La politica rialzista dei tassi Bce potrebbe essere giunta al capolinea perché, secondo Piero Cipollone, al suo primo intervento al Parlamento Europeo da membro del comitato esecutivo della Bce, la Banca centrale europea non ha bisogno di raffreddare ulteriormente l’economia per tener sotto controllo l’inflazione perché la domanda è già debole. Di contro, c’è spazio per una ripresa della domanda senza surriscaldare i prezzi.
«Con una domanda ancora debole e aspettative di inflazione ancorate, non è necessario che la politica monetaria generi ulteriore rallentamento per tenere sotto controllo l’inflazione – ha sottolineato Cipollone -. L’attenuazione degli shock dell’offerta crea un margine di ripresa della domanda senza alimentare l’inflazione».
A invitare ad un taglio dei tassi Bce è il ministro degli esteri Antonio Tajani: «i tassi di interesse devono assolutamente essere abbassati. Tassi altri rischiano di creare solo problemi all’economia reale. Abbiamo accolto positivamente le parole di Panetta e del presidente nell’Abi Patuelli, che vanno nella direzione da sempre auspicata da Forza Italia. Era sbagliato alzarli, ora bisogna fare in fretta per abbassarli».
Cipollone ha anche invitato ad «inserire il Meccanismo europeo di stabilità nel quadro giuridico dell’Ue durante la prossima legislatura» perché questo «potrebbe contribuire a sbloccare lo stallo sulla ratifica» dopo il mancato voto in Italia sul trattato del Mes rivisto. «La Bce sostiene da tempo l’integrazione del Mes nel quadro giuridico dell’Ue» ha evidenziato il banchiere centrale italiano, salutando «con favore» l’accordo sulla riforma del Patto di stabilità, anche se «piuttosto complesso»: contribuirà a trovare un equilibrio tra il calo del debito e incentivi per riforme e investimenti, ma è essenziale che «venga attuato in modo fedele ai suoi obiettivi, altrimenti non sarà credibile».
«Le sfide esterne, e soprattutto geopolitiche, diventano più frequenti e gravi» ha avvertito Cipollone, segnalando che «rafforzare la resilienza dell’Europa a queste sfide e agli shock economici associati diventa più cruciale. In parole povere, sono in aumento i “costi della non-Europa”, una delle ragioni principali dietro l’iniziativa di Delors per la creazione del mercato unico e dell’Unione economica e monetaria».
La presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Claudia Buch, ha intanto richiamato l’attenzione sull’aumento dei «rischi macroeconomici e geopolitici, compresi i rischi legati al clima e all’ambiente», segnalando che «le indagini del Meccanismo di vigilanza unico mostrano che i nuovi rischi non sono sufficientemente integrati nei processi di gestione del rischio delle banche».
Sugli aumentati rischi, ha avvertito Buch, «molti di questi cambiamenti sono strutturali» e «richiedono aggiustamenti a livello di impresa e di settore» in presenza «di molti nuovi rischi difficili da quantificare. La gestione del rischio di liquidità richiede quindi attenzione, anche perché il passaggio dal “quantitative easing” alla restrizione quantitativa influisce sull’impronta di mercato delle banche centrali. E l’elevato grado di incertezza non può essere catturato dai modelli di rischio classici».
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