Il mondo delle professioni espone le criticità di un settore sempre meno attrattivo

Il lavoro autonomo tra i giovani è in costante calo. Le protezioni sociali per i professionisti sono carenti. Necessità di attuare ed estendere a tutti i committenti l’equo compenso.

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Il mondo del lavoro autonomo e delle professioni è stato ascoltato dalla Commissione bicamerale sul controllo degli enti previdenziali per tracciare il quadro del settore e delle necessità di un settore portante dell’economia nazionale in forte crisi di nuovi professionisti, specie tra i giovani, e i problemi nell’accesso alle prestazioni sociali e al pagamento degli onorari.

Per Confprofessioni la pandemia da Covid-19 ha «solo accentuato e accelerato una tendenza che si preparava da tempo», ossia che «la propensione a scegliere la libera professione è in costante calo: l’incidenza dei liberi professionisti sui laureati di secondo livello, a 5 anni dalla laurea, è scesa dal 22,2% del 2018 al 18% del 2022, pari a 2.151 unità in meno».

«Guardando ai tradizionali “bacini elettivi” delle libere professioni» secondo il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, nel 2022 ha deciso di intraprendere una forma di lavoro autonomo «solamente il 36% dei laureati in giurisprudenza e il 38,5% degli architetti e ingegneri. È un fenomeno comune a tutte le aree territoriali, anche se meno marcato al Sud dove, tuttavia, come si è detto, il numero dei giovani laureati che accedono al mondo del lavoro è in netto calo a causa della fortissima spinta migratoria verso le regioni del Centro e del Nord e verso l’estero».

Secondo Confprofessioni, «la crescita di attrattività delle professioni passa necessariamente dalla costituzione di strutture multidisciplinari, formate da un insieme di professionisti estremamente specializzati, ovvero in grado di rispondere efficacemente alla domanda di servizi complessi, soprattutto da parte delle imprese, che richiedono una pluralità di prestazioni specialistiche coordinate tra loro» e sarebbe opportuno intervenire su «una legislazione fiscale e su norme e regolamenti previdenziali che penalizzano pesantemente i processi di aggregazione in Società tra professionisti (Stp), o Società tra avvocati (Sta)».

Problemi per il mondo delle professioni anche sul fronte delle protezioni sociali dei professionisti che, secondo Confprofessioni, «è un sistema particolarmente carente in particolare sotto il profilo delle prestazioni di assistenza sociale per i lavoratori autonomi liberi professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps. L’elemento di maggior rilievo è sicuramente rappresentato dall’Iscro, l’Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa», che «rappresenta oggi il principale strumento di ammortizzatore sociale» a disposizione del segmento, nato nel 2020 «con lo specifico obiettivo di intercettare le condizioni di fragilità del lavoratore in costanza di attività, e non come misura di assistenza a fronte di una condizione di disoccupazione».

Accogliendo «le istanze del mondo delle professioni, l’ultima legge di Bilancio ha disposto, assai opportunamente, la messa a regime dello strumento, oltre il triennio di sperimentazione» ma, spiega il presidente Stella, «in una prospettiva di perfezionamento dello strumento, segnaliamo come un ulteriore aspetto meritevole di correzione è il requisito della mancata iscrizione alla Gestione separata Inps: si tratta di un problema di carattere meramente formale, poiché molti lavoratori autonomi versano regolarmente i contributi alla Gestione separata, pur non avendo formalizzato l’iscrizione».

Infine, per ProfessionItaliane, che raggruppa gli Ordini delle varie categorie, altro problema di grande rilevanza è costituito dal mancato decollo dell’equo compenso, con la legge approvata nell’aprile 2023 «costituisce, insieme alla legge precedente del 2017, un punto fermo sulla questione del riconoscimento ai liberi professionisti del dirittocostituzionalmente garantito – all’equo compenso», ma «ProfessionItaliane ha elaborato una proposta finalizzata a completare ed adeguare tale disciplina», facendo sì che le regole sulla giusta remunerazione venga applicata «a qualsiasi committente, nonché alla pubblica amministrazione, con gli opportuni chiarimenti al codice dei contratti sul rispetto dei parametri in esso previsti».

«Permane, poi – prosegue ProfessionItaliane – una difformità di trattamento tra professionisti e imprese e, ora, tra categorie differenti di professionisti, che occorre eliminare, garantendo un principio di eguaglianza delle opportunità ad oggi solo enunciato e mai realmente messo in pratica, che potrà dare importanti risultati anche nell’attuazione del Pnrr».

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