Supera di poco i 13 miliardi il gettito Imu 2023, con un lieve calo rispetto all’anno precedente (13,9 miliardi), ma mezzo miliardo in più rispetto al 2019, anno pre Covid. A fare la parte del leone i comuni del Nord Italia da cui arriva oltre la metà della cifra, mentre al top in Italia, ovviamente – viste le dimensioni – c’è la capitale.
A fare i conti una elaborazione di Centro studi enti locali basata sui dati della banca-dati “Siope+“, secondo cui il primato del gettito Imu 2023 spetta all’Italia NordOvest, i cui comuni hanno incamerato 3,9 miliardi, pari al 30% del totale del gettito nazionale. Seguono i comuni dislocati nell’Italia centrale (3,1 miliardi, 24%), quelli dell’Italia NordEst (2,9 miliardi, 23% del totale), Meridionale (2,1 miliardi, 16%) e delle Isole (964 milioni, pari al 7% del totale). A questi incassi, di natura ordinaria, vanno sommati altri 1,2 miliardi di versamenti fatti a seguito di accertamento che fanno salire quasi a 14,3 miliardi le entrate complessive.
Le prime 10 città assorbono quasi un quarto del gettito Imu 2023 nazionale: Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Bologna, Firenze, Palermo, Bari e Verona insieme hanno incassato quasi 3 miliardi dai proprietari di terreni e fabbricati diversi dalle prime case, a fronte di un dato complessivo nazionale di 13 miliardi e 96 milioni di euro. Nelle casse della sola Capitale sono confluiti l’anno scorso, a titolo di Imu, più di 1,2 miliardi di euro, circa il doppio di Milano (637,7 milioni) e quasi un miliardo in più rispetto alla terza città italiana sul podio: Torino, con i suoi 254,3 milioni.
Se si fanno le proporzioni tra il gettito e le dimensioni del comune, in vetta salgono i comuni a forte vocazione turistica con tante seconde case. Con oltre 11 milioni di incassi Courmayeur è il comune più ricco dal punto di vista del gettito Imu “pro-capite“, la somma incassata equivale a circa 4.308 euro ad abitante, contro una media nazionale di 228. «Va da sé – sottolinea il Centro studi enti locali – che il ragionamento è volto solo a dare la dimensione dell’enormità della somma rispetto alla dimensione dell’ente, ma chiaramente il numero dei contribuenti non coincide con quello dei cittadini».
Altissimi, in relazione alla dimensione dell’ente, anche gli importi incassati da Lignano Sabbiadoro e Moggio, nel Lecchese. Il primo, pur avendo meno di 7.000 abitanti, ha incassato 22,8 milioni di euro. Cifre che lo pongono sullo stesso piano di città come Novara, Sassari o Terni che però di abitanti ne hanno più 100.000. Moggio, con meno di 500 abitanti, ha incassato nel 2023 1,6 milioni, equivalente a circa 3.300 euro ad abitante.
«Dai dati emerge come sia ormai consolidata la ripresa del gettito ordinario rispetto al periodo pre-Covid – osserva Alessandro Maestrelli, esperto di entrate locali di Centro studi enti locali -, ma anche una decisa accelerazione degli incassi da recupero evasione, passati dai 922,7 milioni del 2019 agli 1,1 miliardi del 2022 e 1,2 miliardi del 2023». Ambito, quest’ultimo, nel quale hanno fatto la parte del leone i comuni del Nord che hanno sottratto all’evasione circa 642 milioni di euro, contro i 251 milioni del centro e i 367 di Sud e Isole.
Il comune che però è riuscito a recuperare la somma più ingente è Napoli che nel 2023 ha incassato versamenti Imu a seguito di accertamento per un totale di 23,6 milioni di euro. Seguono Milano (quasi 22 milioni), Bologna (17,2 milioni) e Venezia, con oltre 15,7 milioni di euro.
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