Geotermia, ovvero la cenerentola energetica italiana nonostante l’elevata potenzialità

Il caso della Toscana, dove soddisfa quasi il 34% del fabbisogno elettrico regionale e rappresenta il 70% dell'energia rinnovabile prodotta in regione. C’è spazio per fare di più.

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Geotermia
Le torri di raffreddamento delle centrali elettriche geotermiche di Lardarello in Toscana.

La geotermia è la Cenerentola energetica nazionale, nonostante sia una fonte ad impatto ambientale pressoché nullo e consenta vari utilizzi, da quelli a bassa temperatura tipici della climatizzazione di ambienti chiusi o agricoli a quelli ad alta temperatura con cui si può produrre energia elettrica e processi chimici.

Nonostante i tanti vantaggi, la geotermia è ancora una pratica di nicchia, poco sviluppata nonostante l’Italia possegga diversi areali di elevata potenzialità, che potrebbero offrire un notevole contributo alla bolletta energetica nazionale in termini di minori importazioni di fonti fossili e di impatto ambientale.

Uno dei territori che nel tempo ha maggiormente investito nella geotermia è la Toscana, che conta su 34 centrali geotermoelettriche (per un totale di 37 gruppi di produzione) di Enel Green Power, di cui 16 in provincia di Pisa, nove nella provincia senese e nove nel territorio provinciale di Grosseto, con una potenza installata di 916 megawatt, la taglia di una grande centrale termoelettrica o nucleare. Una realtà che produce circa sei miliardi di KWh che, oltre a soddisfare quasi il 34% del fabbisogno elettrico regionale e a rappresentare il 70% dell’energia rinnovabile prodotta in Toscana, forniscono calore utile a riscaldare quasi 10.000 utenti residenziali in 9 comuni geotermici, ma anche esercizi commerciali, 26 ettari di serre ed alimentano una filiera turistica con 60.000 visite all’anno.

Per il responsabile della geotermia di Enel Green Power, Luca Rossini, la geotermia toscana rappresenta «una risorsa rinnovabile fondamentale per la transizione ecologica della regione, sia dal punto di vista elettrico che termico. La nostra attività costituisce un’eccellenza nel mondo per le tecnologie utilizzate, gli standard ambientali e le frontiere di innovazione che apre nel settore delle rinnovabili. Finalmente a dicembre 2023 c’è stato il decreto energia che ha chiarito il quadro regolatorio che aspettavamo da anni. A questo punto noi abbiamo un piano che prevede in 20 anni una crescita di almeno il 25% della potenza attuale, quindi da 916 megawatt vogliamo aggiungere il 25% quindi è un importante crescita, vuol dire che c’è una grande volontà di investire».

Per Rossini «la produzione in più avverrà con nuove centrali, ma si rinnova anche l’esistente perché se non si rinnova si perde. Garantire la produzione attuale è già un risultato». Per alcuni nuovi impianti, ha continuato, «siamo pronti, i sindaci interessati sono pronti con noi, gli altri impianti più lontani nel tempo sono già abbastanza definiti. Noi abbiamo un piano per 20 anni, abbiamo la certezza che faremo quella potenza in più, ma non sappiamo che la faremo esattamente in un posto».

L’Italia è ricca di territori geotermici che andrebbero sfruttati maggiormente e che potrebbero assicurare un notevole impulso alla produzione di energia elettrica e termica rinnovabile, oltre ad assicurare l’approvvigionamento di materie prime interessanti, come zolfo o litio derivati dalla purificazione dei vapori estratti dalla profondità terrestre. Peccato che fino ad oggi la geotermia sia rimasta solo una Cenerentola.

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