A Trieste convegno per fare il punto sull’evoluzione del settore
Italia ed Europa si incontrano a Trieste per affrontare il tema della sanità digitale. L’evento è organizzato da “Motore Sanità”, con il supporto e la collaborazione del progetto “Mattone Internazionale”, con il patrocinio di Regione Friuli Venezia Giulia, Agenzia per l’Italia Digitale, Federsanità Anci, FederAnziani e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Esperti nazionali ed internazionali hanno portato sul tavolo di questo convegno i temi caldi della nuova rivoluzione sanitaria (il Fascicolo Sanitario Elettronico-FSE, la forza dell’ICT- Information and Communication Technology, il “Codice europeo di buona pratica per i servizi di Telemedicina 2014”), gli strumenti adottati da alcune regioni italiane (TreC-Cartella clinica del cittadino della Provincia di Trento, il FSE dell’Emilia Romagna, il modello sanitario digitale del Friuli Venezia Giulia), i progetti come Netmedica Italia (NMI), il progetto di digitalizzazione al servizio del Medico di Medicina Generale, ed infine i modelli digitali di Stati europei come la Svezia (“National Patient Organiser”), tutti esempi della potente digitalizzazione in atto nel Sistema Sanitario Nazionale ed Europeo.
Si è di fronte ad una vera e propria rivoluzione in sanità (ispirata all’obiettivo di facilitare la verifica delle informazioni e di migliorarne la comunicazione in un’ottica di ottimizzazione del percorso curativo) il cui obiettivo è quello di spostare i dati e non i pazienti, garantendo a chiunque, e in qualunque luogo, la migliore consulenza diagnostica possibile – come sostiene Hakan Nordgren, Physician Executive and Senior Advisor di InterSystems Sweden e massimo esperto del Fascicolo Sanitario Elettronico, che proprio a Trieste ha raccontato l’esperienza del “Fascicolo Nazionale del Paziente” in Svezia e Danimarca.
Sulla situazione in Friuli Venezia Giulia è intervenuto Adriano Marcolongo, della direzione centrale salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia Friuli Venezia Giulia: «il sistema del Fascicolo Sanitario regionale ha un cospicuo gruppo di persone che vi lavorano, è il frutto di un lavoro di squadra ed è un modello che si basa su una piattaforma che già integra tutte le aziende, essendo un sistema informativo regionale unico di lunga tradizione e questo aspetto è la forza del nostro sistema. I progetti stanno andando avanti per andare incontro alle esigenze di salute e di cura dei nostri pazienti».
La sanità digitale sta affrontando un profondo cambiamento d’indirizzo e la sfida che si prospetta è di sicuro interesse e coinvolgimento. Per Stafano Van Der Byl dell’Agenzia Italia Digitale: «secondo stime accreditate il risparmio strutturale derivante dalla diffusione della sanità digitale si aggira intorno ai sette miliardi di euro, ma l’aspetto su cui bisogna mettere l’accento è sicuramente l’impatto organizzativo che offre la digitalizzazione: ridisegnare nuovi processi e strutturare nuove funzioni, è un’occasione che permette di mettere a sistema fattori comuni, razionalizzare le risorse e monitorare costantemente e in maniera attenta la governance generale. Questo è certamente l’intervento che nel lungo periodo porterà sostanziali risparmi strutturali e un produttivo efficientamento del comparto salute. In questo scenario, il ruolo da leader lo svolge il fascicolo sanitario elettronico, sia come strumento a se stante, sia come catalizzatore di innumerevoli sviluppi applicativi».
Secondo Lorenzo Pozza, presidente e amministratore delegato di Insiel S.p.A, «oggi la tecnologia rappresenta, in particolare nell’ambito sanitario, un vero e proprio ausilio al medico e al personale sanitario tanto da esserne diventata una leva strategica. Una delle azioni di Insiel Spa riguarda la capacità di saper governare la tecnologia e di accompagnarne l’evoluzione con servizi integrati in grado di supportarne la piena utilizzabilità . Quest’ultimo decennio è stato caratterizzato da un forte sviluppo tecnologico che ha avuto impatto globale sui cittadini, sulla società tutta, cambiandone comportamenti ed esigenze, e da un ricco quadro normativo italiano (protezione dei dati personali,conservazione a norma, Codice dell’amministrazione digitale, Fascicolo sanitario Elettronico, Dematerializzazione, Agenda Digitale Italiana eccetera)».
«Da un lato – prosegue Pozza -, attraverso la graduale virtualizzazione dei sistemi reso possibile grazie alla sempre maggiore diffusione della banda larga, la tecnologia è passata da un’architettura client-server ai servizi distribuiti via web, dall’altro lato, il mondo mobile ha visto l’evoluzione dei primi cellulari fino ai complessi smartphone e tablet odierni. La normativa, tuttavia, non sempre ha seguito di pari passo lo sviluppo del mondo ICT. Basti pensare al Decreto Pisanu del 2005 che sanciva l’obbligo di identificazione di tutti gli utenti che si connettevano a internet, che è stato poi abolito definitivamente nel 2013, liberalizzando e dando impulso di fatto a tutto il settore».
Il futuro della sanità: App sanitarie ed assistenziali, tramite cellulare, tablet o quant’altro con teleconsulti, telemonitoraggio e teleassistenza che porteranno ad un radicale mutamento dell’organizzazione sanitaria. Le recenti disposizioni e linee guida della Unione Europea riaffermano che il “Patient Summary”, scheda sintetica della situazione sanitaria passata e attuale del cittadino, rappresenta un iniziale fattore comune che semplifica le cure nazionali e transfrontaliere nella comunità europea. Il “Patient Summary” può naturalmente essere parte dell’EHR (Electonic Health Record) o “Fascicolo Sanitario” le cui recenti linee guida nazionali impongono alle regioni italiane l’inizio o il compimento del processo esecutivo.
«E’ opinione diffusa che il “Patient Summary” unito alla trasmissione d’immagini, in primis quelle radiologiche, rappresenti un avanzamento importante verso la digitalizzazione sanitaria e verso una sanità elettronica più efficiente e più efficace – spiega il dottor Claudio Zanon, direttore scientifico di “Motore Sanità” -. Basti pensare alla concentrazione di immagini in strutture ove lavorino esperti che permettono una accuratezza diagnostica maggiore derivata dal volume di attività cardine principe del miglioramento degli esiti. Ma il futuro probabilmente sarà quello delle App sanitarie ed assistenziali, tramite cellulare, tablet o quant’altro con teleconsulti, telemonitoraggio e teleassistenza che porteranno ad un radicale mutamento dell’organizzazione sanitaria, non dimenticando però l’approccio olistico alla persona in quanto tale». Un futuro attuale e vicino, secondo Zanon, «dato dal crescente mercato delle App ed intravisto da tempo da visionari innovativi quali Steve Job che ha da anni reso possibile l’applicazione di una medicina elettronica customizzata, come dimostrano le numerose recenti esperienze negli USA e negli altri paesi ad alta offerta tecnologica».
Il convegno ha poi valutato le diverse esperienze condotte nella sanità del NordEst. Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari del Trentino ha presentato l’esperienza effettuata con “TreC”: 19.600.000 referti contenuti, oltre 50 milioni di documenti, adesione del 100% dei medici di base (372 medici di medicina generale e 78 pediatri di libera scelta), gli assistiti sono 531.202, i consensi generali hanno raggiunto quota 496.620 (93%); i referti compilati dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta sono 1.612.033, mentre per quel che riguarda le prescrizioni sono pari a 2.677.507.
Tre C, ovvero la Cartella Clinica del Cittadino è uno dei più importanti strumenti del Fascicolo Sanitario Elettronico della Provincia di Trento: «si tratta di uno strumento innovativo per migliorare i processi di cura rivolti al cittadino dal Sistema Sanitario Provinciale, che rendono la sua storia clinica personale gestibile e consultabile in formato digitale, in forma protetta e riservata» spiega Flor. TreC è la piattaforma elettronica che consente, ai cittadini residenti o domiciliati in Trentino che abbiano attivato la propria tessera sanitaria, di consultare non solo ed in ogni momento tutti i propri referti on-line senza alcun limite temporale, ma anche di tenere un diario della propria salute, di consultare le ricette farmaceutiche e/o specialistiche, di pagare on line – con carta di credito – una o più prestazioni sanitarie e di gestire, comodamente, anche la cartella dei propri figli. Sul fronte degli effetti per la cittadinanza, è stato stimato che quanto più la cittadinanza saprà cogliere l’opportunità di utilizzare TreC, tanto più il sistema nel suo complesso potrà produrre i benefici stimati. Le proiezioni elaborate attraverso le attività di ricerca, elaborate secondo profili di cautela metodologica, mostrano che ad esempio con una diffusione al 30% della popolazione si otterrebbero già risparmi diretti per circa 2 milioni di euro annui. Se il sistema fosse adottato dal 50% dei cittadini si arriverebbe a oltre 3 milioni di euro annui risparmiati. In una ipotesi di massimo utilizzo da parte dell’80% della popolazione si supererebbero i 5 milioni di euro annui. Questi valori derivano sostanzialmente dalla considerazione dei costi legati alle pratiche di ritiro dei referti (trasporto, parcheggio, ecc.) e dalla valorizzazione economica del tempo risparmiato per il ritiro calcolata sulle stime Istat della popolazione effettivamente occupata.
Dal Trentino all’Emilia Romagna: per Anna Darchini, dirigente della Regione Emilia Romagna ha approfondito i temi quali l’ICT e il Fascicolo Sanitario Elettronico: due strumenti in grado di rivoluzionare il sistema sanitario regionale in termini di sicurezza e qualità dei processi assistenziali e diagnostici. «La sostenibilità del sistema si gioca sulla capacità di adottare in tempi utili nuovi modelli gestionali – dice Darchini -. L’ICT, se disponibile in tempi coerenti, consente l’accelerazione dei processi di cambiamento, ma anche una maggiore e uniforme compliance ai nuovi modelli assistenziali (linee guida, protocolli); viceversa se l’ICT non fosse disponibile in tempi funzionali al cambiamento rappresenterebbe uno dei maggiori impedimenti allo stesso. L’Emilia Romagna ha deciso di adottare, quindi, un approccio al tema della Sanità digitale secondo una pianificazione di sistema, organica alle azioni di riorganizzazione delle aziende sanitarie. Le principali direttrici su cui si articola la pianificazione sono determinate da vincoli di legge in materia di Agenda Digitale a da scelte regionali in termini di razionalizzazione e riorganizzazione».
Sul tema relativo al Fascicolo Sanitario Elettronico, Darchini si sofferma su numeri e dati che spiegano la grandezza del progetto e la sua utilità sul territorio della Regione Emilia Romagna: «la Regione Emilia Romagna ha realizzato il Fascicolo Sanitario Elettronico e ad oggi sono 60.000 i cittadini della regione che hanno attivato il proprio fascicolo, per un totale di 2.601.305 documenti sanitari indicizzati. Il FSE è attivabile per tutti gli oltre 4.400.000 cittadini della regione Emilia Romagna e, con il consenso del cittadino, sarebbero recuperabili i documenti clinici degli ultimi 7 anni per un totale di oltre 150 milioni di documenti. Ad oggi sono quasi 300 i medici che prescrivono con ricetta dematerializzata e tutte le farmacie sono in grado di erogare farmaci su ricetta dematerializzata, e sono state emesse circa 20.000 ricette di farmaceutica e 70.000 ricette di specialistica».
In Friuli Venezia Giulia si è da molti anni imboccata la via dell’informatizzazione spinta del sistema sanitario, ricavandone indubbi vantaggi ma impattando anche in vari difficili problemi. I regione sono decine e decine i programmi che vengono usati in sanità. «L’elenco completo sarebbe lungo – precisa Maria Sandra Telesca, assessore regionale alla salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia – ma solo per citarne alcuni ricordiamo gli applicativi che operano negli ospedali per la compilazione delle schede di ricovero e per la gestione delle attività clinico specialistiche (le cartelle informatizzate dell’ oncologia, della cardiologia, dell’ anatomia patologica, del pronto soccorso e del 118, della dialisi e della diabetologia, eccetera)». E non solo.
Nel territorio operano gli applicativi che gestiscono le attività di assistenza infermieristica e riabilitativa domiciliare, la salute mentale, l’organizzazione delle tossicodipendenze e la raccolta delle informazioni sulla prescrizione dei farmaci da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti. Ci sono poi gli applicativi legati alla contabilità delle strutture e all’esercizio dei diritti dei cittadini (le esenzioni dal pagamento del ticket per patologia e per reddito) ed altro ancora.
Accanto a questo insieme di applicativi informatici ci sono poi i singoli software, principalmente prodotti di mercato, di cui si dotano autonomamente i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per la loro attività clinica. A fronte di questo quadro la sfida del futuro per la nostra Regione si articola sinteticamente su due fronti principali – spiega Telesca – far circolare le informazioni fra le strutture che prendono in cura il paziente in maniera veloce e adeguata per poterlo curare meglio; garantire che questo avvenga senza ledere il diritto alla riservatezza sul proprio stato di salute, che ciascuno di noi può esigere».
La peculiarità del modello digitale sanitario Veneto è rappresentato dalla gestione prima di un modello tecnologico. Lo spiega Lorenzo Gubian della direzione generale della Sanità del Veneto: «il modello di gestione è sicuramente ciò che aiuta a portare avanti un progetto di queste dimensioni ed evitare che fallisca, ed è allo stesso tempo una opportunità di modello per le altre regioni italiane. Infatti questo modello di gestione è la forza del nostro sistema che coinvolge in maniera forte le aziende locali portandole a discutere le soluzioni prima di fissarle nei documenti. Tale modello, che non è top down ma coinvolge le aziende fino dall’inizio, è risultato l’elemento vincente del nostro progetto». E i numeri lo dimostrano. «Questa filosofia oggi a portato ad avere un dato importante: quasi tutte le aziende hanno una produzione molto elevata di referti digitali e quindi, verso il cittadino, viene offerto un servizio di ritiro di referti molto gradito ed utilizzato. Per quanto riguarda invece il progetto di dematerializzazione della ricetta cartacea, questo servizio digitale ci ha portato ad avere numeri elevatissimi in Italia: il 92% dei medici ha aderito. E’ un gran risultato se si guarda alla media nazionale».