Riforme istituzionali: Barbera zittisce i contrari a prescindere

Per il presidente della Corte costituzionale (già esponente Pd in Parlamento per decenni) richiama tutti a partecipare alla ridefinizione delle regole costituzionali per ammodernarle.

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Riforme istituzionali

In tema di riforme istituzionali con il progetto del premierato proposto dalla maggioranza di centro destra, il presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, uomo con un esperienza ultraventennale nelle istituzioni militando tra le file del Pd, in un’intervista a “il Sole 24 Oregetta un macigno nello stagno della politica delle opposizioni che hanno bollato la proposta di riforma istituzionale come una deriva antidemocratica, smentendole su tutta la linea, definendole legittime e doverose, anzi, richiamando le opposizioni ad una partecipazione attiva alle proposte di riforma per attivare ad un progetto di riforma costituzionale profondo, organico ed attuale adatto alle esigenze delle società italiana.

Barbera è un politico di lungo corso che ha partecipato a più stagioni di riforme della Costituzione, non tutte accompagnate da successo. Da politico e da presidente della Corte costituzionale, Barbera afferma che l’ammodernamento delle istituzioni italiane e della stessa Costituzione è necessario, anche per superare i limiti insiti nella Costituzione stessa figlia di un compromesso tra schieramenti opposti, quello democristiano clericale e il socialista comunista, entrambi con reciproci sospetti nei confronti dell’avversario, da cui «discendono tutte le cose che oggi non funzionano nel sistema italiano».

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Ecco, più che fare aventini contro la proposta della maggioranza di centro destra, secondo Barbera le opposizioni farebbero bene ad avanzare le loro proposte per le riforme istituzionali e trovare un denominatore comune per dare al Paese una struttura moderna e stabile, dove il governo abbia i poteri per gestire la cosa pubblica e al Parlamento effettivi poteri di proposta e controllo nei confronti dell’esecutivo.

Non solo: nella sua intervista, Barbera invita a non limitare le riforme istituzionali al solo aspetto esecutivo dei poteri di nomina del premier e dei ministri, ma andare anche a riformare l’attuale bicameralismo che oggi è di fatto superato anche nelle prassi legislative, visto che le leggi principali oggi vengono analizzate e discusse fino all’approvazione solo in una camera a turno, con l’altra relegata al ruolo di notaio con la seconda approvazione a scatola chiusa.

Pure il paventato rischio di una diminutio dei poteri del Presidente della Repubblica riguardo alla nomina del premier, dei ministri e dello scioglimento delle camere, secondo Barbera anche in altri paesi europei questi poteri sono del capo del governo, il quale li può legittimamente usare quando valuta che la sua azione politica non sia più in grado di tradursi in atti concreti di governo.

Tra le riforme, secondo Barbera sarebbe da inserire specifiche norme che impediscano l’utilizzo degli emendamenti volti a cambiare l’equilibrio della finanza pubblica per mantenere sotto controllo l’andamento delle entrate e delle spese, sottolineando che la Costituzione francese vieta addirittura ai parlamentari di proporre emendamenti che aumentino la spesa o che diminuiscano le entrate.

Infine la riforma dell’autonomia regionale appena promulgata dal Presidente della Repubblica nonostante le pressioni a rinviare la norma al Parlamento, nonostante che chi ne chiede il blocco siano quelle stesse forze politiche che nel 2001 modificarono l’articolo 116 della Costituzione, guarda caso allora con l’opposizione della Lega nella sua stagione indipendentista, mentre ora il gioco politico è a parti opposte. Secondo Barbera, più che assegnare nuove competenze legislative alle regioni, sarebbe meglio che queste si specializzassero meglio nella gestione puntuale sul territorio delle norme statali.

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