Livelli salariali: in Trentino i redditi sono mediamente più bassi del NordEst

Il problema riguarda soprattutto le qualifiche superiori. Forti divari anche tra settori ed aziende.

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È tornato riunirsi il tavolo di lavoro dedicato al tema dei livelli salariali in Trentino alla presenza dei vertici della Provincia, delle categorie economiche e sindacali per un approfondimento dettagliato e puntuale, come richiesto dalle parti nella precedente riunione del tavolo.

Il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, e l’assessore Achille Spinelli, nel confermare la difficoltà ad essere competitivi sul fronte delle retribuzioni, hanno sottolineato la necessità di lavorare insieme alle imprese e ai sindacati per individuare soluzioni sistemiche capaci di invertire la tendenza e che consentano al Trentino di rimanere attrattivo anche sul fronte del mercato del lavoro.

Insieme a Fugatti e a Spinelli, era presente il direttore generale della Provincia, Raffaele De Col, e numerosi dirigenti generali, tra cui Laura Pedron, dirigente del Dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro, che ha illustrato ai presenti i dati sulla situazione dei livelli salariali in Trentino con un dettaglio settoriale e per dimensione di impresa.

Relativamente ai livelli salariali salari, dai dati è emerso come le retribuzioni in Trentino siano mediamente più basse rispetto all’Alto Adige, in taluni casi anche rispetto al NordEst, soprattutto per i profili non operai e non apprendisti. Un divario che sale all’aumentare delle professionalità. Se per i livelli più bassi delle retribuzioni, la paga oraria di un operaio trentino è di 81 euro lordi al giorno, quelli veneti e lombardi si fermano a 79 euro lordi contro una media di 75 euro a livello nazionale. Diverso il discoro per le qualifiche più alte: la paga lorda giornaliera di un dirigente in Trentino è di 460 euro, mentre in Alto Adige sale a 546 e in Lombardia a 574, per scendere a 486 in Veneto, contro una media nazionale di 526 euro lordi al giorno.

Dai dati si evince come le retribuzioni in tutti i settori siano fortemente dipendenti dalla dimensione di impresa e crescono al crescere delle dimensioni dell’impresa. A fronte di 45.025 imprese, 39.652 attività raggiungono i 9 addetti (8.500 con un solo addetto e 15.000 imprese individuali, senza addetti), mentre 2.599 contano da 10 a 49 addetti.

Nell’ambito turistico si registrano divari notevoli tra i livelli salariali, dell’ordine di 10-15 euro al giorno, per la stessa mansione all’interno dello stesso territorio provinciale tra le diverse valli, mentre la media della retribuzione agricola è fortemente influenzata al ribasso dalla presenza della qualifica del “raccoglitore” (74% dei lavoratori), figura professionale di basso inquadramento e (molto) presente solo in Trentino per la fase della raccolta, mentre considerando i soli operai specializzati e qualificati “super” che sono ingaggiati con contratti più lunghi, il comparto si dimostra in linea con i dati del NordEst, in alcuni casi anche migliori dell’Alto Adige.

Sul fronte delle retribuzioni, l’elevato numero del tempo parziale rispetto ad altri territori incide sul “gender pay gap”, che è pari al 15,7% (in Alto Adige 17,2%, nel NordEst 16,7, in Italia il dato è fermo al 12,6%).

Riguardo il contesto occupazionale più in generale, i dati dicono che il mercato del lavoro trentino resta comparabile con quello dei paesi più industrializzati d’Europa, con un tasso di attività pari al 73% (66,7% in Italia), un tasso di occupazione che raggiunte il 70,2% (61,5% in Italia) e un tasso di disoccupazione stabile al 3,8% (7,7% dato nazionale).

Se cresce l’occupazione a tempo indeterminato, che ha raggiunto il 60% delle attivazioni (a fronte del 43% in Alto Adige), il Trentino parte comunque nel 2022 da una situazione di lavoratori a termine di oltre il 3% maggiore che nel resto d’Italia (soprattutto per effetto dei settori agricoli e turistici).

Punto critico anche per le imprese trentine è la difficoltà nel reperire manodopera qualificata, anche a causa della concorrenza dei territori limitrofi che spesso offrono retribuzioni migliori. Gli ultimi dati Excelsior dicono che il 58,9% delle imprese in Trentino fatica a trovare figure professionali, la percentuale è superiore a quella registrata a livello nazionale (47,9%) e nel NordEst (53,7%). La popolazione in età lavorativa è in flessione, ma il tasso di disoccupazione sta continuando a decrescere (oggi tasso al 3,8%).

Di fatto, il Trentino di oggi paga le mancate scelte politiche delle ultime tre legislature che hanno proseguito sulla strada para assistenzialistica delle maggioranze di centro sinistra piuttosto che investire sullo sviluppo dell’economia privata come ha fatto l’Alto Adige che, con il suo gettito tributario, alimenta il bilancio dell’Autonomia speciale.

Questa mancanza di visione dei precedenti governi del Trentino – e in parte anche a quello attuale a guida Lega Salvini in larga parte riconfermato dalle elezioni del 2023 – ha di fatto scavato un solco profondo tra i bilanci delle due autonomie speciali di Trento e di Bolzano, con quest’ultima che stacca di ben 3 miliardi il bilancio della prima. Ovvio che con tre miliardi in più a disposizione nel bilancio provinciale si possono fare tutta una serie di attività che all’Autonomia del Trentino sono oggi precluse e pure nel prossimo futuro.

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