Turismo congressuale, l’Italia arranca

Leporatti: «occorre fare sistema e migliorare dalla decima posizione attuale, visto che possiamo fare molto di più».

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L’Italia arranca nel settore del turismo congressuale: «stando alle dichiarazioni dell’Enit, l’Italia svetterebbe sul podio al III posto della classifica mondiale per congressi internazionali ospitati. Ma si tratta di un’informazione oggettivamente inesatta. In realtà l’Italia si trova alla X posizione, cioè ultima posizione nella classifica dei Paesi che hanno ospitato più congressi internazionali nel 2022» afferma Giancarlo Leporatti, amministratore delegato di Eureka Mice International.

Il turismo congressuale in Italia raggiunge i 65 miliardi di indotto e 569.000 addetti e costituisce il segmento di turismo che genera il maggior indotto dato che la spesa media di un congressista è doppia di quella di turista di piacere. Questa discrepanza, secondo Leporatti, dipende dal fatto che nel proprio studio Enit ha fatto riferimento all’indagine di “Icca-International Congress and Convention Association”, un importante osservatorio del settore che, però, effettua i propri rilevamenti in modo ibrido, prevalentemente dai propri 979 associati e direttamente dagli enti organizzatori.

«Le indagini prodotte – sottolinea Leporatti – hanno certamente rilevanza per i suoi affiliati in tutto il mondo, ma non possono essere indicative del fenomeno congressuale internazionale nella sua globalità, proprio per la mancanza di omogeneità delle fonti di rilevamento e di una campionatura statistica specifica. La graduatoria internazionale che posiziona l’Italia al X posto è invece quella di Uia – Union of International Associations, un organismo che annualmente svolge il monitoraggio degli eventi associativo-congressuali internazionali nel mondo indagando il fenomeno all’origine, riferendosi direttamente ed esclusivamente agli enti promotori, con parametri molto più ampi di Icca e un database di 43.836 organismi internazionali attivi nell’organizzazione di eventi in 268 paesi e in 537.897 eventi internazionali».

Il risultato dell’Italia non è entusiasmante, tanto più se si considera il ruolo dominante dell’Europa con oltre il 50% del mercato mondiale. Dell’Europa sono davanti all’Italia praticamente tutti gli altri paesi: Belgio, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Austria e Germania. Relativamente al posizionamento delle città nel 2022, la situazione non è diversa: la prima città italiana è Milano al IIXXX posto, per la prima volta davanti a Roma, che si attesta al XXX. Precedono Milano molte città europee come Bruxelles, Vienna, Lisbona, Madrid, Londra, Barcellona, Parigi, Helsinki, Oslo, Ginevra, Berlino, Copenhagen, Budapest, Praga, Atene, Stoccolma, Lione, Dublino, Istanbul.

Leporatti lancia un deciso appello: bisogna fare sistema con convinzione. «Il nostro paese – afferma – è fortemente penalizzato da una serie di fattori. Tra questi, a incidere e condizionarne lo sviluppo, è soprattutto la modalità inadeguata di approccio di istituzioni e organismi promozionali di riferimento. Molti Paesi offrono supporto finanziario e logistico a questi eventi, incentivando e coordinando gli attori pubblici e privati al fine di proporre le soluzioni più competitive, in Italia no». Evidenziando ancora una volta come l’Enit sia inadeguato ai suoi scopi istituzionali.

Leporatti conclude la riflessione sul turismo congressuale citando il Codice deontologico Farmindustria che, «vietando lo svolgimento di congressi proprio nelle aree, nelle strutture e nei periodi in cui l’Italia sarebbe in grado di esprimere il meglio di sé in termini di attrattività e fascino, penalizza pesantemente proprio una delle nicchie più importanti di questo mercato: i congressi medico-scientifici».

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