Al Castello del Buonconsiglio mostra dedicata all’opera di Dosso Dossi

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Dosso Dossi Allegoria mitologica Galleria Borghese Roma 1
Dosso Dossi Allegoria mitologica Galleria Borghese Roma 1“Rinascimenti eccentrici” a Trento fino al 2 novembre 2014

L’Ariosto, nel XXXIII canto dell’Orlando Furioso, cita i fratelli Dossi tra i pittori di “quai la fama sempre starà fin che si legga e scriva al pari di Leonardo, Mantegna, Bellini, Michelangelo, Raffaello, Sebastiano del Piombo e Tiziano”. Dosso, il più famoso dei fratelli Dossi, raggiunse gloria, fortuna ed ebbe commissioni dalle più importanti corti rinascimentali italiane. La mostra, allestita in quelle stesse sale che tra il 1531 ed il 1532 lo videro protagonista a Trento assieme al fratello Battista nella decorazione del Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio, racconta lo straordinario percorso di questo eccentrico pittore del Rinascimento.

Ideata dalla Galleria degli Uffizi di Firenze nell’ambito del progetto “La città degli Uffizi”, la rassegna propone una quarantina di dipinti che metteranno a confronto le opere di Dosso e Battista tracciando le tappe artistiche di Dosso alla corte di Alfonso d’Este a Ferrara, a Pesaro presso la duchessa Eleonora d’Urbino fino a Trento al servizio del principe vescovo Bernardo Cles. I magnifici dipinti realizzati da Dosso nel corso della sua lunga e fortunata carriera dialogano nell’allestimento del Buonconsiglio con gli affreschi del castello. Il principe vescovo Bernardo Cles, consigliere degli imperatori Massimiliano I e Carlo V, grande umanista, amico di Erasmo da Rotterdam e cardinale che sfiorò l’elezione a pontefice, ha per Dosso parole di elogio e ammirazione. Dosso arriva a Trento preceduto da grande fama tanto da essere pagato il doppio rispetto ai colleghi Fogolino e Romanino, anche loro impegnati a rendere magnifica la residenza principesca.

Andito alla cappella Castello del Buonconsiglio 1La mostra è anche un modo per ricordare il legame che unì i Dossi alla città del Concilio: Trento fu infatti la città che diede i natali a Niccolò Lutteri il padre di Dosso e Battista, e dove visse prima di trasferirsi a Mirandola sul finire del Quattrocento. Verosimilmente un giovanissimo Dosso iniziò da Mirandola un percorso formativo che lo portò a conoscere i più grandi maestri del Rinascimento. Nella complessa pittura di Dosso, originale, elegante ed allegorica, affiora costantemente l’influenza dei grandi maestri: da Venezia apprende la lezione di Giorgione (in mostra è esposto il celebre “Suonatore di flauto” della Galleria Borghese), da Roma conobbe la maestria di Raffaello (in mostra alcune stampe da Raffaello di Marcantonio Raimondi), con Tiziano (in mostra il ritratto di un cavaliere di Malta proveniente dagli Uffizi) vi fu un costante colloquio artistico, a Ferrara incontrò Michelangelo (in mostra due magnifici disegni di Casa Buonarroti).

Dossi dagli inizi del Cinquecento divenne ben presto il pittore favorito dei duchi di Ferrara, abbandonando la corte soltanto in due occasioni, la prima a Pesaro al servizio della duchessa Eleonora di Urbino e la seconda a Trento quando affrescò diversi ambienti del Castello del Buonconsiglio. Vita di corte, la sua: dalle vallate trentine alla corte degli Este a Ferrara, vale a dire in uno dei centri culturali più raffinati del mondo d’allora. Qui, ma anche altrove, trovò una committenza intelligente, stimolante, non contraria, anzi apertissima ad accogliere le sue meravigliose creazioni che risentono e risuonano di storie sacre, mitologiche con il filtro dell’invenzione, delle conoscenze alchemiche, di una sottile vena di intelligente ironia e divertimento.

La mostra trentina, curata dallo storico dell’arte Vincenzo Farinella con Lia Camerlengo e Francesca de Gramatica, e coordinata da Franco Marzatico, porta alla luce nuovi documenti e consentendo di tracciare un inedito ritratto del grande pittore estense. La possibilità di allestire l’esposizione nelle sale dossesche del Castello stimola ad una revisione del delicato problema della collaborazione instauratasi a Trento tra i due fratelli, convocando altre opere dello stesso ambito cronologico, di poco precedenti o posteriori la realizzazione della decorazione del Buonconsiglio, analogamente frutto dell’intervento congiunto di Dosso e di Battista.

La mostra è articolata in sezioni, orientate a fare luce in particolare sull’attività svolta dai due fratelli pittori nel terzo e quarto decennio del Cinquecento, a monte e a valle dell’intervento nel Magno Palazzo di Bernardo Cles. Tra i capolavori dosseschi presenti al Buonconsiglio anche il magnifico dipinto “Giove pittore di farfalle” quadro enigmatico quanto la “Tempesta” del Giorgione . La storia del dipinto, conservato fino a qualche anno fa al Kunsthistorisches Museum di Vienna ed ora custodito nel Castello del Wawel a Cracovia, ha affascinato gli studiosi per il messaggio che cela e per la straordinaria qualità esecutiva. Opera confiscata nel 1939 dai nazisti alla famiglia del conte Lanckoronski, è una delle più significative prove della maturità del pittore ferrarese. Non mancano i capolavori dosseschi conservati agli Uffizi, alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, alla Galleria Estense di Modena, alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara, alla Fondazione Roberto Longhi di Firenze, alla Collezione Cini di Venezia, alla Pinacoteca di Brera di Milano, alla Galleria Borghese di Roma. Molto bello e curato il catalogo curato da Vincenzo Farinella, Lia Camerlengo, Francesca de Gramatica, pubblicato da Silvana editoriale.