La stretta monetaria della Bce su mutui e prestiti bancari che, anche sotto l’effetto del dell’economia in frenata generalizzata in Europa e in Italia, continua a colpire con le imprese che preferiscono rinviare gli investimenti e accumulare risorse sui depositi dove possono attingere la liquidità. Anche le famiglie hanno oramai rallentato la richiesta di nuovi mutui i cui tassi registrano una ulteriore crescita, dal 4,21 al 4,37%.
Nel suo rapporto mensile, l’Associazione bancaria italiana sottolinea come la «crescita economica rallenti e deprime la domanda di prestiti» che restano comunque superiori ai livelli pre covid.
Per le banche infatti, ha rilevato il vice direttore generale di Abi, Gianfranco Torriero, «ad ottobre 2023, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 3,6% rispetto a un anno prima» ma non «c’è una stretta creditizia» perché gli impieghi, al netto delle cartolarizzazioni, «sono superiori ai livelli pre covid di settembre 2019».
A dimostrazione della cautela delle aziende in un’economia in frenata, l’Abi cita i dati sui depositi bancari delle imprese che hanno superato i 500 miliardi di euro, il valore massimo del 2023, mentre a gennaio erano a 461 miliardi. Una riservadi liquidità che le aziende preferiscono avere per attingervi in caso di bisogno. E questo malgrado da mesi oramai vi sia un deflusso dai depositi o comunque la raccolta a breve verso quella a più lungo termine come le obbligazioni o i depositi a durata prestabilita perché più remunerativi.
I depositi sono scesi del 4,6% (-3,5% nel mese precedente). La raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, è cresciuta rispetto ad un anno prima (+15,8%), sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente (+16,3%) Le banche, sotto la spinta della clientela e del mercato, stanno aumentando progressivamente i tassi sui conti correnti, cresciuti ben allo 0,51% dal precedente 0,47% di settembre, tanto che gli interessi netti noncoprono nemmeno le spese di gestione. Il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) ad ottobre 2023 è il 3,57%, mentre il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso ad ottobre 2023 è il 4,47%, con un incremento di 316 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%.
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