Terre rare: scoperto in Norvegia il più grande giacimento d’Europa

Contiene materiali essenziali per allentare i monopoli cinesi che vincolano l’indipendenza strategica europea. Sorpassa di 4 volte quello più grande finora individuato a Kiruna in Svezia.

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Si trova in Norvegia il più grande giacimento di terre rare d’Europa, un vero tesoro di elementi fondamentali per produrre le tecnologie necessarie alla transizione verde e digitale e per allentare il giogo della dipendenza dalle importazioni estere, soprattutto dai monopoli cinesi: situato nel sud-est del Paese, il deposito di Fensfeltet è stimato contenere 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare totali (Treo), molto più del giacimento di Kiruna, in Svezia, che si stima contenga tra 1 e 2 milioni di tonnellate.

A indicarlo sono le stime elaborate dopo tre anni di prospezioni e analisi dal gruppo minerario norvegese Rare Earths Norway (Ren), in collaborazione con la società di consulenza canadese Wsp. Questo nuovo tesoro naturale promette di ridurre la dipendenza dell’Europa dalla Cina, da cui oggi arriva il 98% delle terre rare importate.

Il giacimento di Fensfeltet potrebbe iniziare a essere sfruttato nel 2030 con un investimento iniziale di 10 miliardi di corone norvegesi (circa 870 milioni di euro) per sviluppare la prima fase estrattiva, in modo che la Rare Earths Norway possa coprire il 10% della domanda di terre rare in linea con gli obiettivi europei indicati dal regolamento sulle materie prime critiche (Critical Raw Materials Act).

Le aspettative sono alte, se si considera che attualmente in Europa non si estraggono terre rare e che questi materiali potrebbero presto diventare più importanti del petrolio e del gas, come affermato qualche anno fa dalla stessa presidente uscente della Commissione europea Ursula von der Layen.

Il giacimento norvegese è di particolare interesse per la presenza di 1,5 milioni di tonnellate di terre rare (neodimio e praseodimio) per la produzione di magneti usati nei veicoli elettrici e nelle turbine eoliche.

«L’Unione europea considera questi metalli come le materie prime più critiche quando si considera il rischio di approvvigionamento – sottolinea la compagnia Rare Earths Norway, una società privata fondata nel 2016 con l’obiettivo di sviluppare il giacimento di Fen -. La stima sottolinea il potenziale del giacimento come risorsa realmente trasformativa in grado di sostenere una catena del valore sicura delle terre rare per l’Europa».

La valutazione attuale del giacimento di Fensfeltet fornisce una stima delle risorse minerarie fino a 468 metri sotto il livello del mare, ma ulteriori perforazioni sembrano suggerire la presenza di mineralizzazione anche a maggiori profondità (fino a 1.000 metri sotto il livello del mare).

Gli operatori minerari si aspettano nuove sorprese da questo sito (noto come “Fen Carbonatite Complex”) che deriva da un antico condotto vulcanico formato 580 milioni di anni fa da un flusso di magma ricco di carbonato. Nel corso dei prossimi mesi verranno condotte ulteriori perforazioni e si valuterà meglio la fattibilità economica del progetto, con risultati che verranno comunicati entro il 2024. Il gruppo minerario norvegese sta già lavorando con diversi partner per operare sul giacimento con tecnologie che permettano di minimizzare l’impatto ambientale delle attività estrattive.

Non solo Svezia e Norvegia: gli occhi dei ricercatori puntano con sempre più attenzione anche sulla Groenlandia, territorio autonomo appartenente alla Danimarca, che grazie al cambiamento climatico offre maggiori possibilità di sfruttamento del suo immenso territorio incontaminato: sotto i ghiacci potrebbero essere celati altri ingenti giacimenti di b e anche di energbia.

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