Economia italiana tra crollo dell’inflazione e crescita zero

I prezzi scendono sotto 2% per calo di quelli energetici. Pil eurozona -0,1%. Per un soffio l’Italia evita la recessione tecnica di due trimestri consecutivi in calo.

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L’economia italiana segna il passo evitando per un soffio l’ingresso in recessione tecnica per via dei due trimestri consecutivi in calo, con il terzo che chiude a zero contro il -0,1% di quello precedente. Il Pil fermo su crescita zero e l’inflazione che cala dal 5,3% di settembre all’1,8% di ottobre, mettendo a segno una lieve contrazionedello 0,1% sul mese precedente grazie al rallentamento dei prezzi dell’energia e in piccola parte di quelli degli alimentari.

I dati forniti dall’Istat sul trimestre appena concluso evidenziano un’economia italiana sempre più in difficoltà, anche se i valori acquisiti per il 2023 vedono, su base annuale, la crescita del Pil a +0,7% e a 5,7% per l’inflazione. Si tratta di una situazione migliore di quella europea dove il Pil dell’Eurozona, sempre nel terzo trimestre 2023, è invece calato dello 0,1%, mentre la crescita dei prezzi al consumo di ottobre si è si ridotta, ma si è attestata ben al di sopra della media italiana, segnando un +2,9%.

Il governo Meloni, alle prese con la Finanziaria 2024, rivendica il risultato ma esprime anche una certa preoccupazione. Consumatori ed associazioni dei commercianti si dichiarano allarmati per il rallentamentodella crescita e, almeno i primi, parlano di “effetto ottico” per il crollo dei prezzi: dipende in larghissima parte dall’energia e si confronta statisticamente con il livello stratosferico dell’anno scorso. Basta guardare la benzina, che registra in questo periodo un calo, segnando ora un prezzo al self di 1,871 euro per comprendere l’impatto dei beni energetici, tanto che anche nei dati dell’Istat il carrello della spesa ad ottobre rallenta ma passa dall’8,1% al 6,3%, un valore decisamente più alto dell’indice complessivo.

Se sui prezzi si tratta di una boccata d’ossigeno, sul fronte della crescita le preoccupazioni crescono. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla sua ultima uscita, avverte che sulle stime economiche aleggiano rischi «orientati al ribasso, soprattutto per l’acuirsi delle tensioni geopolitiche e l’irrigidimento delle condizioni di finanziamento», cioè l’effetto, quest’ultimo, delle recenti strette monetarie perpetrate dalla Banca centrale europea.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è allarmato dalla gestione del debito pubblico italiano, con la corsa degli interessi a quota 100 miliardi, tutti soldi tolti dagli investimenti e dal taglio delle tasse. Fuori contestol’entusiasmo decantato dal ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, Adolfo Urso, che richiama l’attenzione sugli effetti del “carrello tricolore” nel calo dei prezzi e ringrazia tutta la filiera, immediatamente rimbeccatodalla Cgil: «Urso mistifica la realtà. Il carrello tricolore è inutile, se non peggio».

Anche i consumatori non ci stanno: il calo va confrontato con il livello altissimo dello scorso anno (circa il 12%) e il carrello della spesa è addirittura salito dello 0,1% invece di calare come l’indice generale. Ed è comunque ad un livello altissimo. Insomma la brusca riduzione è solo un “effetto ottico” ed è dovuta – dice il Codacons – “unicamente alla drastica riduzione dei prezzi dei beni energetici».

E anche per l’energia ci sono comunque rischi: «la situazione potrebbe presto cambiare: – dice Assoutenti – la guerra scoppiata in Israele ha fatto salire le quotazioni dell’energia sopra i 50 euro al megawattora». Anche Federconsumatori parla di «illusione», ricordando che «il confronto avviene rispetto a un periodo in cui il tasso di inflazione ha registrato un fortissimo aumento, raggiungendo picchi del 12%».

Unc punta il dito direttamente sull’iniziativa del ministro Urso: «rispetto a settembre i prezzi dei prodotti alimentari, ossia quelli interessati al “Patto salva spesa”, invece di scendere di prezzo salgono addirittura, +0,1%».

Sono preoccupate dall’economia italiana ferma le organizzazioni che del commercio e dell’artigianato. L’Istat infatti registra «un contributo negativo della domanda». In pratica dei consumi interni che sono ormai fermi. La stagnazione del Pil – spiega Confcommercio – «sembra dovuta all’insufficienza della domanda per consumi, condizionata dalla perdita di potere d’acquisto a sua volta determinata dalle elevate dinamiche inflazionistichedei mesi scorsi. Si allontana l’obiettivo di una crescita dello 0,8%», facendo traballare i conti della Finanziaria 2024.

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