La tassa di soggiorno nel 2023 ha portato nelle casse dei comuni italiani un consistente tesoro, ben superiore alle già positive previsioni di inizio anno, quando si preannunciava un incasso pari a 678 milioni di euro, chiudendo a quota 702 milioni, con un dato in crescita del +13,4% rispetto al 2022 e +12,8% rispetto al 2019.
Il conteggio è stato realizzato da Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale di Jfc sulla tassa di soggiorno, in occasione delle audizioni sulla revisione dell’imposta dinanzi alla VI Commissione Finanze del Senato delle realtà di settore (Associazione italiana Confindustria alberghi; Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori; Anci; Upi; Airbnb; Federalberghi; Consorzio Netcomm e altri).
A dicembre 2023 – secondo Jfc – erano complessivamente 1.013 i comuni nei quali i turisti si trovano pagare l’imposta di soggiorno, oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano. Di questi, ben il 36,8% – oltre 258 milioni – è stato incassato dai comuni delle regioni dell’Italia centrale (Lazio, Toscana, Marche ed Umbria); il 27,9% dalle regioni dell’Italia Nord Orientale (Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) con un incasso complessivo di circa 196 milioni, mentre l’Italia Nord Occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria) ha raccolto poco più di 126 milioni, quindi il 18% del totale nazionale; l’Italia meridionale (Puglia, Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Molise) l’11,1%, pari a circa 78 milioni, e infine le due isole (Sardegna e Sicilia) una quota del 6,2% sul totale nazionale, pari a 43 milioni circa.
«È assolutamente necessario un riordino della materia. L’imposta di soggiorno è un elemento che sicuramente incide sulla capacità competitiva delle nostre imprese nel quadro internazionale del turismo e quindi è una variabile che dobbiamo andare a controllare» ha detto Barbara Casillo, direttore generale dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
Il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, ha espresso il sostegno alla proposta di istituire una regolamentazione quadro che disciplini in maniera uniforme l’imposta di soggiorno su tutto il territorio nazionale e ha formulato un insieme di indicazioni sui contenuti che dovrebbe assumere tale regolamentazione.
Secondo Federalberghi, i principi cardine del processo di revisione devono essere «la trasparenza (ogni comune deve dar conto di quanto incassa, di come spende tali risorse e dei risultati delle misure adottate), la neutralità (l’imposta deve essere applicata in tutti gli alloggi turistici, dal grande albergo al piccolo appartamento), la ragionevolezza (confermando il tetto massimo di 5 euro per persona, che già oggi costituisce una sovrattassa cospicua, mediamente pari a circa l’8% del prezzo) e il coinvolgimento (le decisioni concernenti l’istituzione della tassa e la destinazione del gettito devono essere prese con la partecipazione degli operatori)».
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