Difesa dell’automotive tradizionale: 36 regioni alleate in Ue

Nove italiane per la neutralità tecnologica nella transizione.

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Difesa dell'automotive Bosch 2005 iniezione diretta diesel cilindro

Lo scenario della messa al bando a partire dal 2035 dei motori a combustione interna frutto di un cammino centenario di evoluzione ed affinamento da parte dell’industria automobilistica europea che ha sviluppato anche la tecnologia di propulsione al momento più efficiente e meno impattante come il motore Diesel, si allontana sempre di più, soprattutto se il Parlamento europeo dopo le elezioni di giugno virerà verso il centro destra punendo le forze politiche del centro sinistra ambientalista fautrici del “Green Deal”: anche le regioni sono impegnate nella difesa dell’automotive tradizionale.

Si è riunita a Bruxelles l’Alleanza delle Regioni europee dell’automotive di cui fanno parte 36 realtà territoriali, di cui 9 italiane: Basilicata, Abruzzo, Lombardia, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto. Nel quadro del regolamento che a partire dal 2035 porrà fine alla vendita dei motori termici, diesel e benzina, la Commissione europea si è impegnata a valutare entro fine 2026 i progressi verso il target di zero emissioni per le auto, prendendo in considerazione la necessità di eventuali misure aggiuntive per facilitare una giusta transizione, anche attraverso nuovi strumenti finanziari.

La riflessione di Bruxelles prenderà le mosse anche dall’Alleanza costituita nel quadro del Comitato europeo delle regioni. Un’alleanza di cui fanno parte i territori che «rappresentano un terzo del Pil europeo», come ricordato dall’assessore della Regione Lombardia allo Sviluppo Economico, Guido Guidesi, presente alla riunione, che puntanao alla difesa dell’automotive tradizionale.

L’auspicio che da Nord a Sud unisce l’Italia «è inserire nei lavori della prossima legislatura il principio di neutralità tecnologica che ci consentirà una mobilità a impatto zero con una pluralità di soluzioni». Senza guardare solo all’elettrico che oltre a non essere ancora sufficientemente maturo, non è nemmeno quella panacea ambientalista dipinta dai sostenitori del “Green Deal”.

«Non dobbiamo costringere l’industria verso un’unica soluzione, ma bisogna lasciare libera la ricerca industriale e scientifica di individuare tutte le soluzioni utili, che sono molteplici»”, ha dichiarato a margine il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, relatore di un parere sulla transizione giusta per il Comitato europeo delle Regioni, in riferimento ai «biocarburanti, ai carburanti sintetici, all’idrogeno. Tutti carburanti che possono contribuire a superare quelli fossili» e anche a ridurre l’impatto ambientale della gestione degli scarti agricoli ed urbani.

In questo scenario, sarebbe opportuno oltre che doveroso che nell’emanando decreto sui nuovi incentivi all’acquisto di autoveicoli nuovi si cancellasse l’abnorme sostegno pubblico all’auto elettrica o ibrida, parificando i contributi ad un livello uguale per tutte le tecnologie di propulsione, anche perché non si capisce il perché in Italia si aumentano a dismisura gli incentivi sull’auto elettricaquasi tutte di importazione estera – quando altri paesi li hanno ridotti se non cancellati. Il ministro al “Made in Italy”, Adolfo Urso, dovrebbe tenere fede alla nuova denominazione del suo ministero, altrimenti meglio che lo cambi in “Made in Cina”.

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