Regione Trentino Alto Adige: decolla (parzialmente) la legislatura

Ancora in alto mare l’assetto di governo nelle due province di Trento e di Bolzano che poi fanno scattare i posti di consolazione in Regione. Spaccatura nel gruppo FdI di Trento.

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La legislatura della regione Trentino Alto Adige è decollata con l’elezione a titolo provvisorio di presidente e vicepresidente del Consiglio regionale nelle figure rispettivamente del leghista Roberto Paccher e del Svp Josef Noggler, entrambi con l’impegno a dimettersi una volta che il panorama politico sarà chiarito, ma con l’evidente differenza di voti, 30 per Paccher e ben 44 per Noggler, a testimonianza di come la figura del leghista non sia molto gradita.

Il problema è proprio la chiarezza dell’assetto di governo delle due province autonome di Trento e di Bolzano che, a seguire, fanno scattare quello in regione Trentino Alto Adige, inteso come una sorta di posto di consolazione per quei politici che non sono riusciti a conquistare un posto dove il potere si concentra.

Di fatto, l’elezione di Paccher ha confermato le tensioni che esistono e che crescono tra Lega Salvini e Fratelli d’Italia in Trentino, con il gruppo dei meloniani che si è spaccato al momento del voto, con la sola Francesca Gerosa, in predicato per un assessorato all’istruzione mutilato dell’università e della ricerca, oltre che della promessa vicepresidenza della giunta trentina, che ha tenuto la barra dritta indicata dal commissario Alessandro Urzì astenendosi dal voto, mentre tutti gli altri 4 consiglieri hanno votato a favore di Paccher. Con la conseguenza che Urzì ora minaccia conseguenze per i quattro moschettieri reprobi.

Il problema nasce tutto da un accordo preelettorale sottoscritto da Lega Salvini e Fratelli d’Italia per fare desistere i meloniani dalla corsa autonoma alle elezioni provinciali, cosa che avrebbe innescato tensioni anche a livello nazionale. Proprio gli assetti nazionali sono stati fondamentali per assicurare all’uscente Maurizio Fugattila ricandidatura che fino all’ultimo era tutt’altro che sicura, tanto che Fratelli d’Italia invitava da mesidiscontinuità e cambio della guida della maggioranza, supportando proprio Gerosa, alla fine convinta a supportare Fugatti proprio in cambio della promessa della vicepresidenza.

Peccato che l’accordo che sembrava essere stato scritto con il sangue dei due contraenti, si è sciolto come neve al sole, con Fugatti che se lo è rimangiato, offrendo a Fratelli d’Italia solo due assessorati di complemento e senza la vicepresidenza, assegnata invece al fidatissimo (di Fugatti) Achille Spinelli.

Ora il pallino è nelle mani del commissario di FdI, che deve dimostrare di avere fegato e testicoli nel reggere il confronto con la Lega Salvini di Fugatti, costringendolo o a rispettare i patti e a dare a Fratelli d’Italia la medesima dignità politica, oppure a confermare l’uscita dal governo provinciale – ma non dalla maggioranza, dove i 5 consiglieri di FdI sono strategici per il governo di Fugatti – e contrattare ogni votazione con la giuntasecondo gli interessi di FdI.

Se non ci riuscirà, ad uscire politicamente sconfitto sarà proprio Urzì, che soccomberà al metodo di lavoro unilaterale di Fugatti di mettere gli alleati sempre dinanzi al fatto compiuto, senza preventiva discussione e confronto. E c’è da credere che uno scenario del genere potrebbe avere ripercussioni anche a livello nazionale, con la già richiesta di discontinuità alle regionali sarde con FdI che chiede la non riconferma dell’uscente sardista – in quota Lega SalviniSolinas, oltre che in Umbria e Marche.

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