Il ruolo delle Camere di commercio tra riforma e necessità delle imprese

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Convegno futuro CCIAA adriano dalpez claudio gagliardi michl ebner paolo nicoletti 1
Convegno futuro CCIAA adriano dalpez claudio gagliardi michl ebner paolo nicoletti 1Convegno a Trento sulle prospettive degli enti e lo sviluppo dei territori

Trento ha ospitato un convegno organizzato dalla locale Camera di commercio volto ad analizzare il ruolo degli enti camerali tra le prospettive della riforma e le necessità di sviluppo dei territori, specie in una realtà complessa come quella del Trentino Alto Adige e della sua stretta collaborazione con il Tirolo nell’ambito dell’Euregio tirolese.

L’incontro è stato introdotto da Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere ed esperto di organizzazione del sistema camerale italiano, che ha spiegato come in un momento come quello attuale in cui tutti si aspettano riforme importanti (legge elettorale, abolizione del Senato, riforma del Titolo V della Costituzione), le Camere di commercio non possono non essere coinvolte. «Se le imprese, per affrontare questa crisi inedita per lunghezza e pervasività, hanno dovuto trasformarsi per cercare nuove vie che ne permettessero la sopravvivenza, è inevitabile – secondo Gagliardi – che anche le istituzioni debbano affrontare un percorso di cambiamento. La natura delle Camere di commercio è la natura dell’autogoverno delle imprese, gli enti camerali non sono uffici periferici dello Stato né attingono alle risorse del bilancio pubblico. Sono soggetti di modernità e sussidiarietà che garantiscono le regole di cui il mercato necessita per funzionare, grazie all’attività del Registro delle imprese, alla vigilanza del mercato, alla giustizia alternativa, al supporto per l’internazionalizzazione, alla formazione e alla semplificazione solo per citare alcune competenze. Sono passati 20 anni dall’approvazione della Legge 580, si spera – ha concluso Gagliardi – che il Trentino-Alto Adige possa essere anticipatore di questa riforma e aggiornare la missione delle Camere di commercio partendo da esigenze che siano principalmente quelle delle imprese».

Adriano Dalpez, presidente della Camera di Trento, ha aperto il proprio intervento ripercorrendo la storia dell’ente che presiede, soffermandosi sulle tappe che ne hanno sottolineato il ruolo al servizio delle imprese e dello sviluppo del territorio. Negli ultimi 15 anni è stato dapprima recuperato un forte legame con l’istituzione provinciale culminato con la firma dell’Accordo di programma nel quale è stato riconosciuto il “ruolo strategico della Camera di Commercio quale istituzione che svolge funzioni di rappresentanza unitaria e di interesse generale con riferimento al sistema delle imprese, nonché di supporto e di promozione dell’economia locale”. Promozione territoriale, formazione professionalizzante, manageriale e imprenditoriale, valorizzazione del legno, conciliazione, funzioni delegate, internazionalizzazione delle imprese, sono state le attività inizialmente assegnate alla Camera, che la hanno portata a operare anche investimenti importanti, ma che, negli ultimi anni, per motivi che attengono più alle strategie che al riscontro dei risultati raggiunti, la Provincia ha in parte riaccentrato.

«La forte rappresentatività – ha sottolineato Dalpez – e la “forza contrattuale” delle associazioni, veri e proprio azionisti della Camera, avrebbe potuto consentire una grande legittimazione dell’Ente camerale nei confronti della provincia di Trento. Ma ciò non è avvenuto quando è invece indispensabile che per essere riconosciuto come “luogo di sintesi” degli interessi economici ci sia un’investitura ampiamente condivisa da parte degli attori coinvolti: Provincia e Associazioni».

«Siamo in un momento di transizione che dobbiamo attraversare mantenendo tutto ciò che di utile è stato fatto ma contemporaneamente aprendoci al nuovo senza riserve». Michl Ebner, presidente della Camera di commercio di Bolzano e dell’Unione delle Camere di commercio della regione Trentino-Alto Adige, vice presidente di Eurochambres, ha aperto il proprio intervento con la convinzione che cambiare è necessario ma che forse gli enti camerali non sono riuscite a trasmettere con efficacia il loro impegno e la sostanza del lavoro svolto lasciando spesso spazio a facili populismi. Per avere un’idea dell’impatto del sistema camerale europeo per la sola attività a supporto della creazione d’impresa, basti pensare che in un anno 1,3 milioni di imprese sono state supportate nella loro creazione; 575.000 start-up partecipano a sessioni formative; 265.000 start-up hanno ricevuto un supporto diretto dal sistema (consulenze personalizzate o contributi finanziari); circa il 90% delle Camere hanno promosso la ricerca di nuovi sbocchi nel mercato comunitario per le imprese neocostituite e per quelle già esistenti e ha offerto servizi per facilitare l’accesso al credito (si pensi al supporto delle cooperative di garanzia in Italia). Le Camere hanno un ruolo fondamentale anche nella formazione di manager e imprenditori: basti pensare che sono 2,6 milioni le persone che accedono annualmente ai momenti formativi del sistema camerale europeo; per quanto riguarda l’internazionalizzazione poi il sistema delle Camere di Commercio comunitario offre un contributo decisivo assistendo ogni anno 1,2 milioni di imprese che vogliono aprirsi ai mercati esteri.

«In un momento critico come quello attuale – ha concluso Ebner – è importante cogliere le opportunità e dimostrare di avere il coraggio di autoriformarsi mantenendo però salda la volontà di costruire ponti di collaborazione e scambio tra territori vicini».

Aldo Bonomi, sociologo, fondatore e direttore del Consorzio Aaster-Agenti di sviluppo del territorio ha esordito ammonendo che «o si avvia un processo di autoriforma o sarà il declino. La crisi che stiamo attraversando non è solo di passaggio, si tratta di una metamorfosi che intacca i processi economici, politici e di rappresentanza. Momenti come questo sono importanti perché fanno riflettere e riconducono il pensiero alla comunità, alla coesione sociale. È necessario passare dalla logica d’interessi di classe alla logica di coscienza. La Camera di commercio è un luogo di coscienza. La nostra storia, il nostro sistema produttivo ha una sua specificità fatta da un insieme di processi che presentano forti elementi di cooperazione. L’Ente camerale è dunque predisposto ad essere il luogo della visione e della mediazione alta tra politica e territorio». Secondo il sociologo «in futuro anche in Trentino sarà impossibile sostenere i costi di troppe strutture burocratiche. È quindi importante attivare un meccanismo di verifica e accorpamento; bisognerà – secondo Bonomi – essere in grado di garantire rappresentanza a tutto il territorio, dalla città alle valli; puntare sulla montagna (motore di sviluppo per le sue risorse), sulla collocazione geografica (luogo logistico strategico), sull’ambiente (legno e turismo) e riuscire a sviluppare la green economy, intesa come modello produttivo di nuovi materiali e nuove merci che tiene ben presente il concetto del limite traendone profitto».

Le conclusioni finali sono state affidate a Paolo Nicoletti, direttore generale della provincia di Trento, che ha subito chiarito «la centralità che la Provincia continua ad attribuire alla Camera, così come espressa nell’Accordo di programma del 2006, e che la stessa Provincia intende mantenere saldo il rapporto con l’Ente camerale perché, in funzione della sua rappresentatività del mondo economico, costituisce una ricchezza e una necessità per il territorio». Gli accordi in essere dovranno essere rivisitati e rinnovati per procedere con tempestività nel processo di autoriforma.