia e quello dei seminativi sono i due comparti maggiormente penalizzati dal taglio: delle 900 aziende zootecniche venete, ben 220 sono padovane, pari al 24,5% del totale regionale, con un numero di capi macellati che variano tra i 110.000 e i 120.000 all’anno, di cui 85.000 sono allevati secondo disciplinare di qualità. Il mancato finanziamento peserà notevolmente sulle possibilità di rilancio della zootecnia, in crisi da 5 anni: nei mesi di difficoltà ogni allevatore, tra mancato guadagno e spese sostenute, perde fino a 150 euro a capo. «Al danno economico che subiranno gli allevatori e gli agricoltori della provincia, si potrebbe aggiungere l’abbandono del territorio, con il deperimento del paesaggio agricolo e l’aumento del rischio idrogeologico – ha detto il presidente di Cia Padova, Roberto Betto – Per questo, tra gli obiettivi di “Agrinsieme”, c’è anche la salvaguardia delle piccole e medie imprese del nostro territorio».