L’esproprio dei conti correnti è realtà in Francia, Inghilterra e Spagna

In questi paesi la lotta contro l’evasione e chi non paga le tasse è decisamente più forte che in Italia.

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Economia in frenata 2023 esproprio dei conti correnti conti e depositi

L’esproprio dei conti correnti di persone e aziende con l’accesso diretto e relativo pignoramento da parte delle amministrazioni finanziarie è già una realtà in alcuni, grandi paesi europei, cosa che consente di ridurre drasticamente i tempi della riscossione.

Secondo la Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, l’esproprio dei conti correnti è già in vigore in Francia, Inghilterra e Spagna.

In Francia, l’Agenzia di riscossione può accedere ai conti correnti bancari, grazie a una procedura chiamata “Atd”, l’Avis à Tiers Détenteur. Non esiste nessuna una procedura di ordine di esecuzione forzata e, una volta che l’istituto di credito riceve l’avviso del fisco francese, la stessa banca è obbligata a dichiarare il saldo dei conti correnti e a trasferire i soldi all’Erario.

In Inghilterra l’Agenzia di riscossione inglese (Hmrc) ha le mani sostanzialmente libere per recupere i suoi crediti maturati nei confronti dei contribuenti inglesi. Gli uffici possono riscuotere alcuni debiti fiscali accedendo direttamente ai conti correnti bancari dei cittadini. Il fisco londinese incaricato di rincorrere i debitori, tuttavia, si deve fermare davanti a importi minimi. Il debito fiscale escluso dall’accesso diretto sui conti correnti se l’importo è inferiore o pari a 1.000 sterline.

In Spagna l’Hacienda, l’autorità fiscale spagnola, pur di incassare i crediti maturati nei confronti dei contribuenti che non saldano il conto delle cartelle esattoriali non fa sconti. L’agente della riscossione può accedere direttamente ai conti correnti dei debitori e, rispetto all’Italia dove gli strumenti sui pignoramenti di beni mobili e immobili è sempre meno utilizzato, può prelevare gli importi dovuti e bloccare i conti fino a quando non verrà saldato il debito. In aggiunta può pignorare proprietà, autoveicoli e altri beni di chi non paga le tasse.

«Il pignoramento dei conti correnti va valutato a fondo perché può avere un impatto sociale non irrilevante – commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni -. Se lo Stato deve recuperare grandi somme dagli evasori, prima può guardare ai 198 miliardi di euro detenuti nei paesioff shore” e dovrebbe cercare di far emergere i 192 miliardi di economia sommersa». Per non dire del rafforzamento della “minimum tax” al 15%sugli utili realmente generati in Italia da parte di quelle multinazionali che oggi, grazie alle triangolazioni nei paradisi fiscali, hanno un’aliquota fiscale reale inferiore all’1%.

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