In Italia il lavoro autonomo è sempre più in crisi, vuoi per il mancato rinnovo professionale con i giovani che si allontanano dalla libera professione, vuoi per gli emolumenti che i professionisti riescono a farsi corrispondere, spesso in una gara al ribasso visto che il sempre promesso equo compenso è ancora lungi dall’essere una concreta realtà in Italia, nonostante la proposta sia della stessa Giorgia Meloni, specie tra le pubbliche amministrazioni, come il comune di Cles in Trentino, il cui bando per assegnare l’incarico di addetto stampa ad un giornalista libero professionista ha suscitato la piccata protesta dell’Ordine e del sindacato dei giornalisti.
Il tutto parte da un bando proposto dal comune di Cles per lo svolgimento dell’incarico di direttore responsabiledel notiziario comunale, cui vanno aggiunte prestazioni “integrative” di ufficio stampa molto dettagliate, con la richiesta di disponibilità alla prestazione sia in orario serale che in quello festivo. Il tutto per un ammontare di 9.000 euro lordi annui comprensivi di ogni onere, dall’Iva al 22% al contributo previdenziale integrativo del 4%, con l’ulteriore postilla dell’offerta al ribasso.
Se per quanto riguarda la parte principale dell’incarico relativa alle mansioni di direttore responsabile del notiziario comunale per tre numeri all’anno l’offerta economica potrebbe anche essere congrua – sempre ammesso che non si faccia la gara al ribasso -, viceversa dove cozza, e molto, è su tutto l’assetto delle “mansioni integrative” richieste dal bando, vuoi per le modalità organizzative delle prestazioni tipiche più di un lavoratore dipendente comandato dall’Amministrazione, vuoi per le modalità di prestazione orarie e di risultato, che solo quelle meriterebbero compensi multipli della cifra base offerta dal bando, anche solo per allinearsi a quell’equocompenso cui anche gli organismi della stampa italiana stanno faticosamente delineando un quadro di riferimento dopo il colpo di spugna delle liberalizzazioni bersaniane.
Le modalità di gara contenute nel bando del comune di Cles hanno sollevato la protesta dei giornalisti, settore già alle prese con una pesante crisi di offerta di lavoro e con una corsa al ribasso del ribasso degli emolumenti proposti che minaalla radice la qualità del lavoro oltre che dell’offerta informativa resa ai cittadini.
La Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), il locale Gruppo uffici stampa (Gus), il Sindacato (Sjg) e l’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige sono intervenuti con una nota sul bando pubblico del Comune di Cles di conferimento dell’incarico di responsabile del notiziario comunale e di addetto stampa, chiedendo «il rispetto della legge 150 del 2000 sugli uffici stampa pubblici ed il contratto del profilo del giornalista pubblico provinciale in vigore da ottobre 2020 e vigente in tutta la Provincia autonoma di Trento, come ribadito in sede Apran dal presidente Alessandro Baracetti e dal direttore del dipartimento del personale provinciale, Luca Comper».
Gli enti di categoria sollecitano quindi l’amministrazione comunale clesiana ad «annullare immediatamente il bando ed una sua riformulazione perché il compenso è troppo basso per tutti i compiti richiesti; perché, come è disegnato il bando, il confine tra lavoro autonomo e subordinato è borderline e quindi configurabile come lavoro dipendente, ancorché a tempo determinato». Inoltre, ricordano Fnsi, Gus, Sgj e Ordine, «inquadrare un direttore in regime di lavoro autonomo appare una fattispecie anomala rispetto alle previsioni della contrattazione nazionale di lavoro giornalistico».
Da parte sua, l’amministrazione comunale si difende: «mi dispiace della polemica sollevata, prendo atto della contestazione e se abbiamo sbagliato provvederemo a correggere il bando – afferma il sindaco di Cles, l’architetto Ruggero Mucchi -. Ma mi preme sottolineare che le disponibilità economiche del comune sono limitate e il compenso previsto dal nuovo bando è superiore rispetto a quanto corrisposto al precedente direttore responsabile del notiziario e l’aumento che avevamo previsto voleva anche corrispondere un migliore riconoscimento al lavoro svolto. Il rischio è che si vada a sospendere il servizio di ufficio stampa perché il comune non potrebbe sostenere una spesa maggiore, anche se comprendo da professionista il problemasollevato dall’Ordine e sindacato dei giornalisti».
Il problema è arrivare ad una regolamentazione degli uffici stampa comunali – strutture necessarie per assicurare la visibilità e trasparenza delle amministrazioni locali – uscendo dall’attuale anarchia, fatta da incarichi “ad personam” senza alcuna trasparenza e gara pubblica basata su criteri di qualità professionale o da gare al ribassoe con richieste di prestazioni che cozzano frontalmente contro i criteri dell’equo compenso.
Sarebbe compito del Consorzio dei comuni trentini definire, d’accordo con l’Ordine e i sindacati dei giornalisti e con la stessa Agenzia della contrattazione pubblica della provincia di Trento, delle linee guida cui i comunidebbano attenersi, aprendo la strada anche alla previsione di assegnare in consorzio tra più comuni l’incarico di ufficio stampa tale che, da un lato, assicurare alle amministrazioni e ai cittadini prestazioni professionali di qualità, e, dall’altro, assicurare al professionista una retribuzione minima adeguata per le prestazioni svolte.
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